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Intervista al Sindaco Riccardo Manganello

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 Terminiamo con il sindaco Riccardo Manganello una prima tornata d’interviste che abbiamo fatto alle maggiori forze politiche locali (Pd, M5S, Alternativa Pievese)

 Sindaco, le hai lette innanzitutto? A giudicare da queste e da tutto il resto, che giudizio dai del mondo politico pievese? E dei rapporti in Consiglio?

Naturalmente, le ho lette. Ho riconosciuto l’Andrea Possieri di sempre, immediato e franco, e anche coraggioso. Condivido alcuni principi espressi dalle tre rappresentanti del M5S, ad esempio: la necessità che le persone comuni si riapproprino dei problemi della collettività e della politica e il proposito, più che sensato, di “non andare ad incontri con i cittadini soltanto per borbottare il malcontento”. Su Alternativa Pievese, che dire? Non riesce ad uscire dalla palude degli attacchi strumentali e dell’inconsistenza delle proposte: è lo stesso Berna, nell’intervista al Corriere Pievese, ad ammettere che il gruppo di centrodestra non ha proposte concrete da fare. In Consiglio comunale i rapporti sono purtroppo la conseguenza di questa inconsistenza: la minoranza può scegliere se portare valore e competenze nel confronto con il governo della città, oppure improntare sempre ogni questione come uno scontro, a prescindere, come fa il centrodestra di Berna.

E sui renziani e sul dibattito che si è aperto all’interno del Pd locale che ne dici?

Dico: ben venga il dibattito, ben vengano idee e proposte, diverse anche dalle strade segnate e scontate. L’importante è evitare le divisioni e il disorientamento di chi milita nel partito e dei cittadini. I partiti, come tutte le associazioni, vivono soltanto grazie a persone che sanno unire, per obiettivi comuni, anche personalità e mentalità diverse, che da sempre costituiscono le tante anime delle grandi formazioni politiche, anche quando non erano evidenti.

Siamo ormai alla volata finale di questa tua legislatura da sindaco. Come vedi, che giudizio dai della Pieve, che città vedi? Come sta l’economia?

Città della Pieve è innanzitutto un luogo di eccellenza, sempre più consapevole della ricchezza della sua storia e della sua bellezza. La qualità dei Pievesi e della Pieve è quella di saper accogliere con una giusta dose di distacco e di rispetto, senza invadenza: personalità importanti, dall’Italia e dall’estero, hanno scelto Città della Pieve come patria elettiva, e non è un caso che tra queste ci siano molti artisti. Questo è senz’altro un tratto significativo, così come lo è il suo centro storico, che continua ad essere fulcro cittadino grazie alle tante attività che hanno combattuto la recessione a colpi di tenacia e di sacrifici e sono stremate dal clima generale di incertezza economica e politica. Ma la città sta vivendo anche la crisi delle piccole realtà industriali che per anni erano state un riferimento sicuro: ci sono padri di famiglia che hanno dovuto ripartire da zero, a quaranta, a cinquant’anni. Per contro, ci sono imprese che “tengono” nonostante tutto, penso al tessuto commerciale e alla tradizione (anche questa, di tutto rispetto) dell’edilizia e del recupero; si fanno strada realtà significative, nel settore agricolo e artigianale: lo Zafferano di Città della Pieve è diventato prodotto agroalimentare tradizionale dell’Umbria; si produce ottimo vino e olio di qualità; un imprenditore pievese del cotto fatto a mano è stato premiato tra le 47 aziende de “L’Umbria che Eccelle”.

Come amministrazione comunale, quali i risultati più positivi raggiunti? E quali i limiti?

Ci sono risultati visibili e risultati che non si vedono, ma si avvertono. Considerando che i primi bilanci vanno a copertura di investimenti e progetti “ereditati”, siamo riusciti comunque a mettere in campo una nuova progettualità, se pur limitata fortemente dai vincoli di finanza pubblica. Due le priorità, fin dal primo bilancio 2010: il Sociale, che riguarda la tenuta e la dignità della comunità, e la Scuola. Abbiamo continuamente rifinanziato con risorse del Comune tutti quegli interventi che progressivamente sono stati decurtati dai finanziamenti regionali e nazionali: disabilità, non autosufficienza, disoccupazione. Arginare situazioni di difficoltà è irrinunciabile per evitare abbrutimento e degrado, dove sono i più deboli, spesso bambini, a pagare il caro prezzo del disagio sociale. Su tutte le scuole del territorio comunale sono stati realizzati interventi di adeguamento alle normative e di messa in sicurezza, per un investimento di circa 600mila euro; i lavori per la costruzione del nuovo plesso scolastico sono già stati aggiudicati. Significativi gli interventi sul patrimonio storico-culturale. Per brevità, ricordo quello già finanziato sulla Rocca, che rende accessibili e inserisce nel percorso museale le torri e il camminamento, il restauro in corso dell’affresco del Noli me tangere e l’intervento al secondo piano di Palazzo della Fargna, anche questo già finanziato. Siamo riusciti a mantenere alto il livello delle iniziative culturali e di promozione, nonostante la riduzione delle risorse, grazie alla collaborazione e all’azione di sussidiarietà delle associazioni cittadine e al contributo di tante attività imprenditoriali che partecipano alle iniziative del Comune. Altro risultato, l’analisi approfondita dei bilanci per gestire al meglio le minori risorse e limare le spese improduttive mantenendo gli impegni con chi lavora: il Comune non ha debiti pregressi verso le imprese. La buona gestione delle emergenze, nevicate e alluvione, è un altro dato positivo. In tema di valorizzazione del Palio dei Terzieri: su istanza dell’Ente Palio, presentata dal sottoscritto come Presidente, la Regione ha inserito il Palio tra le Manifestazioni storiche dell’Umbria. Non ultimo, ritengo che sia un fattore importante l’aver ristabilito con la città un rapporto aperto, con la presenza diretta degli amministratori laddove vengono segnalati problemi e questioni. Veniamo ai limiti. A parte quelli personali di ciascuno di noi, nell’azione amministrativa sintetizzerei tre ordini di ostacoli: un’eccessiva burocrazia, imposta dalla normativa “all’italiana”; i recenti provvedimenti governativi in tema di finanza pubblica, che hanno tolto ai Comuni quell’autonomia che consente l’effettiva concretizzazione di idee e progetti; la difficoltà, per la tecnostruttura pubblica, di adeguarsi all’evoluzione normativa, sociale, generale, e alla dinamicità ed elasticità che l’efficacia dell’azione amministrativa richiede.

Come hai potuto leggere anche sul nostro giornale, c’è stata un po’ di polemica, non solo da parte dell’opposizione, sulle cosiddette “due segretarie del sindaco”. Vuoi dire qualcosa a riguardo?

Che l’opposizione sia infastidita dal potenziamento dell’Ufficio Segreteria del Sindaco è comprensibile e rientra nel gioco delle parti, vista la sua funzione specifica di supporto alle attività di indirizzo e di controllo che sono prerogativa del Sindaco e della Giunta. L’accanimento ossessivo con cui il capogruppo del centrodestra insiste su questo tema rende superfluo aggiungere altro: è evidente che questo tipo di ruolo, specie quando riguarda aspetti della comunicazione istituzionale, sostenendo l’impegno e l’immagine della Giunta e della città, è “il pericolo numero uno” per chi pensa di fare opposizione con le chiacchiere e le mistificazioni. Quella più grossa riguarda i costi del periodico comunale: la redazione del giornale, per il Comune, non è un costo aggiuntivo, visto che una delle addette alla Segreteria del Sindaco si occupa periodicamente anche della correzioni dei testi e, avendo lo status professionale richiesto per rivestire tale funzione, cioè quello di giornalista iscritta all’Albo, ricopre il ruolo di Direttore; incarico, questo, per il quale non percepisce alcun compenso. Il suo stipendio mensile, come addetta alla Segreteria, è di circa 1.200 euro netti, come del resto la media degli stipendi degli impiegati comunali.

E sulla farmacia, che ho definito un’ottima soluzione, ma con un aggravio dei costi?

Un sospiro di sollievo possiamo tirarlo tutti fin da subito, visto che la farmacia è ancora comunale, cioè dei Pievesi, e che saranno dei professionisti a gestirla, inserendola in un circuito organizzativo più grande e dunque più vantaggioso, sia per la disponibilità costante di personale, sia per gli approvvigionamenti più rapidi e a prezzi più bassi. L’aumento iniziale dei costi, dovuto al potenziamento del personale impiegato, sarà gradualmente compensato dai maggiori ricavi garantiti dall’aumento dei servizi e da aggiornate strategie di vendita dei prodotti da banco: prevediamo un rientro ai livelli attuali dopo i primi tre anni e, a seguire, un aumento del fatturato ed effetti positivi anche sulle casse comunali, oltre che sulla qualità del servizio. Sottolineo però che quello che interessa, vista la sua essenzialità, è garantire un servizio di qualità e pubblico.       

Politiche nazionali a parte, c’è stato a tuo avviso, un uso delle risorse, diciamo non previdente, da parte delle precedenti amministrazioni?

La qualità della vita e il livello dei servizi che Città della Pieve offre non si creano in un giorno; questo dimostra che gli amministratori precedenti hanno saputo investire risorse che stanno dando tuttora riflessi positivi. Ciò non esclude che ogni Amministrazione ha un proprio carattere e una propria visione e che, magari col senno di poi, avrebbe compiuto altri tipi di scelte e di investimenti. Penso, ad esempio, alla concentrazione degli interventi dei servizi infrastrutturali nella zona nord-ovest della città: una dislocazione più diffusa sarebbe stata più funzionale, e infatti stiamo lavorando per riequilibrare questo sbilanciamento.

Ho partecipato alla riunione sul PUC3, prima una domanda di metodo. A marzo una riunione preliminare, a maggio il bando, i primi di agosto un articolo, la riunione con i cittadini e gli altri soggetti a fine agosto, la scadenza a metà settembre. Tempi ristretti dall’inizio, troppo direi, ma per quanto vi riguarda non si poteva fare meglio? E non è il caso di predisporre un regolamento comunale sulla partecipazione, perché sia il più possibile reale?

I tempi stretti sono imposti dal bando regionale. La riunione preliminare è di maggio, in corrispondenza dell’uscita del bando: un’assemblea partecipativa in cui l’Amministrazione ha presentato compiutamente tutta la pianificazione urbanistica che, negli ultimi anni, ha cambiato il volto ad una parte significativa della nostra città e su cui abbiamo inserito il nuovo plesso scolastico ed il collegamento dei parcheggi del liceo con via Fra’ Bartolomeo. Ne sono emerse utili indicazioni per la pianificazione, con l’impegno di organizzare incontri con un forte carattere tecnico, aperti a tutti, per consentire ai partecipanti di mescolare le proprie idee con quelle dell’Amministrazione e dei progettisti. Negli ultimi quattro mesi non sono mancate le occasioni di incontro con i cittadini: dieci assemblee pubbliche, nel capoluogo e nelle frazioni, sui temi del bilancio comunale, della scuola e della pianificazione ambientale ed urbanistica. La scadenza del 16 settembre rappresenta il giorno in cui il Comune di Città della Pieve dovrà presentare alla Regione una proposta pubblico-privato, coerente con le finalità del bando. La pianificazione più generale proseguirà nella direzione già impostata, nella consapevolezza che ogni forma di partecipazione richiede la presenza attiva di almeno due soggetti che si impegnino in egual misura. Noi ci siamo, in prima persona, e disposti anche a partecipare ad iniziative dei cittadini in cui venga richiesta la presenza dell’Amministrazione. Non escludo la possibilità di un regolamento comunale, ma gli strumenti normativi, per loro natura, sono fatti per porre vincoli e paletti. Credo che ne abbiamo già abbastanza.

Questo ( il PUC3 ) e’ un appuntamento fondamentale. Per la visione strategica che dovrebbe sottendere, per le possibili linee di finanziamento, per i diversi livelli comunali e sovracomunali interessati. Quali sono i vostri indirizzi e le vostre le scelte principali?

Il PUC3 è un bando regionale con finalità ben definite e circoscritte. È stata la nostra volontà politica ad ampliare le possibilità offerte dal PUC3 effettuando una progettazione urbanistica di livello superiore, attuando un vero e proprio salto di scala, per definire una cornice in cui inserire le principali linee di sviluppo dei prossimi anni, i principali progetti in corso, quelli di prossima realizzazione e quelli futuri che andranno a costituire la nostra preziosa “banca dei progetti”, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e alla qualità delle opere. Pensiamo al Centro storico per il potenziamento della residenza, delle attività commerciali e turistico-ricettive e dei servizi al cittadino. Stiamo lavorando su due versanti: sul “bordo” della città, proseguendo il lavoro avviato, per il completamento della riqualificazione della circonvallazione, con l’ipotesi di ampliamento della SR71 per realizzare una ciclopedonale e piccole aree parcheggio da destinare ai residenti dell’abitato nord-ovest e sud-ovest (viale Cappannini e viale Garibaldi), considerando come strategica e baricentrica l’area di San Pietro, oggi poco valorizzata. In secondo luogo abbiamo identificato l’asse est-ovest della città, dalla Pista dei Platani fino a San Pietro come un vero e proprio percorso turistico, culturale ed aggregativo da potenziare, specializzare e valorizzare anche attraverso la riqualificazione delle due estremità e il completamento/attuazione di alcuni progetti sia pubblici che privati. Un’altra risorsa da valorizzare è quella dell’area sportiva, la pineta e il parco che ruotano attorno al monastero delle Clarisse.

Come puoi immaginare ora ti tocca l’ospedale. Io sostengo che l’esito della vicenda Ospedale Beato Giacomo Villa segna il fallimento di un’intera classe dirigente comprensoriale e locale. Maggioranza ovviamente in primis, ma anche minoranza e comitati civici vari. Una storia di mancata integrazione oltre che di mancato coraggio e mancate scelte che risale addirittura agli anni 70 del secolo scorso e che vede coinvolte, da noi, figure come Fonti, Giovagnola, Fallarino e Gobbini. Tu sei interessato solo per la parte finale, e diciamo pure, in parte già compromessa. Prima di passare all’oggi e soprattutto al domani. Che giudizio dai su questa storia di mancata capacità di previsione e di programmazione?

Gli amministratori che mi hanno preceduto, in una visione della Sanità non solo cittadina, ma di comunità territoriale più ampia, hanno visto nell’ospedale unico del Trasimeno Pievese la possibilità concretizzabile di avere un servizio di alto livello per le comunità locali interessate. Una scelta che ho condiviso, pur non essendo ancora amministratore, quando nel 2005 fu firmato l’Accordo di Programma. Difficile giudicarlo, visto che non è mai stato attuato, perché il governo nazionale e quello regionale non hanno mai finanziato il progetto.

E ora che fare?

Innanzitutto, quello che è già stato fatto. Ovvero l’aver chiesto alla Giunta regionale, cui compete la programmazione sanitaria, una proposta di riorganizzazione dei servizi sanitari e ospedalieri sul territorio che tenga conto di quanto più volte evidenziato dall’Amministrazione comunale e dai cittadini, dalle forze politiche di Città della Pieve, e non solo. Ci aspettiamo ora che la Regione, rispettando l’impegno preso personalmente dalla Presidente Marini, presenti entro settembre un “piano industriale” che contenga chiare indicazioni degli investimenti, in termini di risorse finanziarie, di servizi e di personale, da riservare ai Pievesi e al bacino di utenza della struttura del “Beato Giacomo Villa”. Di fronte a questo piano dettagliato faremo le nostre valutazioni.      

Le scelte che hai fatto a livello personale, come l’aspettativa, portano a pensare che punti a una ricandidatura e a una riconferma. Lo possiamo dire ufficialmente ai nostri lettori? È così?

La mia aspettativa è una scelta meditata a lungo, e condivisa con la mia famiglia, che mi consente di dedicare più tempo possibile all’Amministrazione comunale e soprattutto alla comunità pievese, anche fuori dal Palazzo. La mia volontà e la convinzione di una ricandidatura sono note già da qualche mese.

E se qualcuno chiederà le primarie? Di partito o di coalizione?

Un Sindaco non è l’Imperatore e non è lui che decide se le primarie si faranno o no. Il Partito Democratico può contare su Statuto e Regolamento. In ogni caso, se primarie ci saranno, andrò a votare anch’io: non ho mai mancato un impegno elettorale. Per carattere non seguo le mode e sono uno di quelli che credono ancora nel rispetto per il voto, un diritto che gli uomini e le donne che hanno fatto la democrazia ci hanno regalato e che merita rispetto, prima di tutto da parte di chi lo esercita.