Sorriso conservato di Nunzio dell’Annunziata

by Gianni Fanfano

Le prime luci dell’alba si erano trasformate attraverso una magnifica aurora in quella che si dice una bella giornata; il chiarore tiepido e brillante aveva dato una soluzione a tutto ciò che durante la notte le tenebre avevano trasformato in terrificanti mostri nella mente del vecchio.

Ora il sole era alto nel cielo e anche se l’ottobre avanzava, l’aria risultava abbastanza calda , il vecchio così rannicchiato a ridosso della panchina, aprì gli occhi pieni di cispa; prima di guardarsi intorno sentì gola e lingua terribilmente arse per il troppo vino bevuto la sera prima. L’insopportabile sete non gli permetteva nemmeno di deglutire un po’ della saliva che gli si impastava nella bocca. Spostò il logoro e pesante cappotto che aveva usato come coperta, restando a sedere sistemò alla meglio degli indumenti in un sacchetto che lasciò sotto la panchina, sopra dei cartoni che servivano da materasso. Con una certa difficoltà si tirò su, passò una mano tra i capelli e si avviò con la solitudine per compagna, verso un nuovo incerto giorno. Lungo la strada c’era una cannella, bevve un sorso d’acqua, diede alcuni colpi di tosse e proseguì.

Non molto distante si vedeva il mare e alcuni gabbiani quasi sospesi nell’aria. Il vecchio si diresse verso la spiaggia da dove giungeva il rumore della risacca e il profumo di salsedine. Prima di arrivare alla sabbia, c’era una strada sempre animata da un colorito via vai: era lì che chiedeva l’elemosina.

Ormai non pensava quasi più a come si erano intrecciate le varie fasi della sua vita, sedeva su degli scalini, aspettava che qualche spicciolo arrivasse. Con i soldi che racimolava si comprava per lo più da bere. Era alcolizzato.

L’età che aveva e lo stato nel quale versava ormai, gli davano pressoché la certezza che la morte fosse vicina, per questo attendeva il mattino, lo attendeva con una certa curiosità nel senso che svegliandosi, quasi si meravigliava di vedere un altro giorno. Le ore passavano lente e sempre uguali; qualche volta il vecchio sentiva la stanchezza dell’attesa.

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Una notte sognò di quando era bambino al suo paese (molto lontano da dove ora si trovava) e correva giù per le vigne, poi attraverso i prati giungendo al fiume. Stranamente il fiume era percorso da un interminabile corteo i barche piene di sconosciuti. Di tanto in tanto qualche viso si girava a guardarlo e in quello sguardo il vecchio riconosceva le persone che gli erano state più care. Poi scorse tra gli altri l’unica donna, tra quelle della sua vita, che gli aveva donato se stessa completamente. Anima, sogni, carezze, fiducia, tutto di se aveva donato al vecchio che allora non era vecchio ma un uomo innamorato.

* * * *

Al mattino dopo, un passante vide il cadavere e informò i carabinieri. Mentre lo caricavano sulla lettiga stupiva l’espressione del viso; anche un po’ di curiosi, tra cui gente che lo aveva visto nella zona, notò questo particolare. Era una specie di sorriso, che il vecchio aveva conservato sulle labbra. Un sorriso adolescenziale. Un sorriso quasi d’amore, si sarebbe detto, se non si fosse trattato di un miserabile barbone venuto chissà da quale lontano paese.

 

 

 

 

 

 

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