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Serenella Baglioni: “Fusione – un progetto difficile”

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Dal 1992 nella Pievese, da allora ai vertici della società sportiva. Sono più di venti anni, nessuno può vantare a Città della Pieve una permanenza simile, che sia paragonabile per impegno, esperienza e rilievo, né in politica né nel mondo associativo. Chi quindi meglio di lei può aiutarci ad approfondire gli aspetti della possibile unione delle squadre calcistiche di Città della Pieve.

Nel sondaggio del Corriere Pievese ha prevalso il si alla fusione, ma quale è l’opinione di Serenella Baglioni sulla opportunità, sulle motivazioni e sul fine di una possibile unione tra le società calcistiche che operano a Città della Pieve.
La sola motivazione che al momento vedo per la cosiddetta “fusione” è una possibile risposta alle difficoltà economiche che oggi riscontriamo in ambito sportivo, ambito che ovviamente rispecchia quello che succede in qualsiasi altro settore sociale. Avere tre squadre in prima categoria per un comune di settemila abitanti non è facile e quindi la motivazione sostanziale per ipotizzare una soluzione di tale tipo va ricercata nel possibile vantaggio di carattere economico. A fronte di ciò, le difficoltà ed i problemi che tale scelta comporterebbe, sono molteplici e di varia natura tanto da rendere discutibile la stessa opportunità. Il primo degli ostacoli, già sperimentato, è quello di riuscire a mettere attorno allo stesso tavolo le rappresentanze delle varie società e tentare di condividere ruoli, obiettivi e programmi.
Una discussione nel merito è stata avviata con Po’ Bandino e Moiano sia in un passato recente, un paio di anni fa, che in epoca ben più lontana. Allora era presente anche la società del Ponticelli. Ricordo di aver partecipato a tavoli di confronto sia con il Sindaco Palmiro Giovagnola che con il Sindaco Claudio Fallarino. Tali incontri non hanno mai prodotto intese significative e nemmeno una base di lavoro comune. Sebbene tutti fossero fortemente interessati e motivati, ha sempre prevalso negli incontri l’affermazione di interessi di parte a scapito di una visione nuova, più ampia, di crescita generale. Diciamo che al momento non sono ancora maturi né i tempi né i presupposti per passi in avanti. Vedo difficili, se non improbabili, ulteriori tentativi in tempi brevi.

Perché è difficile una programmazione comune?
Perché la Pievese ha caratteristiche, ruoli ed obiettivi che la collocano in una posizione estremamente diversa dalle altre società sportive, Questa differenza è rappresentata dal settore giovanile. La Pievese ha infatti l’onere e l’onore di gestire a Città della Pieve un settore giovanile che la differenzia enormemente da chi gestisce una sola squadra. Per la Pievese il settore giovanile è l’impegno e la missione principale. Un’attività che assorbe la maggior parte delle nostre energie e che richiede una preparazione ed una motivazione completamente diversa. A noi l’affermazione ed il risultato calcistico interessano relativamente. Noi lavoriamo per formare ed educare giovani, noi offriamo un’ opportunità e dei valori ai ragazzi pievesi, noi forniamo un servizio al paese e ci sentiamo in tal senso una componente fondamentale del tessuto sociale. I circa 180 ragazzi che gravitano attorno alla nostra società sportiva richiedono un impegno enorme in termini di strutture, trasporti personale tecnico, accompagnatori. Ricordo gli sforzi che abbiamo fatto nel corso della mia presidenza per ricostruire un settore giovanile che prima non godeva certo di buona salute. Oggi la realtà è sotto gli occhi di tutti; ci sono rappresentative che disputano campionati regionali come juniores, allievi e giovanissimi, altre i campionati provinciali ma per l’intero territorio di Città della Pieve, e per molte realtà limitrofe, rappresentiamo oggi un sicuro punto di riferimento. A noi le famiglie Pievesi affidano i loro figli che sono il bene più prezioso. Ragazzi che vediamo bambini, quando iniziano a 5-6 anni, e vediamo poi crescere sino a diventare adulti. I loro sorrisi, il loro affetto, il loro saluto quando mi incontrano sono il piacere e la ragione per cui mi dedico con passione alla Pievese. La sola motivazione, visto che non ho figli o altri interessi personali o particolari.

Un impegno importante che richiede anche forze e risorse notevoli.
L’attività dell’USD Pievese si basa sul volontariato. Con nove squadre abbiamo bisogno di tantissime persone. Servono autisti, custodi, accompagnatori, magazzinieri, allenatori, preparatori, massaggiatori. Si pensi a moltiplicare queste figure per le nove squadre di cui si compone la società e ci si rende conto delle dimensioni di un’associazione come la nostra. Una grossa mano ce la danno i genitori, che sono uno dei pilastri della società sportiva, ma che non possono certo sostituirsi nei ruoli e nelle funzioni ai nostri addetti. Questo personale ovviamente sostiene delle spese per rendersi disponibile e noi dobbiamo assicurare una sorta di rimborso. A questo si aggiungono le spese per i trasporti; abbiamo due pulmini che non si fermano mai per raccogliere i ragazzi per gli allenamenti. Quindi benzina, e poi spese per gli impianti, manutenzioni, bollette, Tutto questo significa costi. Se il settore giovanile raccoglie 30 di quote di iscrizione poi costa 60. Il doppio. Questo è un dato oramai consolidato negli anni. Il settore giovanile non da profitti economici ma perdite, Per far fronte a questo interveniamo con sottoscrizioni, con raccolte fondi e quando ci riusciamo, come quest’ anno, anche con una bella “Festa dello Sport”. Un sostegno forte ci è sempre arrivato e ci arriva dall’Amministrazione Comunale, a cui rivolgo un grande ringraziamento, Con tutte le difficoltà di questo periodo, ci è sempre stata vicina, riconoscendo per prima gli scopi sociali della nostra attività.

Un’attività importante come quella del settore giovanile necessita non solo di tante persone ma anche di strutture. Su questo giornale più volte si è puntato il dito sulla carenza nel nostro comune di impianti adeguati. Cosa manca e cosa c’è da fare?
Purtroppo un solo campo sportivo nel centro storico non è in grado di soddisfare le nostre esigenze, come nemmeno il palazzetto per i più piccoli. Il campo polivalente purtroppo è inutilizzabile, bastano poche gocce d’acqua per renderlo pericoloso, il “campo nero” non è nulla di più di un parcheggio improvvisato. In tale situazione diviene provvidenziale l’intervento dell’Amministrazione Comunale che proprio una decina di giorni fa si è fatta carico, nella persona del sindaco, di assicurare la disponibilità dei campi delle frazioni raccordandosi in tal senso con le rispettive società. Abbiamo bisogno di impianti ma proprio perché so quanto sia difficile amministrare, avendo fatto parte della giunta per ben due legislature, mi rendo conto che nonostante le necessità ed i progetti, che comunque abbiamo nei cassetti, bisogna adeguarsi alle disponibilità esistenti. E qui non posso fare a meno di ringraziare gli sponsor che ci hanno sempre sostenuto e consentito di continuare a svolgere lo stesso la nostra attività. Cito in primo luogo CrediUmbria, ma anche le imprese “Lodovichi”, “Diva” e “Ricci”: per nostra fortuna abbiamo sempre potuto contare su di loro.
Serenella Baglioni fa anche parte del Comitato Regionale Umbro. Da diversi anni ne è dirigente. In molti si affidano a te. E tu invece su chi fai conto?
In ambito regionale ho dovuto rispondere alle richieste di chi mi voleva nuovamente coinvolta dopo una pausa per vicende indipendenti dalla mia volontà. E’ un lavoro che mi toglie tempo ma lì ci sono persone capaci che vogliono il bene del calcio umbro e con cui lavoro in modo proficuo. Per la Pievese invece dico che tutti coloro che si sono impegnati e hanno lavorato per la società sportiva sono stati in questi anni estremamente importanti. Grazie a loro siamo cresciuti ed abbiamo superato le tante difficoltà riscontrate. Ovunque volgo lo sguardo vedo persone che ci hanno aiutato. Abbiamo parlato di settore giovanile e qui il ricordo va al grande lavoro che abbiamo fatto in passato con Luciano Moscatello e che oggi ha trovato continuità e nuovo impulso in Luca Ciarapica, una persona che stimo in modo particolare per il gran lavoro che svolge e la passione che lo anima. Penso a dirigenti come Pausilli Paolo ed Enzo Giuliacci, che sono delle istituzioni e delle colonne della U.S.D. Pievese. Accanto a loro negli ultimi anni si è resa indispensabile la preziosa collaborazione di Alvaro Bittarello. Ma penso anche a persone che hanno dato tantissimo, non solo alla Pievese, e che ci hanno lasciato troppo prematuramente: parlo di Valfrido Imbroglini e Sauro Del Grasso. A loro va tutto il mio affetto e la mia riconoscenza. Entrambi hanno conosciuto la Pievese come giocatori, allenatori dei ragazzi e tecnici della prima squadra. Ricordo con commozione le lunghissime telefonate con Sauro, la sua umanità, il suo modo di comunicare, il suo essere “amico” dei ragazzi. Queste sono cose che non si dimenticano.

Come si da continuità e futuro ad un’associazione come la Pievese? Non c’è solo una maglia biancoceleste da salvaguardare ma un ruolo ed un valore per una collettività da custodire.
Non lo so, ognuno di noi si rapporta in modo diverso con il mondo associativo e purtroppo credo che la cosa più difficile sia proprio consegnare i contenuti non tanto i contenitori. Oltre questo c’è un problema di assunzione di responsabilità. Vedo tantissima gente in gamba che lavora, che cresce negli incarichi che gli vengono affidati. Accanto a loro serve sempre però un riferimento, un raccordo, una guida che solo anni di esperienza fanno maturare in pochissimi individui.

Da quanto detto sinora si ha l’impressione che per la Pievese la cosa più importante non siano i risultati calcistici. L’anno scorso però è stata un’annata di soddisfazioni sia per le giovanili che per la prima squadra. Quali sono gli obiettivi per la stagione che sta per iniziare?
L’anno scorso ho avuto la grandissima soddisfazione delle vittorie in campionato di allievi e giovanissimi. Entrambe le squadre sono approdate al campionato regionale, fatto storico per la mia presidenza e per la Pievese.
Prima squadra: seconda categoria lo scorso anno. prima categoria adesso. Sono campionati degni di rispetto per una associazione che si regge sul volontariato e che non ha sponsor o finanziatori tali da assumere impegni economici significativi
Per una società sportiva che fa del mantenimento e della promozione del settore giovanile la sua funzione più importante, va da se che i risultati sportivi, seppure importanti, assumono una dimensione relativa. L’obiettivo di questa stagione? La salvezza.

In “bocca al lupo” Serenella.