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Silvia De Fabrizio. Le aspettative “ delle PULFNAS “

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ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
22 GIUGNO 2017

Venerdi 16 Giugno, nel salone di Palazzo Della Corgna, è stata presentata l’Associazione Pulfnas, costituita dalle archeologhe F. Bianco, S. De Fabrizio, B. Droghieri e A. Pagnotta, a distanza di un anno e mezzo circa dalla scoperta della tomba etrusca presso S. Donnino. Ad un pubblico purtroppo estremamente esiguo numericamente, sono stati illustrati gli intenti iniziali, le attività svolte e i progetti attuali, alcuni dei quali connessi ad un prossimo Convegno imperniato sulle evidenze etrusche nel territorio di Città della Pieve note anche attraverso collezioni private che si sono formate nei secoli scorsi.

A me preme sottolineare che fra gli intenti iniziali, considerando l’eccezionalità del rinvenimento: una tomba a camera inviolata, sigillata da una porta in travertino, con un corridoio d’accesso intatto, c’era la prospettiva, la voglia e la curiosità di continuare, appena possibile, le indagini per esplorare con metodo la zona circostante, per accertare l’eventualità di altre sepolture o di altri resti significativi dal punto di vista storico-topografico. E’ per questo che noi archeologhe abbiamo pensato di predisporre un progetto che prevedesse l’apertura di un cantiere di scavo archeologico e di procedere secondo due fasi d’intervento: innanzi tutto rimuovere gradualmente e in estensione l’humus superficiale, poi lo strato sottostante che copre il banco geologico, quindi esporre tutta la superficie di quest’ultimo e, dopo una pulizia accurata, cercare e verificare l’esistenza o meno di tracce rilevanti . Una seconda fase, nella misura in cui tali tracce si fossero evidenziate, avrebbe contemplato lo scavo stratigrafico e la documentazione relativa, tanto più che varie analisi e sondaggi, fotografici e non solo, lasciavano supporre la presenza di altro.

L’Amministrazione comunale ha accolto positivamente tale suggerimento chiedendo una “concessione di scavo” , in termini utili per eseguire l’indagine archeologica nei mesi estivi, all’ente preposto o a ciò che è rimasto dopo la Riforma Franceschini che ha ridimensionato alcune Soprintendenze Archeologiche. Purtroppo ciò non ha avuto seguito e il silenzio immotivato è stato complice di un rischio grave : eventuali lavori agricoli , con l’asportazione senza alcun criterio di terra e con l’uso di mezzi meccanici pesanti, comprometterebbero inesorabilmente l’individuazione di resti archeologici, danneggerebbero o distruggerebbero, qualora ce ne fossero, coperture di tombe ipogee, tagli di tombe a fossa o a pozzetto, ingombri di corridoi d’accesso a celle funerarie ecc.

L’aspettativa più importante dell’Associazione è rimasta disattesa, comunque ciò non ha impedito alle archeologhe di occuparsi di altri aspetti: pubblicizzare il rinvenimento, riuscendo a far concorrere la scoperta della tomba di Laris alla Borsa Internazionale del Turismo archeologico di Paestum, pubblicizzare l’allestimento provvisorio dei sarcofagi e delle urne nella Chiesa di S. Maria dei Servi, garantire l’apertura quotidiana del Museo diocesano, durante l’estate scorsa, non solo per far vedere, ma anche per far conoscere al pubblico, con una visita guidata accurata, i reperti, creare delle occasioni per suscitare maggiore affluenza, proporre a scopo didattico per i bambini simulazioni di uno scavo archeologico.

Inoltre le archeologhe F. Bianco e A. Pagnotta si sono impegnate in una campagna di ricognizione nel territorio del comune di Fabro, limitrofo all’area di S.Donnino, per iniziare a censire una serie di tracce, di evidenze piuttosto consistenti e interessanti dal punto di vista archeologico e topografico. Questa iniziativa potrebbe coinvolgere tutti coloro che fossero interessati ad approfondire la conoscenza del nostro territorio, magari seguendo alcune indicazioni metodologiche preliminari, con l’obiettivo di far confluire tutti i dati raccolti in una sorta di carta archeologica, arricchita da ricerche d’Archivio e bibliografiche. Questo è lo “spirito” dell’Associazione che sotto gli auspicii di Laris potrebbe essere condiviso da molti.

Silvia De Fabrizio