Qualche giorno fa abbiamo pubblicato due articoli con i dati del turismo a Città della Pieve in questi primi nove mesi del 2015 e nei tre mesi dell’estate. Contemporaneamente abbiamo invitato quanti se ne occupano per attività o per responsabilità a parlarne e discuterne, ritenendo questi dati interessanti data l’importanza del settore. Il primo a prendere la parola e dire la sua è stato Giorgio Pieroni, ex assessore, che lo ha fatto tramite un commento all’articolo. Adesso pubblichiamo un intervento di Enzo De Fabrizio, anche lui ex assessore comunale e responsabile nel settore agrituristica di una associazione imprenditoriale agricola, che riprende e sviluppa, l’intervento di Pieroni. ( N.d.R)
Vorrei evitare il ping-pong, ma certe tematiche mi stimolano molto. Quando si parla di reti di imprese il problema è, naturalmente, chi governa il processo. Si può partire dal “basso” e quindi dalle imprese, ma ciò necessita di una alta capacità di interagire e, magari, di rinunciare a qualcosa in favore di una strategia complessiva. Oppure si può partire dall’alto, dalle istituzioni e, quindi dalla politica intesa quale capacità di elaborare proposte e riuscire a metterle in pratica.
In riferimento all’esempio di Giorgio sul Sud Tirolo, che in parte conosco, mi raccontava un amico di quelle parti che un bel giorno, parliamo di diversi anni fa, l’amministrazione di uno di quei comuni (Brunico per intenderci), convoco’ le imprese private ma anche i cittadini comuni attorno ad un tavolo facendo loro un bel discorso. Cosa vogliamo fare del nostro comune? Quel sviluppo per la nostra zona? Vi erano problemi seri sull’identità di quel comune, con un’agricoltura di montagna in crisi, una feroce opposizione sulla chiusura del centro storico da parte dei commercianti di quelle zone, insomma una serie di elementi critici sulle prospettive economiche. Alla fine decisero che lo sviluppo dovesse passare per la risorsa turistica e così fecero: ognuno cedette su qualcosa, i commercianti accettarono la chiusura del centro storico ma l’amministrazione comunale si impegnò in un progetto serio di promozione. I contadini abbandonarono una parte delle attività agricole affiancandole a quelle di un’ospitalità diffusa (con un ottimo rapporto qualità prezzo!). Vennero implementate manifestazioni ad hoc (i famosi mercatini per intenderci …), poche ma ben fatte e curate…
Insomma si “mise in piedi” un sistema che funziona, e che comprende anche il dépliant ben fatto che Giorgio ha ricevuto gratuitamente a casa sua! Ora mi si dirà che l’Alto Adige è una regione autonoma, che lì ci sono i soldi, che i contadini hanno avuto i soldi pubblici, che in montagna vi sono due stagioni turistiche … e via discorrendo! Si, si è tutto vero ma si tratta di un modello che funziona e che potremmo anche noi, facendo le debite proporzioni, cercare di imitare. Certo è che quando in un Comprensorio come il nostro, che io continuo a ritenere nonostante tutto strategico quanto a risorsa turistica integrata e, per usare un termine attuale in campo agricolo,“multifunzionale”, vi sono, per portare un esempio, realtà che negli stessi giorni promuovono manifestazioni diverse dando loro un risalto infinitamente superiore al valore stesso dell’evento, beh io credo che non facciamo tanta strada nell’idea di uno sviluppo basato anche sulla risorsa “turismo”!
Enzo de Fabrizio