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La Mossuto stuzzica e Leonelli risponde. Marini e Bocci si misurano a distanza

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Vogliamo offrire ai nostri lettori, come sempre, anche uno spaccato ed una interpretazione delle vicende politiche regionali. Questa volta vi riportiamo un articolo scritto dalla direttrice del Corriere dell’Umbria, Anna Mossuto, che non è nuova ad intervenire sulla scena politica regionale, non solo per esprimere il suo punto di vista, ma anche per stimolare, un confronto politico sempre molto criptico, ad una maggiore chiarezza e trasparenza. Poi aggiungiamo una lettera che il segretario regionale del Pd, nonché consigliere regionale, Giacomo Leonelli, ha scritto al giornale ritenendosi (e giustamente) chiamato in causa. Lo facciamo anche perché questa volta, anche se non sull’articolo della Mossuto o sulla lettera di Leonelli, anche il Trasimeno, o meglio il Pd del Trasimeno è stato chiamato in causa, diciamo più o meno direttamente.

La Mossuto infatti stigmatizza Leonelli che in teoria dovrebbe guidare il partito di maggioranza relativa della regione per dirgli, guarda che mentre tu con i tuoi giovani collaboratori vai in giro per il mercato, i capi veri si stanno organizzando per le prossime scadenze a cominciare dallo scontro finale sulla crisi di giunta, ancora in alto mare.

Leonelli risponde, io ci provo, io convoco gli organismi dirigenti, io scrivo le risoluzioni, ma qui siamo ancora fermi al confronto –  scontro delle primarie fra Bocci e la Marini.

E come ci entra di mezzo il Trasimeno? Perché venerdì scorso, Giampiero Bocci ha organizzato a Città della Pieve una affollata riunione sul tema “Macroregione e ruolo dell’area del Trasimeno” con la partecipazione del professor Roberto Segatori. Al di là dell’interessante discussione che c’è stata, pare che quando qualcuno ha informato la  presidente lei sia andata su tutte le furie.

Verrebbe a questo punto la voglia di scrivere anche noi una lettera al popolo “trasimenide”, al popolo del Chiugi e del Marchesato dei Della Corgna, da sempre granaio di Perugia,   un popolo tanto buono e paziente, serbatoio di voti per omnia secula seculorum, ai democratici in particolare, che oggi hanno un gruppo dirigente che non respirerebbe per timore di dare fastidio a qualcuno. Scrivergli cosa? Non vi fate coinvolgere nella stagione dei lunghi coltelli, Pensate a ragionare bene,  fino in fondo sui vostri interessi cruciali e decisivi di questa fase. Fatevi la vostra posizione prendendo consigli da tutti, ma che sia la vostra e poi andate dalla Marini, da Bocci e da Leonelli, andate nelle diverse città e zone dell’Umbria, non  per scegliere a chi legare il carro , ma semmai per offrire il vostro carro e far salire altri. Crediumbria docet  E’ uno degli ultimi treni che vi passa accanto ( ma non solo quello dell’alta Velocità). Perché anche i serbatoi di voti, alla fine devono pensare a come ricostituire le risorse,  quando l’esaurimento si avvicina.

(g.f)

dal Corriere dell’Umbria di Anna Mossuto “Bocci mostra i muscoli, Leonelli va al mercato”

Accade anche questo nella nostra piccola regione. E per merito (o demerito) del Pd, il partito di maggioranza quasi assoluta, se non fosse per la presenza socialista, della coalizione di centrosinistra. Eh sì perché chi governa è capace anche di sdoppiarsi ed essere contemporaneamente opposizione, mettendo in piedi un mistero glorioso. Un mistero che passa per due immagini emblematiche, di quelle che parlano da sole e non necessitano neanche di una didascalia. Sabato scorso il segretario regionale Giacomo Leonelli parlava a un’assemblea del partito composta da quattro gatti e più che altro interloquiva con le sedie vuote del Capitini. Una settimana dopo, ieri, la corrente che fa capo al sottosegretario agli Interni Gianpiero Bocci ha strariempito la sala, con oltre settecento persone che si sono ritrovate a discutere di politica in un’iniziativa dal titolo esplicativo, Futurando. Li c’era il nulla, a Trevi il pienone. Non è solo una questione di numeri, anche se i numeri sono importanti perché rispecchiano la partecipazione, pesano il consenso, è più che altro la storia di questa classe dirigente, di chi ha la responsabilità di amministrarci e di dove vorrà portarci. E’ la contrapposizione tra chi ha una visione, condivisibile o meno, e chi non ha un’idea e se l ‘ ha non la tira fuori. Trevi i boociani riuniti in conclave con coupé de thèatre tipo il gran rientro dell’ex sindaco di Perugia Wladimiro Boccali, in giro per il capoluogo Leonelli e i giovani leonelli (intesi come supporters) a sistemare banchetti per il sì al referendum costituzionale di ottobre. Per i curiosi la presidente Catiuscia Marini è stata un po’ al mercato a fare campagna elettorale con il segretario e poi a Pantalla a fare il bilancio di un quinquennio dell’ ospedale. Tutti eventi solo all’apparenza scollegati dalla crisi regionale scaturita dalle nomine in sanità che si trascina da oltre tré mesi e mezzo, crisi che dopo l’ennesimo e stucchevole rinvio sta li nella sua totalità, senza alcun passo o passetto avanti verso uno straccio di soluzione. Anzi le parti in causa. Marini e Bocci, sono sempre più lontane nonostante i tentativi di conciliazione, gli auspici, le “vasche” per corso Vannucci e le promesse. In mezzo c’è o meglio non c’è il partito e chi lo rappresenta. Forse farebbe bene Leonelli a prendere in mano, ma seriamente, la questione e, lui che è appassionato di calcio, ad armarsi di fischietto e cartellino rosso obbligando i due litiganti a trovare un accordo anziché continuare a mandare la palla sugli spalti per non vedere la melina che si consuma sul rettangolo verde. Ne va della credibilità della politica, ma soprattutto del bene dell’Umbria. Ma come è naturale, visti i presupposti e i supposti, nessuno dei due vuole perdere la faccia, nessuno dei due vuole consegnarsi all’altro e nel frattempo vanno in scena il braccio di ferro tra chi punta sul rinnovamento e chi resiste a difesa della propria autonomia. Il partito si ritrova spaccato come una mela, con una campagna acquisti degna di un calcio mercato di serie A. Il rischio è serio, forse una delle squadre vedrà anche la Champions ma l’altra finirà tra i dilettanti. E questo scenario a lungo andare potrebbe incancrenire i rapporti e soprattutto paralizzare a d’ora di più l’attività amministrativa. Insomma le correnti vanno bene, il confronto è salutare, se poi si arriva a una sintesi, a un punto di caduta delle posizioni. Se altrimenti la sfida è solo a chi ha più muscoli o più truppe cammellate allora non si va da nessuna parte. E a rimetterci è questa povera regione. Insomma chi ha più buon senso lo adoperi anche a costo di rimetterci un pizzico di orgoglio. La politica, questa politica, già appassiona molto poco da incrementare di elezione in elezione l’astensionismo e da favorire invasioni di campo clamorose. Per esempio da parte di alcuni esponenti della Chiesa. Ha cominciato qualche settimana fa il vescovo di Assisi Domenico Sorrentino scrivendo una sorta di lettera aperta ai candidati a sindaco e consiglieri, con tanto di punti dettagliati di un programma elettorale. Da ultimo il vescovo di Foligno Gualtiero Sigismondi è sceso in campo con un assist per il sindaco della città alle prese con una crisi di bilancio e di tenuta della maggioranza. Nulla impedisce ai vescovi di fare politica nel senso più nobile del termine, cioè richiamare al bene comune o esprimere una posizione su temi generali, ma schierarsi con tizio o contro caio e addirittura dare giudizi su chi va a caccia di poltrone e chi no, beh questa specie di interventi sarebbe meglio evitare. Per non aggiungere benzina al fuoco e anche perché di prediche già se ne sentono parecchie in giro e non tutte dall’altare. Sarà il caso di riappropriarsi della regola benedettina “ora et labora”, in tutti i campi, a maggior ragione in quello ecclesiastico.

dal Corriere dell’Umbria lettera di Giacomo Leonelli

 Crisi? Siamo ancora fermi alle primarie Bocci-Marini

Gentile direttore, anche alla luce del suo articolo (ieri, ndr), mi corre l’obbligo di sviluppare una breve riflessione sul Pd dell’Umbria, su quello che ritengo debba essere il suo ruolo e su quello che soprattutto penso che i cittadini si aspettino da noi. Per prima cosa va sgombrato il tavolo da tre possibili equivoci: a quella che Lei chiama “prova muscolare” di una corrente del Pd umbro non va contrapposta ne l’assemblea regionale di sabato, ne l’attività della segreteria regionale, ne tantomeno la mia presenza ieri ai banchetti di raccolta firme del referendum. Non va contrapposta l’assemblea di sabato perché non era una riunione di “corrente”: l’assemblea è organo rappresentativo di tutte le componenti del Pd e buona parte di quelle assenze, va detto, sono figlie proprio della correntizzazione estrema che vive il Pd per la quale tutti i “capocorrente” sono pronti a telefonare alle proprie truppe se è prevedibile lo scontro mentre queste si lasciano comodamente in trincea se non aleggia nell’aria lo scontro interno come sabato scorso. Soluzioni? Una sola: un partito dove gli iscritti siano sempre più cittadini indipendenti e sempre meno legati a filiere interne. Non va contrapposta l’attività della segreteria regionale, sia perché se questa doveva proprio “mostrare i muscoli” l’ha fatto ampiamente il 6 maggio alla presenza del Ministro Boschi, in un teatro strapieno e ben più capiente di molte altre sale, sia perché solo negli ultimi 2 mesi abbiamo promosso discussioni nei circoli, direzioni regionali e prodotto documenti su temi centrali per la nostra regione come reddito d’inclusione (prossimo a vedere la luce) rifiuti e economia circolare, riforme e riorganizzazione della regione, infrastrutture e trasporti oltre che sulla discussa sanità regionale. Ma soprattutto il tema centrale è che non va contrapposta la mobilitazione per il referendum. Matteo Renzi è stato chiaro: il Pd in queste settimane dovrà occuparsi praticamente in via esclusiva di quella mobilitazione, anche perché per “guardarsi l’ombelico” a Roma come in Umbria da novembre in poi ci saranno i congressi. La rappresentazione contrapposta dunque del segretario regionale che, accompagnato da qualche giovanotto, con 30 gradi non trova di meglio che spendersi sui mercati del capoluogo, mentre dirigenti di chiara fama discutono alacremente del futuro, è quanto di più distante dal messaggio che in questi giorni il segretario nazionale ha voluto lanciare (“tutti uniti nelle piazze per il referendum e poi ci conteremo”). In ultimo il tema sullo sfondo e cioè la ricomposizione della giunta sulla quale la mia segreteria regionale si è spesa più volte, sia con colloqui (formali ed informali) sia soprattutto con un documento sul futuro della sanità umbra che ha ricevuto l’approvazione unanime dalle direzione. Se dunque appare condivisibile la sua analisi, rispetto a una crisi figlia in gran parte di dinamiche di corrente e di personalismi (che, aggiungo, appaiono ancora saldamente ancorati alle primarie Bocci – Marini 2010) quali margini, ai fini del superamento delle criticità, rimangono per il segretario regionale e soprattutto per la politica con la “P” maiuscola se non quelli di mettere al centro della discussione, soprattutto sulla sanità, le aspettative dei cittadini anziché di pezzi della classe dirigente del Pd ? Perché il rischio vero è che quel dibattito, troppo spesso fermo alle logiche del 2010, inquini la discussione interna, polarizzi lo scontro, annacqui tutto quello che il partito a vari livelli produce e promuove, e soprattutto “ammazzi nella culla” una classe dirigente nuova che cresce nelle amministrazioni e nel partito, ma che nella logica delle antiche divisioni se dovesse limitarsi a ingrossare le fila delle truppe già schierate da anni da un lato perderebbe la sua occasione e dall’altro soprattutto rinuncerebbe a interpretare quella domanda di innovazione e archiviazione del passato che la società regionale ci chiede; e che appare sempre più distante da quelle dinamiche e prove di forza tra correnti interne che sembrano appassionare molto gli addetti ai lavori e sempre meno un’opinione diffusa che legge in questo dibattito tutto fuorché qualcosa di utile all’Umbria.

*Segretario regionale Pd