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Verini (Pd): Macroregione, facciamo la riforma da protagonisti

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dal Messaggero Umbria del 04-11-2015

Non giriamoci troppo intorno: prima o poi il tema delle macroregioni passerà da attuale a stringente. Per questo non ci stanchiamo di ripetere quella che per noi è una domanda fondamentale: è meglio subire o anticipare le riforme? L’Umbria, anche in questo caso, ha tutto l’interesse ad anticipare e cercare di governare processi destinati, piaccia o non piaccia, a diventare inevitabili. Ineludibili: sia per una ambizione che dovrebbe essere naturale per una classe dirigente aperta e coraggiosa, sia per le dimensioni della regione, che rischierebbe di essere schiacciata da percorsi decisi dall’alto.

Siamo ancora al livello del dibattito politico-istituzionale. Ordini del giorno in Senato nella direzione della riduzione del numero delle regioni (fatti propri dal Governo). Muoversi, allora, è un dovere, per aprire all’Umbria nuove prospettive, per consolidare risultati raggiunti e per supplire con idee, innovazione, know-how, al gap oggettivo della sua dimensione territoriale. Non penso solo alla necessità di partecipare da protagonisti a pur necessari dibattiti, convegni, riflessioni, proposte di legge presentate nello stesso senso; articoli e interviste sui giornali; prese di posizione interessanti come quella del presidente della Regione Toscana che ipotizza prossimi incontri dei vertici istituzionali dell’Italia di mezzo o come quella, di qualche tempo fa, del sindaco di Pesaro o qui da noi del sottosegretario Bocci.

E non mi riferisco solo alla partecipazione della Politica e alle Istituzioni, ma anche a quella dell’ insieme della classe dirigente, delle forze economiche, culturali e sociali, delle intelligenze. Nella consapevolezza di essere giunti a un passaggio di fase, d’epoca, nella quale si richiede un di più di fantasia, generosa lungimiranza, coraggio innovativo. La mia opinione è che non si debba, ne si possa, perdere tempo. Il tema, prima o poi, sarà nell’agenda delle riforme, Di questo o del prossimo Parlamento. Cambia poco. Questione di pochi anni, non decenni. L’Umbria ha tutto l’interesse a partecipare attivamente e da protagonista a questa riflessione. Ha anche qualche titolo. Fu la prima regione nella quale, poco meno di venti anni fa, venne posto il tema di Macroregione, riforme da protagonisti quello che l’Umbria espresse tutta insieme – negli anni Sessanta, nella prima esperienza di programmazione regionale dieci anni prima della nascita della Regione! Il coraggio anticipatore, secondo me, potrebbe e dovrebbe cominciare ad esprimersi anche in altre forme di cooperazione e integrazione. Faccio qualche esempio che mi è già capitato di proporre. Prendiamo le Università: perché non intraprendere percorsi di collaborazione tra gli Atenei dell’Italia di mezzo? Siamo convinti che Perugia e Siena, Urbino e Viterbo, Camerino, Macerata non possano (debbano) provare a praticare forme di integrazione che valorizzino pienamente le rispettive vocazioni ed eccellenze? Lo stesso potrebbe valere per le Università per Stranieri di Perugia e Siena. Non credo che il futuro sia garantito da visioni autarchiche che rischiano di produrre (estremizzo una programmazione e di una stretta cooperazione a livello di area vasta. Tutti ricordiamo le intuizioni anticipatrici del presidente Bruno Bracalente. il concetto) guerre tra poveri. Vogliamo parlare, poi, degli uffici giudiziari? Anche qui, invece di essere costretti a battaglie difensive, non sarebbe il caso, oltre i confini amministrativo-ordinamentali, di dialogare e lavorare insieme con territori limitrofi? L’esempio del territorio di Rieti, che potrebbe essere interessato ad un ritorno nell’ambito del Distretto Giudiziario della Corte d’ Appello di Perugia, è solo uno dei possibili. Ci sono inoltre politiche legate alla competitivita delle imprese, specialmente di quelle più piccole che tuttavia in questi anni hanno reagito con grande energia innovativa, con investimenti di processo e di prodotto alle sfide del merca to globale. Anche qui, in alcuni settori (mi viene in mente l’alta tecnologia, la meccatronica) è forse possibile e giusto provare a ragionare in termini di Distretti più ampi della dimensione regionale, per ottimizzare e rendere più efficaci interventi e politiche di sostegno e di export. Si può continuare con gli esempi. Penso alla promozione turistica. Se è ormai pacifico considerare come ambito minimo (davvero minimo) quello regionale per la promozione turistica nei grandi mercati europei, asiatici e americani, la mia opinione è che una politica di promozione turistica integrata tra le regioni dell’Italia di mezzo potrebbe produrre risultati più significativi, in termini di visibilità, aggressione di target più ampi, ampliamento dell’offerta. Ragionamenti non troppo dissimili si possono fare per le politiche culturali. Si potrebbe continuare, facendo l’esempio delle infrastrutture che attraversano e attraverseranno l’Umbria in connessione con altre regioni: la modernizzazione della E45, la Due Mari, la Perugia-Ancona, la Terni-Orte-Civitavecchia. Ci si potrebbe riferire al ruolo interregionale di un aeroporto come il San Francesco. Alla connessione con l’Alta Velocità ferroviaria.

E in questo senso, lo dico ancora una volta, credo sia giunto il momento di una assunzione collettiva di responsabilità sul futuro della Ferrovia Centrale Umbra, che non può essere lasciata deperire e morire. Questa discussione sull’Italia di mezzo, su una macroregione possibile, va avviata subito. Dal basso, senza subire in futuro decisioni rese inevitabili, magari, da esigenze di tagli alla spesa. E va avviata non solo teoricamente, ma cominciando a lavorare sul campo, concretamente, a forme di integrazione e cooperazione, alcune delle quali abbiamo ipotizzato. Non partendo da domande oziose e fuorvianti, tipo camminiamo insieme con le Marche o con la Toscana o con il Lazio? Posta così, la questione rischia di produrre uno scenario di frammentazione e divisione dell’Umbria. Sperimentare, lavorare insieme, fare economie di scala per la gestione di servizi è la strada per affrontare meglio oggi le sfide dell’economia, del lavoro, del mercato e della coesione e domani – senza paure – quelle del riordino amministrativo e delle macroregioni.

Walter Verini, parlamentare del Pd eletto in Umbria