Home Argomenti Calcio La Pievese verso i 90. Aldo Cestola “Il re del fango”

La Pievese verso i 90. Aldo Cestola “Il re del fango”

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Avviandoci verso le celebrazioni dei novanta anni della Pievese e del calcio a Città della Pieve e ripercorrendo a grandi falcate la sua storia, nel periodo che va dalla fondazione del 1927 agli anni del fascismo  a quelli del primo dopoguerra, non si può non parlare di quella che forse, ancora oggi, è la figura più rappresentativa del calcio biancolereste in questo quasi secolo di vita.  Parliamo di Aldo Cestola e lo ricordiamo ripubblicando le pagine del libro “Fanno scuola agli argentini” che parlano di lui. 

Aldo Cestola “il re del fango” un grande fra le due guerre e oltre.

E’ negli anni fra le due guerre, nell’attività della Pievese prima e di una serie di altre squadre, anche di categorie superiori, prima di tornare alla Pievese, dopo la guerra, che si esalta il valore della figura, più rappresentativa del calcio pievese di questo ottantennio: Aldo Cestola. A chiamarlo “il re del fango” è stato Alfio Branda nella sua bella e preziosa pubblicazione “ Stelle in corsa”, perché, a suo avviso, la forza, la classe, la malizia di Cestola si esaltava nei campi pesanti.

E in quegli anni i soffici campi erbosi non abbondavano di certo! Aldo Cestola era nato a Città della Pieve. Il 29. agosto del 1909. Come orfano di guerra fu ospite, insieme al fratello Giuseppe ( anche lui calciatore biancoceleste in quei primi anni e padre di Ferruccio ( Ciri) che calcherà i campi pievesi negli anni cinquanta e sessanta.) in un collegio a Roma. Li raccontava di avere dato i primi calci al pallone e di avere avuto i primi successi.

Cominciò nella Fortitudo di Roma, squadra che pochi anni dopo darà vita insieme ad altre due compagini capitoline, alla Roma. Durante il servizio militare gioco’ nell’Arpinati di Bologna, praticamente la squadra riserve della città, e si dice che ebbe almeno un paio di esperienze con la rappresentativa della massima serie. Arpinati era il capo del fascismo locale, Podestà della città della Torre degli Asinelli, grande amico della prima ora di Mussolini e, per diversi anni, anche grande capo del calcio italiano. Poi cadde in disgrazia, fu addirittura accusato di avere organizzato un attentato contro il Duce e si ritirò, a vita privata, nelle campagne sopra Bologna. Morirà tragicamente durante la guerra civile per mano di una brigata partigiana, quando si era già schierato dalla parte dei badogliani.

Aldo, tornato a Città della Pieve, durante il ventennio, fece lo stradino per il Comune, da Ponticelli alle Piazze.

Come racconta Maurizio Tassini, riportando anche i ricordi del padre, “per alcune generazioni di calciatori Aldo Cestola fu maestro, “chioccia” ed esempio di attaccamento ai colori sociali, fu per “definizione” prima il “centrosostegno “ della Pievese poi semplicemente il numero 5. Persona simpaticissima, amico fraterno di mio padre, era solito dire dopo le mie prestazioni nella Pievese in cui negli anni 70 ero il numero 5, sei il 4 ½ della Pievese, per farmi capire che lui era inarrivabile, ed era vero !”

Oltre alla Pievese, ebbe significative esperienze nell’ Orvietana, nel Tifernum di Citta’ di Castello, nel Gubbio, Magione, Nestor di Marciano, Cetona, Camucia. Nel corso delle nostre ricerche abbiamo avuto riscontri della sua presenza nel corso degli anni nelle seguenti squadre: Pievese 1927 1930, Nestor 1931, Nestor 1932, Città di Castello 1938 serie C, Gubbio 1939 serie C, Ausonia Marsciano 1939. Pievese 1947/1954 . A raccontarci delle gesta di Cestola nell’altra città del laterizio, Marsciano, che pochi anni dopo competerà con la Pieve sull’innovazione di quel settore, con le Fornaci Briziarelli, è Angeleri, nei suoi due bei libri sullo sport in riva al Nestore.

Angeleri dice che nel 1931. la Nestor di Marciano è promossa in Seconda Divisione. Nella seconda divisione giocano: Nestor, Gubbio, Orvietana, Virus Spoleto, Tiferno, Perugina II, Ternana II e Foligno II. Per questo campionato la Nestor si rafforza con il pievese Cestola e con il maceratese Tombolesi, prelevato dal Perugia. “Aldo Cestola è un giramondo e viaggia con un sidecar. “ Nel marzo 1932 Cestola e Tombolesi sono convocati nella rappresentativa Umbra. A Marsciano Cestola conoscerà un’altra figura importante del calcio umbro di quegli anni e di quelli seguenti: l’impiegato delle Poste Masciolini che giocò anche nel Perugia e che per diversi anni frequenterà la Pieve e sarà importante nella carriera calcistica di alcuni giocatori pievesi. Notizie ufficiali di Cestola li abbiamo di nuovo nel 1938, questa volta da Città di Castello. La squadra locale farà in quell’anno una stagione di rodaggio e nel 1938 Castello ritorna in serie C “.Sarà un campionato entusiasmante per la tifoseria, con le giocate talentuose del duo Cestola –Pazzagli e gli agguerriti derby contro il Gubbio e la Borzacchini Terni”. Testimone d’eccezione di questi anni è Alfio Branda nel volume che abbiamo già citato.

Una curiosità: non abbiamo conferme, ma siccome l’inaugurazione del Santa Giuliana a Perugia avviene il 4 settembre del 1938 con ospite prescelta la Tiferno di Città di Castello è assai verosimile pensare che il nostro Cestola possa essere stato della partita. Poi avremo notizie di Cestola da Gubbio. Per i rossoblu della città dei ceri non fu un gran campionato quello del 39. “Non c’erano più….Cestola “il re del fango” è sempre Branda a raccontarcelo. Nel 1939, infatti, Cestola torna a Marciano, nella squadra che aveva preso il nome datole dal regime. Nella finale del campionato provinciale propaganda, fra Ausonia Marciano e Santa Maria degli Angeli, i marscianesi vincono con un risultato clamoroso, 8 a 1. La prima rete è segnata da Cestola con un forte tiro da venti metri.

Ma in quegli anni comincia un’altra partita drammatica che si rivelerà letale per le sorti degli italiani. La follia di Hitler trascina il mondo nella seconda guerra mondiale. Mussolini porta l’Italia in guerra ed il nostro Cestola partecipa con il suo appassionato ed ingenuo slancio. La figlia Mary conserva dei quaderni di poesie di quegli anni terribili di guerra e di prigionia in cui Aldo scrive tutta la sua struggente nostalgia per la famiglia e per l’amata Pieve, senza mai tradire quel sentimento patriottico e di romantica giustizia che fuorviò molti giovani durante il fascismo.

C’è un racconto toccante, con Aldo Cestola protagonista, durante la guerra che ho trovato nelle pagine di Angeleri, che sta parlando di due calciatori marscianesi di quegli anni. Siamo nel 1941.“ In Libia gli Italiani sono in rotta. Fra i tanti che non sanno dove andare anche due giovani marscianesi: Mario Artegiani e Dario Fiocchetti. Mario e Dario hanno perso ogni contatto con i commilitoni e vagano senza meta nel deserto. Sono due giorni che non mangiano. Ad un tratto, quando è già sera, notano in lontananza una lucina. Sarà un miraggio?I due giovani soldati non ci pensano un attimo e si dirigono verso la possibile salvezza. Dopo aver camminato molto si rendono conto di essere vicini ad ad una baracca quadrata. Si avvicinano cauti e le voci che giungono dall’interno li fanno esultare: sono italiani. Entrano e chiedono qualcosa da mangiare, ma i soldati li invitano ad andarsene ”perchè qui è pericoloso”. Quando stanno per uscire Mario nota fra gli altri un volto conosciuto.”ma tu sei Aldo!” dice rivolto ad un uomo robusto seduto nella penombra. ”E voi chi siete?”risponde il soldato indicato da Mario.”Siamo di Marciano e tu sei Aldo Cestola di Città della Pieve. Quando giocavi con la Nestor venivi spesso a pranzo a casa mia”. I ricordi si fanno ben presto strada nella mente del forte giocatore, ma non può accoglierli nella baracca. Senza farsi vedere dai compagni, comunque, mette in tasca a Mario e Dario cinque pagnotte di pane e due scatolette. Appena fuori, coperti dal buio, i due si siedono in terra e consumano “ il più bel pasto della loro vita”.

Prigioniero durante il secondo conflitto mondiale gioco’ in Egitto ed Inghilterra ricevendo moltissimi attestati di stima. Quando dopo il passaggio del fronte, la Pievese nel maggio del 1945, è ricostituita e ricomincia a giocare le prime partite amichevoli, Cestola non è ancora tornato dalla guerra e dalla prigionia. Lo ritroveremo nelle cronache del 1947 e da allora per sette anni sarà, il vecchio capitano, leone di tante battaglie.

pievese anni 50

Dopo la guerra Aldo Cestola lavorò come ispettore presso il Consorzio di Bonifica di Chiusi. Abitammo per qualche anno alla fine degli anni cinquanta nella stessa palazzina all’inizio dello stradone delle Case Popolari. Lo ricordo quando tornava dal lavoro con la sua lambretta. Io cominciavo a dare i primi calci nel campo da tennis che c’era dove oggi c’è il laboratorio di maglieria, e nelle sfide tra Sciangai e Maremma al campo di Sant’Agostino. Ero già un tifoso della Fiorentina. Mia madre mi fece una maglia viola, di lana. Aveva il numero quattro dietro ed il giglio davanti. Aldo mi chiamava Chiappella che era il mediano capitano della squadra che vinse in quegli anni il primo scudetto. Per qualche tempo fu un soprannome che mi portai dietro.

La partita di addio al calcio giocato di Aldo Cestola, è stata ricordata da molti degli intervistati ed evidentemente fu un avvenimento di rilievo, non solo per il calcio, nella vita della nostra città.

Abbiamo avuto la fortuna di recuperare sia diverse foto, grazie alla affezionatissima sua figlia Mary, sia la puntuale cronaca del maestro Porzioli. .Li ritengo due dei “pezzi forti” di questo nostro lavoro.

La partita si giocò il giorno di San Rocco, il 16 agosto del 1953. La squadra ospite fu l’Orvietana nelle cui fila Cestola aveva giocato negli anni trenta. Nelle foto si può vedere la grande partecipazione di pubblico e di autorità, l’affetto e l’entusiasmo dei compagni di squadra ed il momento commemorativo affidato alle parole del professor Magrini consigliere federale del Coni. Tra i presenti è facilmente riconoscibile l’allora presidente della società sportiva Vincenzo Mazzuoli ed un vecchio dirigente di quegli anni quale Augero.

foto premiazione

La premiazione al termine della partita

Nella sua precisa ed imparziale ricostruzione Gino Porzioli ricorda che dal punto di vista più propriamente sportivo la partita fu n po’ deludente per i tifosi biancocelesti, perché finì con la vittoria dei biancorossi di Orvieto, per 4 a 3. Le reti della Pievese furono realizzate da Bronco, da Bianchi I e da un autorete. Questo è il testo integrale dell’articolo.

partita di commemorazione

Cestola,  con la squadra,  portato in trionfo dai compagni

Dopo il ritiro come calciatore Aldo Cestola manterrà uno stretto legame con il mondo del pallone facendo per qualche anno l’allenatore e dando i suoi consigli ogni volta che ci sarà bisogno della sua grande esperienza.

Per due anni fu allenatore della squadra delle Fornaci Frazzi dal 1954 al 1956, che furono anche gli anni di maggior successo per gli arancioverdi di Merli e Possieri, che ottennero ottimi risultati sia nei campionati juniores sia nel campionato regionale.

Nel 1956 Cestola si trasferì ad allenare nella vicina Chiusi e nel 1959 tornò all’amata Pieve allenando quella Pievese che dopo un intervallo di alcuni anni si riaffacciò sulla scena del calcio umbro prima di entrare in crisi di nuovo e di risorgere con il Csi di Don Augusto Panzanelli.

Aldo era tifoso del Milan e grande ammiratore di Rivera, ma aveva anche un debole per il Bologna, e tutti lo ricordano come un amante soprattutto del bel calcio chiunque lo giocasse.

corrierepievese@gmail.com