Dopo la vasta eco e le tante domande suscitate dal sequestro dei Carabinieri di alcuni importanti reperti etruschi appartenenti all’area di San Donnino, dove nel 2015 era stata rinvenuta la Tomba dei Pulfna e dove erano stati interrotti gli scavi, il sindaco Risini ed il suo staff, hanno fornito, con il comunicato affidato all’ufficio stampa della Provincia, alcune riposte.
La più importante è quella a proposito di quanto avrebbe detto a Risini, il ministro Giuli, in occasione di un incontro avuto durante il grande evento di presentazione del “Santuario Ritrovato”, qualche giorno fa, a San Casciano. Secondo le testuali parole riportate nel comunicato “…Giuli ha accolto positivamente la richiesta del Sindaco e confermato che l’interesse del Ministero è quello di esporre tutti i reperti nella città di origine, Città della Pieve”. Bene. Speriamo che il termine usato ”esporre” sia un lapsus appunto dello staff della comunicazione, perché “esporre” significa mostrare, mentre a noi sarebbe piaciuto di più che fosse stato usato il termine “collocare”. I reperti del “Santuario Ritrovato” di San Casciano sono stati esposti in diverse località italiane, e lo sono tuttora, ma saranno “collocati” a San Casciano in un palazzo in ristrutturazione, grazie ad un notevole intervento finanziario, consentito a tutti i comuni dal grande prestito che abbiamo preso dalla Unione Europea dopo la tragedia del Covid.
Visto poi che per quanto riguarda i reperti del 2015 si dice sempre nel comunicato che “…allo stato attuale è in attesa del via libera da parte del proprietario dei beni: lo Stato, affidati alla competenza del Ministero della Cultura” forse avendolo a disposizione per qualche minuto ed anche per un selfie, si poteva avere qualche lume in più dal diretto interessato sui tempi di questo via libera. Così come qualche lume in più sarebbe necessario sulla chiusura del comunicato “Si conferma anche la volontà di procedere all’indagine archeologica preliminare”. Cosa vuol dire? Una disponibilità a quella che da subito, dopo il primo ritrovamento, fu la richiesta della cittadinanza pievese, cioè di continuare gli scavi? Domanda disattesa con le risposte più diverse.
Domande appunto, domande cui sarebbe stato e sarebbe corretto rispondere, prima che sui social, in primo luogo nelle sedi costituzionalmente deputate, cioè le istituzioni democraticamente elette, cioè il consiglio comunale, cioè rispondendo alla mozione presentata da una consigliera, democraticamente eletta, Lucia Fatichenti di “Cambiamo”. (g.f)
(Cittadino e Provincia) “L’Amministrazione Comunale ha già da tempo portato a conclusione tutte le procedure necessarie al rientro del corredo funebre (vasellame ceramico ed oggetti in metallo) relativo alla scoperta del 2015 di San Donnino e allo stato attuale è in attesa del via libera da parte del proprietario dei beni: lo Stato, affidati alla competenza del Ministero della Cultura. Mentre tutti i materiali lapidei, le urne e i materiali di scavo, sono già ad oggi depositati, e ripetutamente aperti al pubblico, presso il Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi”. Questo è quanto rende noto il Comune di Città della Pieve.
“L’attuale Amministrazione – prosegue la nota – ha fatto sì che si avviasse la progettazione e si concretizzasse la realizzazione di un percorso museale, che sino a quel momento non esisteva, con competenze scientifiche archeologiche, ripensando completamente gli spazi e le finalità espositive di una sala d’arte, quella al piano interrato di Santa Maria dei Servi, che conteneva tele di grandi dimensioni provenienti da varie chiese pievesi.
Realizzare un Museo richiede la ricerca di ingenti risorse economiche; la messa in campo di competenze scientifiche e il dotare lo spazio di requisiti idonei, sia in termini espositivi che in termini di sicurezza. In questi anni l’Amministrazione ha lavorato incessantemente per trovare risorse dai vari canali di finanziamento e avviare in maniera tempestiva tutte le pratiche richieste dalla Soprintendenza competente”.
“Ad oggi – aggiunge l’Amministrazione comunale – sono stati investiti circa 300mila euro sugli etruschi ritrovati nel 2015, tra le risorse che l’Amministrazione ha intercettato e stanziato: oltre 36mila euro per il restauro dei materiali lapidei; 202mila euro per la messa a norma della struttura, con la necessaria climatizzazione controllata, il rifacimento della pavimentazione e la realizzazione della bussola all’entrata; quasi 15mila euro per il sistema di allarme e la videosorveglianza; 1.150 euro per realizzare una bacheca su misura per i corredi funebri oltre a quelle già donate da associazioni non profit; 5mila euro per assicurare i reperti presenti a Santa Maria dei Servi; 2mila euro per assegnare l’incarico al Direttore del Museo; più di 3mila euro per lo spostamento delle tele di grandi dimensioni che erano presenti al piano interrato di Santa Maria dei Servi; 20mila euro per l’allestimento, tra l’altro realizzato con lungimiranza in occasione della Mostra del Perugino nel 2023 e progettato puntualmente con l’obiettivo di esporvi tutti i reperti etruschi.
L’Amministrazione ha avviato una stretta e fattiva collaborazione con la locale Soprintendenza e ha risposto prontamente alle loro richieste, adempiendo a tutto. Soprintendenza che, ricordiamo, detiene, risponde e autorizza qualsivoglia attività relativa a quelli che legalmente sono classificati come beni indisponibili dello Stato. Con loro, questa Amministrazione, ha organizzato diverse occasioni pubbliche tra cui visite al cantiere di restauro e aperture straordinarie dei materiali, tra cui il progetto di collaborazione con la Città di Chiusi, che auspichiamo anche con San Casciano dei Bagni e Chianciano Terme. Ulteriori iniziative di approfondimento scientifico e aperture laddove le condizioni sanitarie lo hanno permesso (periodo Covid). Anche durante i mesi di apertura della mostra Perugino del 2023 i materiali lapidei, le urne e i materiali di scavo sono stati sempre resi visitabili”.
Per quanto riguarda il recente e prezioso sequestro del contesto funerario delle principesse, provenienti da uno scavo clandestino a San Donnino e riconducibile sempre alla gens Pulfna, si ricorda che il Sindaco, Fausto Risini, martedì scorso ha incontrato il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli, e condiviso, come ha già avuto modo di scrivere ufficialmente allo stesso; al Capo del Dipartimento per la Tutela del Patrimonio Culturale del Ministero della Cultura, Luigi La Rocca e al Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell’Umbria, Giuseppe Lacava, anche di persona, “la soddisfazione per questa importante vittoria dello Stato, che consentirà di riportare a casa, a Città della Pieve, questi beni, sanando le ferite del territorio da cui sono stati trafugati”.
“Il Primo Cittadino – conclude la nota del Comune – ha rinnovato la piena disponibilità dell’Ente a collaborare all’indagine archeologica preliminare presso l’area di interesse e chiesto che i reperti di questo ultimo ritrovamento vengano assegnati al più presto, una volta dissequestrati, al nostro Comune e ricongiunti al loro contesto funerario di provenienza, quello della gens Pulfna, ritrovato nel 2015 e già presente a Città della Pieve all’interno del Museo Civico Diocesano di Santa Maria dei Servi. Una struttura di assoluta bellezza e pregio, adatta ad ospitare tutti i reperti e adeguata dall’Amministrazione alle più recenti normative in materia di sicurezza, conservazione e valorizzazione. Giuli ha accolto positivamente la richiesta del Sindaco e confermato che l’interesse del Ministero è quello di esporre tutti i reperti nella città di origine, Città della Pieve. Si conferma anche la volontà di procedere all’indagine archeologica preliminare”.