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Cinque domande per il direttore-poeta.

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5 domande per il direttore/poeta

 

– con la pubblicazione delle poesie si compie una tappa nuova del percorso di scrittore. Quale e’ il Gianni che non ti saresti mai aspettato di diventare. Il poeta? Lo storico? Il linguista-dialettale o il cronista locale?

Parole grosse, scrittore, linguista. Diciamo che ognuno di noi ha molte potenzialità latenti, che vanno solo un po’ sollecitate e coltivate per riuscire a dire qualcosa. Che a volte è interessante altre meno. Il Gianni che non mi sarei aspettato è proprio l’ultimo, il “cronista”, il giornalista. Anche se lo vivo nel solco, che è anche degli altri, di “costruttore”, per la realtà pievese. Il cosiddetto poeta,invece, no, quello è un ruolo personale, direi privato.

 

– il territorio e la sua gente sono i soggetti di tutti i tuoi lavori. Non ho dubbi che il territorio ti ripaghi in pieno di questo amore. Possiamo dire la stessa cosa della gente?

Sono i soggetti innanzitutto del mio lavoro professionale. Avere preso in mano una azienda che stava portando i libri in tribunale, averla fatta acquistare e avere contribuendo in modo determinante a farla diventare, per percentuale di marginalità, una delle aree migliori di un’azienda leader nella ristorazione industriale e sentire ogni giorno la stima, la riconoscenza e la condivisione di tanti lavoratori, questo è un premio che sì, rasenta l’amore. Poi c’è stata la politica. Ma qui il discorso è diverso, i risultati contano poco ed io ho un carattere molto brutto. Non ho leccato mai né in alto né in basso, dico si ma anche tanti no e soprattutto chiedo tanti perché!

 

– guardando il Cetona negli ultimi anni sono comparse macchie stonate nel fondovalle. Riusciremo a consegnare ai nostri nipoti uno sguardo che possa essere ancora poetico? 

Dipende da chi prenderà in mano le sorti di queste nostre terre. Senza essere antistorici o bucolici, non ci voleva molto a capire che il sacrificio che è stato fatto fare al nostro ambiente, non avrebbe avuto contropartite significative in termini di lavoro, soprattutto in certi settori ormai orientati da decenni al digitale.

 

– dopo l’ispirazione nata guardando il Cetona pensi di volgere uno sguardo anche al Trasimeno?

Dal punto di vista “lirico” no. Le mie , come quelle dei pievesi, sono radici che dall’altipiano dove stanno i nostri mattoni vanno verso il Cetona appunto e la bassa Valdichiana, non verso il Lago. Altra cosa è il futuro amministrativo, politico e soprattutto economico, lì avremmo bisogno di un progetto che riguardasse questo “cuore d’Italia” che comprende Umbria e Toscana, che è la culla della civiltà italiana, e che in qualche modo ci vede al centro, soprattutto per le vie di comunicazione.

 

– ci concedi un passaggio del libro in omaggio ai lettori del Corriere?

ti concedo dei versi dal sapore “glocal” intitolati “l’Avemaria”.

 

Al di là ti porterò/ di questi assordanti, rutilanti,debordanti/festival del vuoto.

ti porterò al di là/della babele tutta eguale dei Mall mondiali/localizzati tra milioni di compratori sgomitanti.

Ti porterò al di là/delle file senza tempo delle autostrade/dove rullano giorni e motori

Ti porterò al di là /delle confessioni urlate senza pudore/dai poveri moderni disgraziati nelle televisioni.

Ti porterò al di là/della rozzezza dei potenti che comprano/ fette di regole,di mercato/

di futuro,di plusvalenze,di anima/a tutti noi.

Al di là/e ti porterò/nel mio rifugio/dove prendo fiato/dove nascondo/gli alambicchi ingenui/della mia resistenza/e /ti farò sentire/un suono lieve di vita/impercettibile ai più/prima che troppo tardi sia./

Ti farò sentire/il suono dolce/ delle campane/ delle clarisse/di Santa Lucia/lieve/all’Avemaria.

 

saluti