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La scomparsa di Vittorio Massoli, figura storica del Terziere Castello

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ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
4 MAGGIO 2016

Vittorio Massoli,  “lo stagnino” per tanti pievesi, ci ha lasciato. Era stato ricordato e premiato soltanto qualche giorno fa dall’Ente Palio dei Terzieri di Città della Pieve, come un personaggio benemerito della vita dei Terzieri e delle rievocazioni storiche che nella città si organizzano. A ritirare il premio era stato il figlio Flavio perché le sue condizioni erano già gravi. Vittorio è stato in ordine di tempo il terzo presidente del Castello, dopo Giacomo Cecconi ed Enrico Mariottini. Per tutti gli anni settanta, poi negli anni ottanta gli succedette Mario Valletti, ma lui ha continuato a fare parte di quasi tutti i consigli per tutti gli anni novanta fino ai primi anni duemila, quando in un momento di crisi nei vari passaggi generazionali, tornò a dare un contributo decisivo. Presidente, dirigente, cioè tra coloro che al momento in cui serve si assumono le responsabilità, di fronte a tutti, su tutto, ma anche grande lavoratore. Tre creature fra le tante e su tutte: il presepe, le botteghe, il carroccio. 

Riportiamo sotto l’intervista che gli fu fatta  per la realizzazione del libro “Il Castello si racconta”. Vogliamo ricordarlo, anche a lui, facendolo parlare, facendolo raccontare la sua vita, che è un pezzo di storia personale e familiare, ma che è anche soprattutto  un pezzo di storia pievese. (g.f)

  • la foto di copertina è di Luciano Droghieri

Vittorio Massoli

“Eravamo una famiglia numerosa, otto figli, all’inizio, lavoravamo in fornace. Il mi “poro babbo” diceva che da sei generazioni la famiglia Massoli ha fatto sempre i coppi…cioè nell’antichità lavoravano per le aziende agricole tipo Andreoli che avevano la fornace a Salci, fino alla Frazzi.

Infatti noi appena chiudevano le scuole si andava giù tutta la famiglia perché era un lavoro stagionale, avevamo un capannone che si dormiva , si mangiava e quando era la fine di settembre… il babbo con i fratelli restavano, noi invece quando era i primi di ottobre si ritornava alla Pieve. Durante l’inverno il mi’ babbo faceva il muratore, sempre dentro alla fornace. Io, finite le scuole medie, iniziai l’avviamento che era la scuola tecnica in alternativa alle medie, c’andai dieci giorni poi non ci andai più e il mi’ babbo mi mandò ad imparare il mestiere da Cecconi. Così cominciai a fare l’idraulico o, come si diceva allora, lo stagnino…da cui anche il soprannome.

Con Cecconi all’inizio c’era a lavorare anche il mio fratello Romolo. Ho lavorato come idraulico finchè non sono andato in pensione l’anno scorso.

L’approccio con il Castello…il Terziere è venuto dopo perché inizialmente c’ era la festa di S. Rocco. il 15 di Agosto,   che è iniziata con la festa tra i vicoli; le persone di ogni vicolo addobbavano il loro…io mi ricordo c’era il poro Saini del Po’ di Mezzo, di sotto c’era Azelio del vicolo del Fango, dopo per il corso Garibaldi c’era il maestro Fiordi. Si addobbavano i vicoli ed è iniziato che davano un premio al meglio vicolo. Poi c’era la processione, e da lì dopo è iniziato tutto. Iniziarono ad uscì il primo banditore, ad uscì le prime monne. E’ iniziata che ogni vicolo aveva la monna, cioè ogni strada c’aveva una rappresentanza di due o tre dame per vicolo insomma…e veniva eletta la migliore monna del Terziere che tra l’altro…in quel caso iniziò a partecipa anche la Associazione Turistica e misero dei biglietti, cioè si vendevano dei biglietti per votare la monna…ed era una specie di risorsa… La Lilia Fiordi vinse la prima volta e e poi si smise perché… c’erano famiglie che ci buttavano una barca di quattrini…Quell’anno mi pare che c’erano le mie sorelle, insomma ogni vicolo aveva due-tre ragazze.   Passato il periodo delle monne iniziammo ad andare a prendere i primi costumi che Don Oscar   prendeva per fa’ il banditore e le chiarine per la consegna della chiave alla Festa del Pievese lontano e quelle saranno state dunque…prima che andassi a fa il militare…

Io facevo parte del gruppo degli organizzatori insieme a me c’era il calzolaio, il Tassini, dopo c’era Azelio poi c’era Sergio Moretti per il vicolo delle Pupe ,dopo c’era il maestro Verdi.

Inizialmente i vicoli si addobbavano per conto proprio poi dopo è nata la sfida dei vicoli e poi è passato ai primi costumi alle prime cose. Sono stato nel Terziere da quando è iniziato. Anche nel consiglio ci sono stato sempre. Facevo parte del gruppo dei giovani con Roberto Pulito, la Gaga ( Gabriella), la Peppoloni. Dopo sono stato presidente per una decina d’anni all’incirca.

Prima come presidenti c’erano stati Giacomo Cecconi e Enrico Mariottini . C’era la Marcella Palamidessi che è stata membro del Consiglio ed è stata per parecchio tempo la segretaria mia. Io ho avuto come segretaria la Orietta Rossi e la Palamidessi. Dopo di me è stato presidente Mario Valletti. per due o tre legislature mi pare. Diciamo che ci sono nato nel Terziere. La soddisfazione più grossa quando fregammo il palio alla Maremma giù al campo sportivo…davanti alle scuole… un Palio che è stato giocato lì s S. Agostino. Mi ricordo che come capitano avevamo Franco Macchiaiolo, detto Beri Beri. Facemmo venire due arcieri da Montalcino che insegnarono ai nostri, ma che non che tirarono e il Palio lo vinsero tre ragazzini: Boccetta Franco, Leonardo e il figlio di Barbini. I maremmani erano incavolati perche qualche volta avevano chiamato anche loro quelli di Montalcino, ma non avevano vinto…Allora Beri Beri prese il Palio, lo mise sopra il cavallo e guai a chi glielo toccava camminando su per il Casalino…

Anche con il presepe ho partecipato dall’inizio. Il presepe è stato realizzato per merito del vicolo delle Pupe.. Cioè fu un idea del vicolo delle Pupe diciamo così. Il vicolo delle Pupe era: Sergio Bassini, c’era Rino Giuliacci, c’era il maestro Gino Porzioli, c’era Nazareno D’Ubaldo il postino… Nazareno Cupella. E più o meno è stata un’idea che è nata dentro il forno di Bassini tra queste persone…che andarono a chiedere i locali dell’attuale Terziere, nei sotterranei di Palazzo della Corgna . Perché i locali attuali sono stati chiesti inizialmente per il presepio, poi dopo ci avremmo spostato la taverna. La proprietà era della Marocchi.. e a richiederlo andò il mio zio Mario Pulito, Marcello Cupella, e Filiberto Cappannini. Loro due, infatti,   avevano lavorato nel palazzo dove avevano curato le decorazioni

ll primo presepe fu fatto nel ‘65’-’66. Il primo gruppo per fare il presepe è stato fatto in casa della Mariottini perché fu affidato il compito della realizzazione a Bricca Bruno e c’era il Consiglio che accettò sia il progetto e più i collaboratori che più o meno inizialmente oltre quelli del vicolo delle Pupe c’era Pulito Mario, Boccolini, Tizzo Nero, Romolo, Sergio Moretti, Aristide che era responsabile di tutto quanto…per diversi anni se non apriva Aristide non si entrava nel Terziere. Credo che la prima idea venne a Sergio Bassini…e può averci messo lo zampino il Loppi ( Luigi Bucciarello) che faceva parte del vicolo delle Pupe, aveva qui la casa in affitto e lavorava alla RAI a Roma. Difatti la chiamavano la Repubblica delle Pupe. Dopo Bricca il responsabile è stato Barbini detto Il Pichi…sempre con il contorno dei collaboratori più o meno finché sono vissuti…all’infuori che giovani che so’ entrati negli anni successivi. Dopo sono entrati i giovani, con il tempo, però ecco il gruppo principale era quello che ho detto, dopo c’era: Romolo, Remo, Giorgio.. c’era mezza famiglia Massoli. Il ricambio generazionale vero e proprio è avvenuto con la Banda del Buco. “banda del buco”perché un anno non si riusciva a fare il presepio e allora sto’ presepio non lo faceva Alvaro Marchesini, io già ne avevo fatti parecchi…C’è da dire che quando è tornato alla Pieve Alvaro ha iniziato a partecipare e poi si è preso l’incarico di farlo per due o tre anni.

Poi un anno eravamo arrivati a Novembre e non si era ancora partiti, allora mi incazzai e dissi lo fo io… come viene viene … e nacque la banda del buco; la banda erano i gemelli.. …Fausto e Franco Biagiotti. Fausto ( detto Bitume)… già da qualche anno veniva al presepe, c’erano anche   Fausto Della Lena, il Quaglia, Giorgio Modesti e altri ancora. Comunque si può dire che il gruppo di persone che ancora oggi è più attivo sono venuti in quell’anno lì. Dopo sono entrati Fausto Scricciolo, Giorgio Capoccia… ed altri ancora.

La costruzione della Pieve in mattoni la si deve in un certo senso a Benvignati. Lui era uno scenografo della Rai che veniva in vacanza alla Pieve ed alloggiava spesso da Barzanti. Siccome lavoravo nella casa che stava ristrutturando, gli dissi di farmi un progettino per il presepe. Mi fece un progetto sulla fame nel mondo. “La prima fame nel mondo” che è stata realizzata   l’abbiamo fatta su un suo progetto. Un anno dopo gli chiesi di farmene un altro. Mi fece lo schizzo del presepio dentro alla Pieve. Era bello, con vicoletti caratteristici. Uno dei collaboratori di quell’anno, oltre ad Alvaro era Marchigiani, il babbo di Italo e che dipingeva molto bene, veniva tra l’altro dalla scuola di Filiberto Cappannini. Nel gruppo vecchio c’erano anche Valletti, Framassi Lando perchè allora le montagne le facevamo con la carta … che dopo veniva dipinta da Cupellone e da Marchigiani. Per ritornare invece al plastico della Pieve si decise che fare il presepe dentro la Pieve era troppo complicato. Decidemmo di fare la Pieve lì dove è tuttora. Oltre a Alvaro che mise le fotografie, ci lavorarono i miei fratelli Giorgio ( detto Rancacioli) e Remo insieme a Roberto Pulito.

Il tema nei primi anni lo indicava Don Oscar e riguardava solo il presepe. Poi siamo passati a lavorare anche il corridoio. Una volta me lo ha fatto Mario Marroni … il tema era “tutte le strade portavano al Presepe”. Un altro anno per il corridoio ebbi la collaborazione di   Mario Scarpanti, che era venuto già alcune volte a fare le riprese per la Rai. Fu fatto con tante fotografie. Era l’anno del referendum sul divorzio.

Inizialmente il presepio è stato fatto partendo da una strada con tutte statue che andavano la verso la capanna. Poi c’era l’oliara e l’annunciazione era su per le scalettine che ora sono chiuse … e lì è stata sempre più o meno per tanti anni; l’oliara è stata sempre sfruttata sul deserto, sui paesaggi, un anno ci fu fatto il paesaggio di Assisi per S.Francesco.

Facemmo il presepio con Assisi nella prima saletta, quando inizia il corridoio c’è quel vuoto della cucina, e lì c’era S. Francesco vestito da cavaliere. Da lì   partìva tutto il presepio, nell’oliara ci fu fatta tutta la città di Assisi e nel salone ci facemmo la basilica. Forse era il 97’-98’, l’anno del terremoto. Il presepe televisivo me lo ricordo poco, dovrebbe essere stato nel 1982. In quell’anno era Alvaro Marchesini che coordinava. Un regista della RAI Diego Cimara entrò un po’ nell’ambito dei terzieri insieme con la Turistica, e fu quell’anno che fu mandato in mondovisione.

In televisione il presepe c’è andato diverse volte, anche durante la messa del Papa per Natale c’è andato una volta. Nell’84’-85’ è andato a Fantastico e Domenica In ed era l’anno in cui ci lavorarono anche  Valerio Bittarello e Takao Ono.

Una edizione del presepe che a me è piaciuta molto è stata quella che aveva come tema la fame nel mondo, nella quale collaborò Benvignati, Un altro che ricordo con piacere è quello realizzato con Fausto Scricciolo con la capanna dentro al salone; anche di quelli fatti insieme con Biagiotti sono stati diversi belli.

Per imparare e fare un po’ di scuola, inizialmente con Marchigiani siamo andati due volte a Collevalenza, vicino Todi, durante il secondo o il terzo anno che lo facevamo. A Collevalenza ce n’è uno fisso, molto bello, realizzato da uno spagnolo . Altre volte si sfogliava qualche pubblicazione in biblioteca… vedevi dei paesaggi, guardavi… per prendere un’ idea . La realizzazione più o meno è stata basata su questo. Siamo partiti senza niente. Andavamo qualche volta a fregare le tavole per fare i pianali, una sera con Rino riportammo 20 tavoloni in una notte.

Piano piano ti arrangiavi inizialmente con i motorini di scarto che rimediavi e li aggiustavi , per fortuna avevamo un grande tecnico che era Sergio Moretti che ti risolveva tutti i problemi. Dopo è entrato anche Franco il Tassinello. Furono spesi una barca di quadrini per fa il giorno e la notte … ma il meccanismo è ancora quello lì, anche se aggiustato. C’è Franco Tassino che lo tiene sempre a posto. Dopo 40 anni / 50 anni il giorno e la notte è ancora quel secchio dell’acqua che va giù e risale e fa il giorno e la notte. La corrente si attiva quando l’acqua sale e la  pala scende piano piano nell’acqua e si accendono le luci.. Quando esce di nuovo  che riviene fuori la luce si indebolisce piano piano e si spegne.

Un altro meccanismo interessante era quello che faceva camminare le statuine. La mia cugina la Solidea, la mamma di Andrea Possieri e moglie di Giuliano, aveva un nastro trasportatore che non adoprava e con Giuliano, che ha sempre fatto parte dei Consigli, lo utilizzammo. Un altro lo realizzammo con Sergio Moretti e con Franco il Tassino con i motorini e la catena che girava.

Ora il lavoro è diminuito perché si trova tutto quasi pronto.   Prima toccava fare tutto. Ora  serve qualcosa spesso si compra invece prima sono state fatte anche le statuine a mano… per dieci anni  usammo un gruppo di statuine che poi erano belle … perché erano fatte bene  a casa di Bricca.

Un anno rimediammo un motore che era di un aeroplano per fare la neve e con Sergio Moretti facemmo questo marchingegno, che era una specie di cassone di recupero a scivolo; ossia nevicava dentro al cassone, da sotto la prendeva, la riportava su, girava con un elica, la mandava e la rigirava.

Per i costi inizialmente si diceva: tocca a fa questo presepe e bisogna rimedia la robba…punto. Dopo piano piano è iniziata ad arriva qualche lira…

La roba la rimediavi! Inizialmente servivano chiodi, tavole e cose per fa i pancali e basta…Dopo un po’ di filo, lampadine , perché l’illuminazione era fatta bene però era tutta roba che rimediavamo in giro. Il primo presepio avremo speso 5.000 lire di quei tempi… ma non le avremo spese.

I primi anni fu chiesto il permesso al Vescovo di poter andare a ritirare le statue in tutte le chiese della zona. Gli spiegammo a cosa servivano, l’idea gli piacque per fare un presepio in grande stile, gli piacque e allora andammo al Santuario dove c’erano le più belle.

Prima ogni Chiesa faceva il suo presepino. Ogni Prete dette quello che aveva. Andammo addirittura fino a S. Donato, a Salci, a Ponticelli, a S. Litardo, anche se parecchie erano copie dell’altre ma insomma… così abbiamo iniziato. Dopo con il tempo qualched’una avemo iniziato a comprarne perché c’erano soldini da spendere.

Per la storia del terziere: una volta spulciavo nei libri  della Confraternita… la confraternita di San Pietro era una delle più importanti confraternite della Pieve.. addirittura se uno voleva aprire la bottega… una bottega di orafo, archibugieri, fabbri   dovevano pagare la Confraternita, Dopo  facevano una festa che era paesana e che comprendeva tutto il paese…”