dal Corriere dell’Umbria del 13-11-2015 – di Diego Aristei. Secondo l’Istat da noi crolla il numero dei riti: quelli civili sono più di quelli religiosi, aumentano le separazioni
Due cuori, due capanne. Secondo gli ultimi dati raccolti, il matrimonio, dalle nostre parti, non sembra andare più di moda. Ad attestarlo è l’Istat che ha presentato il report di matrimoni, separazioni e divorzi. I risultati sono sorprendenti per la cattolica Italia. Ebbene lo scorso anno sono stati celebrati in Italia 189.765 matrimoni, circa 4.300 in meno rispetto al 2014. A diminuire sono soprattutto le prime nozze tra sposi di cittadinanza italiana: 142.754 celebrazioni nel 2014. Diminuisce anche la propensione a sposarsi. Nel 2014 sono stati celebrati 421 primi matrimoni per 1.000 uomini e 463 per 1.000 donne, valori inferiori rispettivamente del 18,7% e del 20,2% rispetto al 2008. Al primo matrimonio si arriva sempre più “maturi”: gli sposi hanno in media 34 anni e le spose 31. Questi i principali dati a livello nazionale.
E nel Cuore ver de d’Italia? Anche qui le soprese non mancano. Siamo tra le prime regioni (-4,9%) che fa registrare una flessione dei primi matrimoni tra sposi italiani. Sarà che ancora si respira dalle nostre parti un po’ di rosso e per questo i riti civili hanno maggiore appeal rispetto a quelli religiosi soprattutto nei grandi centri mentre nelle piccole realtà il bei rito celebrato in chiesa è largamente preferito.
Un po’ di numeri ci fanno capire meglio questa situazione. Lo scorso anno a Perugia e a Temi sono stati celebrati 667 matrimoni a palazzo dei Priori e a palazzo Spada mentre 311 con il rito religioso. Nelle altre realtà, invece, le nozze m chiesa hanno avuto un leggero sopravvento: 1.157 contro 816. Sarà la crisi economica, sarà la mancanza di un lavoro stabile, fatto è che si preferisce convolare a nozze più tardi.
A livello nazionale gli sposi al primo matrimonio hanno in media 34 anni e le spose 31. In Umbria la media si alza: 35,3 per l’uomo e 32 per le donne. La prolungata permanenza dei giovani nella famiglia di origine è dovuta a molteplici fattori, tra cui: l’aumento diffuso della scolarizzazione e l’allungamento dei tempi formativi, le difficoltà che incontrano i giovani nell’ingresso nel mondo del lavoro e la condizione di precarietà del lavoro stesso, le difficoltà di accesso al mercato delle abitazioni. Infine il dato sulle separazioni.
Anche in questo caso l’Umbria ha il suo record. Se è vero che a livello nazionale la durata media del matrimonio al momento dell’iscrizione a ruolo è pari nel 2014 a 16,1 anni per i procedimenti di separazione, a 18,7 per i provvedimenti di divorzio, l’interruzione dell’unione coniugale riguarda sempre di più i matrimoni di lunga durata: rispetto al 1995 le separazioni sopraggiunte dal venticinquesimo anno di matrimonio in poi sono triplicate in valore assoluto, mentre quelle al di sotto dei cinque anni so no pressoché invariate. Nella nostra regione invece il valore del tasso è più che triplicato arrivando a oltre 300 separazioni ogni mille matrimoni (nel 1995 si era sotto ai 100). “Sopravviverò” cantava Gloria Gaynor, un inno per tante persone che si sono lasciate. Una situazione difficile che molte volte nasconde veri e propri drammi familiari soprattutto quando di mezzo ci sono i figli.