In questi giorni, alcuni atti della Giunta Regionale, hanno riproposto i problemi della sanità in quello che nella prima parte della storia della regione Umbria era stato chiamato il “comprensorio” del Trasimeno, e poi semplicemente distretto del Trasimeno. Da quando nel 2014, la Regione ed i Comuni interessati, (Castiglione, Magione, Paciano, Panicale, Piegaro) con il dissenso di quello di Città della Pieve, cancellarono il progetto di ospedale unico di primo livello e lasciarono come presidi sanitari quel poco che restava dei vecchi ospedali.
L’unica novità si ebbe nel 2018, quando per iniziativa del Comune di Montegabbione, (accusato dalla Regione di non fare parte della ASL), che fece ricorso, con successo, al Tar contro la chiusura del pronto soccorso di Città della Pieve, fu chiesta la istituzione di un ospedale di zona disagiata. La nuova giunta regionale nelle prime indicazioni di piano, dopo la pandemia ed in vista dei finanziamenti del PNNR, per quanto riguarda Città della Pieve, ha riproposto un “Presidio Ospedaliero di area disagiata”. Una tipologia di ospedale, del tutto particolare, prevista dalla legislazione nazionale nel DM 70/2015. Ma cosa è questo tipo di ospedale? Riportiamo di seguito il testo integrale dell’articolo di legge interessato. Come si può leggere si tratta di un presidio ospedaliero molto particolare e soprattutto non particolarmente diffuso.
Nei prossimi giorno cercheremo di vedere se ci sono esperienze vicino a noi e come funzionano. Va detto, per concludere che dal 2018 ad oggi non si è fatto alcun passo in vanti concreto e che mentre per altri ospedali sono previsti anche i relativi finanziamenti, per l’ospedale di area disagiata di Città della Pieve, non c’è alcuna traccia di copertura finanziaria e pare ancora non ci sia nemmeno l’approvazione da parte del Ministero competente. (g.f)