Rassegna stampa. Dal Nuovo Corriere Nazionale di Christian Cinti (titolo del Corriere Pievese)
Da oggetto misterioso a frutto della passione, le macroregioni assumono molto spesso i contorni di una creatura indefinita buona per l’agenda di qualche politico o, tutt’al più, per essere evocata in qualche convegno. Stavolta però il discorso è diverso. Perché a parlare di “Italia di mezzo” sono proprio i cittadini. Un migliaio, per l’esattezza, interpellati nell’ambito di una indagine promossa dal centro studi La Polis in collaborazione con l’Università di Urbino. I quali vedrebbero di buon occhio la costituzione di una grande regione dell’Italia centrale. Soprattutto se in compagnia di umbri e toscani.
Le domande rientrano nel più ampio progetto di studio intitolato “Come sono cambiati i marchigiani negli ultimi anni”, realizzato appunto da La Polis e università di Urbino, presentato nei giorni scorsi da Ilvo Diamanti, sociologo e politologo oltre che direttore del centro ricerche, all’Istao di Ancona, durante un seminario promosso insieme al consiglio regionale delle Marche su “Un’agenda condivisa per una regione europea”.
Dallo studio emerge che i marchigiani si sentono “in sintonia con l’Umbria anzitutto, poi con l’Emilia Romagna e la Toscana”. Circa metà dei cittadini intervistati vede con favore la creazione di una grande regione dell’Italia centrale, “l’Italia di mezzo con i vicini umbri e toscani”. Idea che si affianca ad un “crescente sentimento di appartenenza al riferimento territoriale e simbolico del Centro Italia” e che viene rafforzata dal fatto che i marchigiani si sentono più “vicini” ai Toscani che agli abruzzesi. Una spinta dal basso rispetto ad un percorso, quello della costituzione di una macro regione centrale, che invece prosegue a singhiozzo e che sembra essere finito alle periferie dell’agenda politica.
Nonostante anche di recente il “dossier” si sia arricchito di una ulteriore proposta che arriva dal deputato anconetano Piergiorgio Carrescia (Pd), primo firmatario di un documento sottoscritto anche dalla collega pesarese Alessia Morani e da altri parlamentari. Si tratta di una proposta di legge costituzionale che punta a ridurre le attuali 20 regioni fino a 5 nuove macroregioni. La proposta del deputato del Pd prevede: Marche con Toscana, Umbria e Lazio e le province di Chieti e Viterbo lasciando comunque inalterate le 5 a statuto speciale, per le quali il percorso di modifica sarebbe molto più complicato.
Secondo il “piano Carrescia”, le Marche resterebbero unite confluendo in quella che viene definita Regione dei due mari (Tirreno e Adriatico) con Toscana, Umbria e Lazio e nella quale confluirebbero anche le ex province di Viterbo e Chieti, per un totale di 8 milioni di abitanti. È Evidente che il “parto” delle macroregioni non sarà veloce ne, tanto meno, indolore.
E se la gestione di questa rivoluzione non sarà affidata alla attuale legislatura, è probabile che, dopo il referendum di ottobre sulla riforma costituzionale, il prossimo step sarà quello di affrontare il tema di una nuova architettura dello Stato che dovrà passare per le fusioni di regioni e piccoli municipi. Indagine LaPolis-Università Mille i cittadini intervistati, vista con favore la creazione di una grande regione del centro La percentuale La road map Un intervistato su due si dice Dopo il referendum di ottobre si tornerà favorevole all’eventuale accorpamento a parlare di fusioni anche dei piccoli comuni