Quattro anni fa il Corriere Pievese, prendendo spunto da un libro di memorie di Folco Quilici, ha ricordato la morte di Gino Cappannini, illustre personaggio pievese, avvenuta durante la seconda guerra mondiale insieme a quella del più noto Italo Balbo. (https://www.corrierepievese.it/la-morte-di-balbo-cappannini-e-di-mio-padre-non-fu-un-complotto-la-ricostruzione-di-folco-quilici/)
Sono passati 84 anni da quel 28 Giugno 1940 quando Gino Cappannini, allora quarantenne, motorista a bordo dell’aereo pilotato da Italo Balbo, sorvolava il cielo di Libia in procinto di atterrare a Tobruk. L’aereo, un bombardiere trimotore Savoia Marchetti SM-79, venne abbattuto dal “fuoco amico” di cui è ancora oggi incerta la provenienza. Non si sa se a sparare al velivolo sia stato l’incrociatore San Giorgio o la contraerea terrestre, impegnati in battaglia a contrastare un raid dell’aviazione inglese.
Come riportano i giornali dell’epoca, insieme al Generale Italo Balbo ed al motorista Capitano Gino Cappanini, perirono gli altri due membri dell’equipaggio, il copilota Maggiore Ottavio Frailich ed il radiotelegrafista Maresciallo Giuseppe Berti. Insieme a loro i passeggeri militari diretti in Libia Claudio Brunelli, Enrico Caretti, Gino Florio, Lino Balbo e Nello Quilici.
(https://www.abebooks.it/Eroica-morte-Italo-Balbo/30945581642/bd#&gid=1&pid=1)
Italo Balbo era all’epoca uno dei personaggi di primo piano del fascismo. Quadrumviro della marcia su Roma, Maresciallo dell’aria, Governatore della Libia, godeva di grande fama popolare e forse per questo non delle simpatie del duce. Quando arrivò la notizia della sua morte Mussolini era impegnato in un’ispezione sul fronte francese, Badoglio che era con lui raccontò in seguito che, appreso del tragico evento, il Duce non manifestò alcun turbamento.
Gino Cappannini era stato motorista di Italo Balbo in imprese epiche come la “Prima trasvolata atlantica” Italia-Brasile dal 17/12/1930 al 15/1/1931 e la successiva “Trasvolata del Decennale” Italia-Stati Uniti dal 1° Luglio al 12 Agosto del 1933. Entrambe le crociere a bordo di idrovolanti SIAI Marchetti S.55 con partenza dei velivoli dall’idroscalo di Orbetello. Imprese osannate e celebrate a quel tempo come lo era il suo protagonista che invece oggi ancora divide. https://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2022/03/14/la-difesa-rimuove-il-nome-di-italo-balbo-dagli-aerei-di-stato-_95f8428c-c1bb-46ee-b7fb-69dead654999.html#)
https://www.corriere.it/lodicoalcorriere/index/04-04-2022/index.shtml
In memoria di tali imprese Orbetello ospita nel suo cimitero le spoglie di Italo Balbo e di Gino Cappannini. Qui sono collocati i resti, assieme a quelli degli altri membri dell’equipaggio del “SM-79-I-MANU”, abbattuto a Tobruk e inizialmente sepolti in Libia, riportati poi in Italia a Bari ed infine, negli anni 70, collocati proprio nel cimitero di Orbetello insieme a quelli di altri “trasvolatori” nel cosiddetto “Quadrato degli Atlantici” .
Una lapide commemorativa, posta al centro del quadrato, ricorda i morti di Tobruk del 28/6/1940
(http://www.trasvolatoriatlantici.it/index.php/la-storia-dellata/il-cimitero).
Per la biografia completa di Gino Cappannini, la storia, le imprese, le memorie, le testimonianze di quegli anni e attuali, si raccomanda la visione dello stupendo video realizzato da Antonio Dell’Aversana a cui va il nostro plauso ed il più sincero ringraziamento per l’impegnativo e impareggiabile lavoro
(https://www.youtube.com/watch?v=_yi8hg61LAE).
Fausto Scricciolo
Nella foto in evidenza, Gino Cappannini e Arturo Ferrarin in una foto celebrativa del Raid Roma-Tokio. La trasvolata vide alla partenza del 14/2/1920 da Roma 11 aeroplani. L’Ansaldo SVA 9 di Ferrarin e Cappannini arrivò a Tokio il 30/5/1920.