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Marcello Venturini – Non solo Presidente

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Siamo a colloquio con Marcello Venturini. Lui rappresenta l’anima, il cuore, la mente ed anche le braccia della Società  Sportiva Po’ Bandino. Tiene subito a precisarci che, in realtà, la nota positiva in questo momento è proprio il rafforzamento della società che può al momento contare su una ventina di persone. Quindi le anime sono molte ed anche le braccia, tanto che i compiti possono essere ben suddivisi e si riesce insieme a far fronte alle varie necessità.

Da quanto tempo Marcello ti dedichi al Po’ Bandino?
Sono nella società dalla sua fondazione, 1978. Sono Presidente invece dal primo Luglio di questo anno. Prima di ora non ho mai fatto il Presidente ma le cose che faccio sono praticamente le stesse che facevo anche prima, quando ero vicepresidente o dirigente.
Proprio per questo non avrei voluto ricoprire l’incarico. Sarebbe stato meglio avere un giovane che avrebbe comunque potuto contare su tutto il mio appoggio e la mia esperienza. Purtroppo Alessandro Lasagna, il Presidente che mi ha preceduto e che ha fatto benissimo per sette anni ha voluto lasciare, il giovane non si è trovato e quindi ,, eccomi qua..

Le difficoltà sono legate solamente alla rappresentanza sociale o sono più estese e riguardano anche la gestione?
Mah, forse quello del Presidente è un problema relativo visto che non abbiamo mai avuto, per esempio, un custode al campo e quindi ci si può immaginare le difficoltà che riscontriamo per tenere puliti gli spogliatoi o curare l’area verde. Cura che comunque eseguivamo in modo diligente, proprio perché rappresentava un importante introito economico. Questa fonte di reddito, per noi importantissima, ci è venuta recentemente a mancare per scelta dell’Amministrazione Comunale che, a causa della crisi e dei tagli, è stata purtroppo costretta a toglierci la gestione dell’area verde. Questa mancanza non è compensata dai contributi che ci arrivano dagli sponsor, anche loro in difficoltà per la crisi. Sono tanti gli striscioni pubblicitari che non vengono rinnovati a causa della crisi.

Riuscite lo stesso a garantire il rimborso ai giocatori per le spese che loro sostengono?
I rimborsi sono stati ridotti all’osso e molti dei nostri giocatori, con quello che riusciamo a dargli, non coprono nemmeno le spese per la benzina. Solamente ad alcuni di loro, che vengono da lontano, diamo qualcosa di più. Nonostante una politica dei costi contenuta vedo che alla fine del mese le spese sono comunque elevate e sinceramente non è facile riuscire a far quadrare sempre i conti come abbiamo sempre fatto. E questo è sicuramente un vanto.

Giovani. Il Po’ Bandino non ha un settore giovanile e dover tutti gli anni cercare i fuori-quota per avere i tre in campo richiesti dal regolamento è un impresa?
Abbiamo buonissimi rapporti sia con la Pievese, che con il Chiusi, che con la Trasimeno, ma quello dell’obbligo dei fuori-quota, che sono in questi ultimi anni aumentati da due a tre per noi è un dilemma. Questo anno devono giocare un ’92 e due ’93, quindi servono almeno sei, sette ragazzi. E’ ovvio che tutte le società che, come noi, non hanno il settore giovanile, hanno difficoltà a reperire sul mercato i ragazzi perché l’offerta è limitata e la richiesta è enorme. I costi, per prestiti e rimborsi, lievitano mentre si riduce la qualità dei ragazzi che scendono in campo. Se a ciò si aggiunge che tutti gli anni cambia anche la classe d’età finisce che questi ragazzi non hanno nemmeno il tempo di crescere. Un anno e via, un anno e via. Così non si fa il bene né del calcio né tanto meno dei ragazzi.

Difficoltà economiche e settore giovanile sono gli elementi centrali per affrontare la questione fusione. Quale è la tua opinione?
Credo che la fusione possa essere una bellissima esperienza ed un bellissimo obiettivo. Insieme a questo penso anche che sia una perdita, la perdita di identità per un paese, la perdita di quella sana rivalità che accende ed eccita, la perdita di quella passione sportiva che lega ed anima un gruppo di persone. Penso anche che un simile progetto non possa che avere nella Pievese il punto di riferimento più importante. In proposito sono rimasto perplesso di fronte ai contatti dello scorso anno, quando alcuni pievesi si recavano spesso a Moiano.

Storia recente: due promozioni consecutive, siete passati dalla Terza alla Prima Categoria, ora due bei campionati in Prima. Nella passata stagione il Po’ Bandino era la squadra più in alto di Città della Pieve. Siete voi i più forti?
Quello della doppia promozione era un bel gruppo con Moreno Macchiaiolo come allenatore. Ancora oggi stiamo godendo dei benefici e del lavoro di quel gruppo. Adesso stiamo cercando di dare spazio ai ragazzi di Po’ Bandino ma per noi la Prima Categoria, al di là come veniamo visti da fuori, è molto dura. Richiede un grandissimo impegno e quindi la salvezza potrebbe essere paragonata ad una Coppa Campioni. Figuriamoci.
Il livellamento in basso che c’è stato poi fa si che la Prima Categoria di adesso è la Seconda di qualche anno fa, basta guardare le squadre che compongono il girone. Vedrai che verranno fuori le realtà più importanti come Tavernelle, Magione e Martinea. Se proprio debbo sperare in qualcosa di più è ritrovarci a marzo fuori dalla zona play-out per evitare la sgradevole coda di campionato.

Nemmeno i risultati positivi di questi ultimi anni sono riusciti a darvi una spinta per migliorare il campo sportivo, tribune in primo luogo?
Questo è un rammarico e una tristezza. Ti ho detto prima delle difficoltà economiche che ci troviamo a superare in questo momento. Pensa alla gente a cui chiediamo il prezzo del biglietto per vedere la partita. Alzano la testa guardano il campo e poi ti guardano. Tutte le volte abbasso lo sguardo ed ingoio la mortificazione per quello che pensano e talvolta dicono: “ma fate pagare per vedere la partita così..?”
Noi siamo la porta tra Umbria e Toscana e siamo l’unico campo del girone che non ha, non dico una tribunetta, ma nemmeno un un po’ di terra ammucchiata. Non riusciamo nemmeno a far stare i piedi all’asciutto al pubblico quando piove.
Promesse ne abbiamo ricevute tante, banche locali per prime. Ma purtroppo le promesse sono rimaste tali e anche noi non siamo stati capaci di fargliele mantenere. Ora, sarà pessimista, ma con la crisi che c’è non credo si farà più.
E pensare a tutti i camion di terra che ho visto portare via quando c’era lo sbancamento per i lavori di costruzione al poggio. Con il campo lì di sotto bastava solo scaricarla. Nemmeno la terra ci hanno lasciato.

Lo scorso anno il vostro pubblico in Prima Categoria dietro la rete, quello di Moiano in Seconda Categoria sotto una tribuna coperta. Non proverai un po’ di invidia quando andrete a giocare lì¬ poco prima di Natale?
No, non è nel mio carattere. Sono invece contento per quella società e per Moreno Macchiaiolo che è stato per qualche anno con noi. Per Emiliano Gonnellini, che ci ha lasciato da poco per andare a Moiano, dopo averci dato tantissimo. Sono amici a cui voglio bene e che ricordo con affetto. Certo a noi la tribuna sarebbe bastata molto più piccola e modesta.

Emiliano vi ha lasciato ma questo poteva essere l’anno dell’arrivo di Andrea Maccari, residente a Po’ Bandino e più volte sul punto di passare con voi.
Questa poteva essere l’annata giusta, lui è un grande giocatore. Siamo stati per molto tempo in trattativa, io però sono sempre stato scettico sull’esito e difatti poi alla fine è rimasto con la Castiglionese Macchie.

Possiamo dire che un colpo decisivo è comunque la riconferma di Marco Raccogli?
Questo ragazzo fa dei sacrifici enormi per stare cono noi. Adesso infatti lo devo andare a prendere al treno. Pensa che lui parte alle 17:30, va in macchina fino ad Orte, poi prende il treno. Arriva a Chiusi e lì lo vado a prendere io.

Ma sempre?
Eh sì. Adesso per la preparazione tutte le sere, poi dopo con gli allenamenti solo tre volte a settimana.

Ora tutte le sere, poi fino ad Aprile, un giorno sì ed uno no, Marcello andrà a prendere al treno il suo centravanti per portarlo al campo ad allenarsi. Lì penserà a recuperare qualche pallone poi quando l’allenamento è finito darà una sistemata agli spogliatoi. Taglio dell’erba quando serve, i biglietti, le maglie in lavanderia, un po’ di conti.
Ma del resto questo lo ha sempre fatto e non gli pesa. E’ di fare il Presidente che avrebbe volentieri fatto a meno.