Furto sacrilego a Monteleone. 

by Gianni Fanfano

Con grande meraviglia qualche giorno fa don Fabio Fiorini, da pochi mesi parroco di Monteleone d’Orvieto, ha scoperto un furto perpetrato da ignoti alla reliquia del santo martire Teodoro, venerato dalla popolazione monteleonese fin dal 1778.

L’urna che contiene le spoglie del Santo, è conservata nella cripta che si trova sotto l’altare della chiesa parrocchiale del paese. Ignoti malfattori, dopo aver rotto alcuni sigilli, svitato i tasselli di chiusura, hanno forzato il pannello ligneo posteriore dell’urna fino a potervi introdurre il braccio ed hanno asportato una piccola ampolla di legno e vetro che, secondo la tradizione, contiene i residui del sangue del Santo Martire, rinvenuti nella sua tomba.

Il valore materiale dell’oggetto trafugato è probabilmente molto basso, ma il suo valore simbolico e quindi affettivo per la popolazione è assai rilevante, in quanto contenitore dell’essenza di quel gesto estremo d’amore che il glorioso Martire compì in difesa e testimonianza della sua Fede.

La chiesa di Monteleone, dopo aver ottenuto l’erezione pontificia a Collegiata Insigne, nel 1777, l’anno successivo ottenne la custodia apostolica del Santo Martire Teodoro i cui resti furono prelevati dalle catacombe di San Ponziano in Roma, certificati dal cardinale Marco Antonio Colonna, vicario generale della capitale.

Più volte la sacra reliquia è stata oggetto di atti profanatori e vandalici, negli anni Ottanta fu già tentato il furto dell’ampolla e della spada, anch’essa lignea, che si trovano accanto ai resti del Santo ma gli oggetti furono poi abbandonati sulle scale della sagrestia della chiesa. Qualche anno dopo furono rubati i due angioletti di legno dorato che ornavano gli angoli dell’urna che non sono mai stati ricostruiti.

Pubblichiamo in questo articolo anche un’immagine della sacra ampolla sottratta con l’intento sia di suscitare un gesto di pietà a chi ha così profondamente colpito la Comunità di Monteleone, forse senza neanche rendersi conto della gravità dell’atto che ha compiuto, invitandolo alla restituzione dell’oggetto, sia per far si che chiunque venga a conoscenza di qualche informazione ad essa collegata la possa far presente al parroco, che ha provveduto a sporgere denuncia presso la locale caserma dei Carabinieri, o alle autorità inquirenti anche al fine di un possibile ritrovamento.

Sergio Giovannini

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