Home Argomenti Arte e Cultura I PIU’ LETTI DELL’ANNO. Città della Pieve. I vignaioli etruschi dormono sulla...

I PIU’ LETTI DELL’ANNO. Città della Pieve. I vignaioli etruschi dormono sulla collina

Condividi

Dal Messaggero Umbria del 18-12-2015 – Autore: Marco Saioni

Dormono sulla collina da oltre due millenni. Suggestioni da Spoon river inevitabili per quelle due, forse tré generazioni di famiglia etrusca, declinata nella sola linea maschile. Questa è la tomba di Città della Pieve, rivelata, come di consueto, dagli artigli inconsapevoli di un mezzo meccanico al lavoro.

Una tasca nel terreno annunciata da un lunghissimo dromos, il corridoio che immette nella camera, sigillata da una porta di pietra a due battenti come un saloon. Scavarono una corsia di quindici metri per attenuare il dislivello ed evitare l’effetto pista da bob. Quello che avrebbe lanciato come un missile un sarcofago di oltre trenta quintali su rulli di legno. Stessa tecnica, eseguita al contrario dai tecnici che hanno recuperato il manufatto, fatto scorrere sui tubi Innocenti.

Una scoperta certo importante, anche perché del tutto inconsueta nel luogo, ma per il resto assai simile a tante altre sepolture rinvenute in territorio chiusino, al cui contesto storico-archeologico va necessariamente riferita. Eppure, oltre al comprensibile scompiglio della comunità pievese, la notìzia ha straripato dall’alveo localistico, dilagando sui media di ogni genere. Da cui il servizio pubblicato sull’inserto di un autorevole quotidiano nazionale, oltre alle pressanti richieste di notizie da parte di blasonate riviste europee.

Insomma Laris e i suoi parenti dentro l’urne, non più confortate di pianto, hanno fatto il botto.

Di certo un buon viatico per l’amministrazione comunale, che si è prodigata nei lavori di recupero, anche avvalendosi del fondamentale contributo dei Vigili del fuoco, e ora gioca legittimamente le sue carte. Sabato 19 dicembre è infatti previsto un incontro pubblico con il sindaco Fausto Scricciolo, al quale parteciperà il sottosegretario ai beni culturali Ilaria Borletti Buitoni, oltre al soprintendente Elena Calandra e all’assessore regionale Fernanda Cecchini. Si farà il punto sullo scavo, i restauri e la successiva musealizzazione.

La collettività pievese, che già annovera il Perugino nell’albo di famiglia, intende così annettersi anche gli avi etruschi della collina.

Ma chi erano questi personaggi sui quali è calata improvvisa la luce del sole? Gli elementi di maggior interesse risiedono nelle iscrizioni, in corso di studio, che potranno probabilmente dipanarne il mistero, stabilendo connessioni con altri gruppi famigliari già noti in area chiusina.

Per il resto si tratta del corredo tipico di età ellenistica, costituito oltre alle urne, da vasetti miniaturistici, un’olla, un’anfora e frammenti di bronzo. Ai piedi del sarcofago, una testa, con evidente frattura alla base del collo, che ritrae un personaggio maschile, calvo, di cui al momento non è chiaro contesto di appartenenza.

Una famiglia da collocare probabilmente nel novero de proprietà terriera, magari anche viticoltori, se quell’anfora vinaria rinvenuta tra i materiali possiede un senso. Ma di certo la sovresposizione mediática non attiene all’eccezionalità dell’evento. Essa va piuttosto ricondotta al ruolo preminente dei social media, non così assidui qualche anno fa. Basti pensare alla risonanza di base intensità registrata nei casi di Strozzacapponi con urne dipinte e letti in bronzo o all’incomparabile valore delle sepolture principesche di Spoleto. Insomma le immagini carpite e rilanciate hanno prodotto rivoli di senso e alimentato crescente curiosità, il web ha così contagiato gli etruschi fino alla forma virale