ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
16 APRILE 2017
Montegabbione- La Scarzuola un luogo che una persona almeno una volta nella vita dovrebbe visitare. Ammetto la mia ignoranza, nonostante abitassi a pochi chilometri, non la conoscevo. La conobbi tre anni fa, documentandomi su un libro e poi facendovi visita due volte. Perché con una sola visita non si apprezza appieno il disegno metafisico dei significati criptici di tutto quello che si vede. La Scarzuola sorge tra le colline umbre a pochi passi da Montegabbione.
Entrarvi è come fare un lungo viaggio introspettivo, dove il visitatore rimane ammaliato, ma sopratutto ne esce con un bagaglio interiore più ampio. La guida è del tutto inusuale, forse per collegarsi meglio all’ambientazione, Marco Solari. Colui che ha ereditato, a detta sua perché ai suoi parenti non interessava, la Scarzuola. Prendendo i progetti di suo zio, l’architetto milanese Tomaso Buzzi. Ha realizzato la “Città Ideale” che sorge dietro ad un convento francescano. Unire il sacro al profano. La Scarzuola, deve il suo nome alla scarza, una pianta paludosa che venne utilizzata da San Francesco in persona per costruirsi una casa. Alla morte del frate e dopo la sua santificazione, al posto della bucolica abitazione fu costruito un convento, proprio dove il Santo dimorava.
Buzzi entrò in possesso del convento e di tutto il territorio circostante sotto consiglio di un amico, e per suo diletto disegnò dei progetti, che faceva costruire durante il giorno e distruggeva alla sera. Perché a suo avviso nella natura, tutto si crea e si distrugge e la vera bellezza sta nella continua nascita e ricostruzione delle cose. Solari mentre spiega, porta sempre in mano con se i progetti di suo zio. E li mostra come un tesoro miliare. La città buzziana è un enorme teatro, costruita tutta in mattoni di tufo. Materiale abbondante in quel territorio. Ma che da due significati. Un mattone di materiale povero, per una costruzione inestimabile. In molti chiedono come mai la dicitura di “Città Ideale”. Negli scritti Buzzi, ci dà la spiegazione.
“Quando sono con voi sono vestito, e in cravatta; quando sono qui alla Scarzuola, sono nudo, e questo voi non potete sopportarlo. (…)Io vivo una vita di sogno, segreta, in mezzo alle mie carte, i miei disegni e le mie pitture, le mie sculture. E anche la Scarzuola diventa sempre più, in pietra viva, il mio sogno ad occhi aperti, sempre più vasto, e complesso, , e ricco di significati reconditi, di allusioni e di metafore.”
Si passa dal mito greco, fino a quello dell’Antica Roma. Con il mito dei mostri e delle creature fantastiche. Che attorniano il giardino. Nulla è messo li a caso. Con simboli massonici a fare capolino. Ci troviamo al centro di un anfiteatro romano (il Teatro Mundi) con davanti a noi una grande nave. Sul ponte vi è un’enorme scacchiera. La nave ha sulla prua un corpo di donna. Quest’ultima simboleggia Madre Natura, l’origine della vita. Colpiscono le raffigurazione di strumenti musicali. Buzzi era amante della musica. Un enorme occhio è posizionato sotto il ponte. Sta a simboleggiare il terzo occhio, molto presente nelle opere buzziane. Nel foro della pupilla ha uno specchio, a testimoniare l’immagine di chi l’osserva, spoglio di ogni suo pensiero. Alla nostra sinistra vi sta il Teatro dell’Arnia. Deve il suo nome alle api. Che metaforicamente simboleggiano i pensieri operosi e agitati di Buzzi, mentre progetta la sua amata città. A destra svetta l’Acropoli un insieme di templi incastonati uno sull’altro. Inoltre colpisce il cipresso al centro di un muro circolare (il Teatro di Ciparisso), colpito da un fulmine. A simboleggiare un centro nevralgico. La torre dell’orologio a testimonianza della nostra schiavitù nei confronti del tempo. In una società che va sempre di fretta e non trova il tempo per le cose veramente importanti. La balena, dove i visitatori passano dalla bocca dell’animale e fanno un percorso in salita lastricato di colonne che porta sino alla porta dell’amore. Quest’ultima sta a simboleggiare che l’amore va conquistato con la fatica. La Torre di Babele, di fronte al Tempio di Apollo. Al suo interno lastricata di vetro trasparente. Simboleggia il bambino che siamo stati, prima ancora di saper parlare e pensare. Il nostro spirito diviene corrotto dall’esterno con il passar del tempo. Da individuo puro e trasparente, si trasforma in un individuo incasellato in un pensiero non suo ma della società in cui vive.
La Scarzuola è un viaggio impressionante e travolgente che consiglio a tutti di fare almeno una volta nella vita.
Patrik Manganello