Home Argomenti Economia Ma il socio privato di Gesenu è un problema solo di Perugia?

Ma il socio privato di Gesenu è un problema solo di Perugia?

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In un interessante e ben informato articolo di Francesco Marruco sul Nuovo Corriere Nazionale sono riportate le valutazioni e le iniziative del vice sindaco di Perugia Urbano Barelli, rispetto al macigno che in questo momento grava sul sistema rifiuti umbro e delle zone del Perugino e del Trasimeno, in particolare, cioè la “interdittiva antimafia” che ha colpito il socio principale degli Enti Pubblici umbri nelle diverse società operanti nel settore, confermata anche da una recente sentenza del Tar.

Barelli sembra lasciare intendere che se i provvedimenti giudiziari dovessero essere confermati, il socio in questione potrebbe essere disposto a cedere le proprie quote. Ma segnala anche la difficoltà a trovare soci che possano sostituirlo, soprattutto per la situazione determinata da un  contenzioso molto complicato. Che la situazione sia complicata è lapalissiano, che si trovino soci disponibili a valutare un eventuale ingresso nelle società umbre è da verificare, soprattutto dice il buon senso, guardando a nord piuttosto che a sud come si è fatto sinora. Ma quello che più colpisce è la totale assenza da questo contesto e dalle voci su questo problema della nostra area e dei  suoi rappresentanti.Di recente i nove sindaci soci e proprietari di TSA, socia a sua volta di Gesenu, hanno fatto un lungo e articolato comunicato stampa per illustrare a tutti e difendere dalle critiche  del M5S,  il nuovo consiglio e la nuova presidente della società. Nessuna parola su questo problema molto corposo. Sorge spontanea allora la domanda del titolo che abbiamo dato,  noi come redazione del Corriere Pievese, a questo articolo ” ma il socio privato di Gesenu è un problema solo del Comune di Perugia?” Se non è così, qualcuno nel Trasimeno e a Palazzo Donini dovrebbe battere un colpo. (g.f)

Rassegna Stampa. Dal Nuovo Corriere Nazionale di Francesca Marruco

Il vicesindaco Barelli parla delle due lettere scambiate con la parte privata dell’azienda e annuncia: “L’interdittiva verrà sicuramente confermata”

“Cerroni mi ha scritto che loro ritengono di aver subito un’ingiustizia e che hanno intenzione di dimostrarlo, laddove però la questione non dovesse essere riconosciuta come tale, sono disposti a fare un passo indietro”. La speranza dell’amministrazione comunale è quella di avere una società ripulita e specchiata che possa permettergli di non incappare mai più in situazioni simili e di pensare ai problemi legati ai rifiuti e non a quelli di chi i rifiuti dovrebbe gestirli.

Il vicesindaco di Perugia, Urbano Barelli, è consapevole che la scadenza dell’interdittiva antimafia emessa lo scorso novembre nei confronti di Gesenu è dietro l’angolo, ed è altrettanto consapevole che forse, soprattutto dopo il rigetto del ricorso al Tar, la strada verso la conferma della misura prefettizia è molto più che spianata, e le soluzioni ai problemi sono solo rimandate.

“Dopo la decisione del Tar – spiega – probabilmente verrà riconfermata l’interdittiva, noi stiamo lavorando per ridurre le criticità individuate dal prefetto ma non so quanto ci riusciremo prima di quella scadenza”. Ed è pacifico che “molto dipende dal socio privato” quel Cerroni, re dei rifiuti di mezza Italia, e il suo luogotenente Carlo Noto La Diega, che tanto poco piacciono agli emissari del governo di piazza Italia.

A Palazzo dei Priori il sogno di poter avere una Gesenu come dicono loro, lo accarezzano in parecchi, ma è fattibile? Barelli non si sbilancia, e specifica che “pur essendoci più opzioni sul piatto per risolvere la questione, va affrontata insieme, parte pubblica parte privata: nessuno può fare a meno dell’altro. II Tar ha confermato la bontà dell’iniziativa prefettizia la situazione poi – dice ancora – è interesse di tutti, se si volesse vendere, chi comprerebbe le quote in questa situazione?”. Insomma c’è da lavorare e forse palazzo dei Priori prenderà di nuovo carta e penna per riprendere quel discorso interrotto da Cerroni dopo un paio di missive.

ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
22 APRILE 2016