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Cucinelli corre a due cifre e continua a investire

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Rassegna stampa. Dal Sole  24 Ore di Giulia Crivelli

Essere ottimisti con una semestrale come quella approvata ieri può sembrare un facile esercizio per Brunelle Cucinelli: i ricavi sono saliti del 9,7%  e ancora meglio è andata la redditività. Ebitda e utile netto hanno raggiunto rispettivamente i 36,8 e 17,9 milioni (+10,2% e +15,7%). E ieri il titolo ha chiuso a 17,75 euro (+0,45% e +18,18% negli ultimi sei mesi). In realtà il fondatore, presidente e amministratore delegato dell’azienda umbra ha sempre avuto un atteggiamento positivo e fiducia quasi incondizionata nel futuro del «bello e ben fatto italiano» e nella capacità del nostro Paese di riuscire a conquistare ovunque quote di mercato nell’alto di gamma. Cucinelli ci è riuscito: l’export è arrivato all’82%, prima con la maglieria in cashmere e ora con collezioni che coprono tutte le categorie di abbigliamento e in parte gli accessori e i complementi per la casa.

È questa coerenza e visione di medio-lungo termine che ha permesso all’azienda di essere una vera “lepre del lusso”:insieme a pochissime altre (Monder in ltalia e Hermès all’estero) ha continuato a crescere a due cifre anche negli ultimi sei trimestri, nonostante il rallentamento della Cina, le incognite finanziarie e geopolitiche e il calo del turismo, che hanno penalizzato il settore.

«Lavoriamo su retail, comunicazione, marketing, tecnologia: nel triennio 2016-2018 sono previsti 80 milioni di investimenti in tutte queste aree e nel primo semestre ne abbiamo già spesi quasi 18 – spiega Cucinelli -. Ma tutto parte dal prodotto, la mia ossessione. Ho sempre avuto l’obiettivo di proporre esclusività, unicità, artigianalità, con un inevitabile posizionamento di prezzo molto alto. Ad alcuni, in passato, è sembrata forse una scelta troppo ostinata. I dati mostrano il contrario: tutti i mercati chiedono questo tipo di autentico made in ltaly e sono ottimista per il resto dell’esercizio e per il 2017».

L’export è cresciuto del 10, 4% e il record spetta alla Greater China (+15%), seguita da Nord America (+9,7%) cd Europa (+8,3%). Ma anche l’Italia è andata bene (+6,9%), ennesimo indicatore in controtendenza rispetto alla gran parte delle aziende del lusso. «E vero, gli attentati hanno condizionato ovunque i flussi turistici – precisa l’imprenditore -. Però nel nostro Paese, in particolare nelle località di villeggiatura più esclusive, sono arrivati amanti dell’Italia e del nostro stile di vita da tutto il mondo. Nelle boutique monomarca. A livello globale, le vendite sono salite del 7,4% e a Milano e altre città abbiamo visto tantissimi cinesi e asiatici in generale».

Si dice che il mondo del lusso abbia abbracciato la rivoluzione di internet e soprattutto le vendite online con ritardo e che ancora oggi veda la rete come una minaccia. Non cosi per Cucinelli. «Credo sia un errore buttarsi solo sull’e-commerce, che pure crescerà sicuramente. Tra gli investimenti che stiamo facendo c’è quello nel sito: ho chiesto a giovani talenti, nativi digitali, di pensare a un modo di trasferire sul web le stesse emozioni che si provano visitando un negozio fisico o toccando un nostro prodotto. Ho scelto persone che sappiano ascoltare l’esperienza della mia generazione, per arrivare a dare lo stesso messaggio in un modo nuovo. L’umanesimo può essere anche digitale». Non poteva mancare un pensiero al terremoto e alle sue conseguenze. «Ancora una volta alcune zone bellissime ma altrettanto fragili del nostro Paese sono travolte dalla disperazione – conclude Cucinelli -. Però fin dalle prime ore si è visto come l’orgoglio di reagire e la volontà di ricostruire, meglio, ogni luogo amato possa prevalere su tutto. Sono convinto che la ripresa dell’Italia intera passi peri il mercato, ma prima e soprattutto per lo spirito.