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Elezioni Regionali. Lignani Marchesani: tutto passa per i fondi strutturali, ma spesi bene!

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Elezioni Regionali 2015. Le interviste del Corriere Pievese: Andrea Lignani Marchesani di “Fratelli d’Italia”.

 All’inizio delle nostre interviste chiediamo ad ogni candidato una propria breve presentazione e i motivi della candidatura a queste elezioni regionali, con quale lista e quale candidato presidente.

 Mi presento: sono Andrea Lignani Marchesani e nell’ultima legislatura ha ricoperto la carica di vicepresidente del Consiglio regionale dell’Umbria. Nelle elezioni regionali del 31 maggio mi candido nella lista di “Fratelli d’Italia” con Claudio Ricci come presidente. Per la prima volta in Umbria il centro destra è unito e competitivo. Dunque ho deciso di candidarmi mettendo a disposizione la mia esperienza di consigliere regionale uscente, sia per i consensi che posso perseguire, sia per mettere a disposizione le competenze apprese in questi cinque anni.

La partecipazione al voto delle ultime elezioni regionali, a cominciare dall’Emilia, è stata a dir poco fallimentare, le regioni sono al minimo di gradimento fra i cittadini anche per gli scandali che le hanno viste protagoniste negli ultimi anni. Si parla con insistenza di nuove leggi, di accorpamenti e di macro regioni, che ovviamente vedrebbero la nostra regione interessata. In un sondaggio del nostro giornale i lettori si sono nettamente espressi per un accorpamento con la Toscana. Cosa pensa di tutto questo ed eventualmente come si  impegnerebbe in consiglio regionale rispetto a questi temi.

Il rischio è che le Regioni passino da enti legislativi a macro soggetti amministrativi, una sorta di “macro-province” il cui accorpamento avrebbe poco senso viste le poche funzioni che sarebbero chiamate a svolgere. La cosa più importante è che l’Umbria non venga smembrata in più parti, altrimenti tutti i comprensori diventerebbero delle piccole periferie di “macro-Enti”.

Come giudica la legislatura passata ed in generale l’attività della Regione Umbria rispetto ai problemi che questa regione ha?

Nonostante le aperture dell’opposizione e la grancassa mediatica è fallito il processo di semplificazione amministrativa. I cittadini e le categorie economiche non lo percepiscono. Oltretutto tutti i parametri economici e sociali sono drasticamente peggiorati non solo in termini assoluti, ma anche rispetto alle altre Regioni. Il giudizio, dunque, non può che essere negativo.

Quali pensa che siano le tre priorità che la regione dovrebbe affrontare e come?

Lavoro, sviluppo della filiera turismo, ambiente e cultura, e sicurezza: queste sono le priorità da affrontare in Umbria. In un bilancio regionale completamente rigido, le prime due priorità (lavoro e filiera turismo, ambiente e cultura) possono avere dei buoni risultati con un utilizzo armonico, e non clientelare, dei fondi dell’Unione Europea per il settenario 2014-2020.

Per  la terza priorità, la sicurezza bisogna potenziare le poche risorse della legge umbra in materia raschiando il barile degli undici milioni di euro in bilancio a libera destinazione, ed agire su leggi correlate, come ad esempio quella “Quadro” sulle case popolari.

Cosa pensa della scelta che la Regione Umbria dovrà fare insieme alla Toscana per la individuazione della sede della stazione per l’Alta Velocità e che sembra orientata per la zona di Arezzo?

Nel caso certo di accorpamento non ci si potrebbe lamentare della Stazione per l’Alta Velocità della “Media Etruria”. Altrimenti è evidente che questa situazione non sarebbe baricentrica per la nostra Regione e conseguentemente sarebbe meglio agire in negoziato per prevedere tratte ferroviarie con “Frecce Argento” che colmino la poca competitività delle comunicazioni su ferro dell’Umbria.

Quali sono i provvedimenti che la Regione Umbria dovrebbe prendere per stimolare la crescita delle imprese e quindi dell’occupazione?

Ripeto, tutto passa per i fondi strutturali, non basta spenderli tutti come quelli passati che non hanno prodotto sviluppo. Occorre, invece, spendere questi soldi bene, con bandi trasparenti, che siano certi nelle tempistiche e privi dell’obbligatorietà di consorziare imprese e/o sindacati di categoria che producono clientela e finanziamenti per pochi, ma spingono l’Umbria verso i livelli economico e sociali del Mezzogiorno.