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Giunta Scricciolo: a metà del guado o in mezzo al guado?

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ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
3 SETTEMBRE 2017

Sono passati tre anni dall’insediamento della giunta e del consiglio comunale eletti nelle ultime elezioni comunali di Città della Pieve. E’ possibile e necessario fare delle prime valutazioni, del tutto personali ed opinabili, ovviamente, con i primi elementi probanti. Ha vinto quelle elezioni il Partito Democratico con Fausto Scricciolo candidato sindaco.

Ha vinto in modo abbastanza netto, anche per la frammentazione degli altri contendenti, che in un sistema elettorale maggioritario, senza il doppio turno, è un regalo alla formazione più forte.

Ma soprattutto ha vinto dopo quella che è stata la vera sfida elettorale, cioè la primarie del Pd che furono convocate, anche per la disponibilità del sindaco uscente Riccardo Manganello. E’ stata una scelta storica per il Pd e per la politica pievese più in generale. Per la prima volta si è vissuto un confronto democratico alla luce del sole, in un partito ed in una politica molto chiusa e poco trasparente. E quelle primarie infatti, hanno registrato una partecipazione ampia, anche al di là dell’elettorato classico del centro sinistra.

La vittoria di Scricciolo su Manganello è stata espressione di una richiesta di cambiamento che andava al di là delle persone e si rivolgeva alla politica e al partito che attraverso diversi cambiamenti, di fatto, amministra, ininterrottamente, Città della Pieve dalla costituzione della Repubblica sino ad oggi. Fausto Scricciolo, pur iscritto al Pd, ha sfruttato anche la sua estraneità a questa lunga storia. Ma il colpo di grazia al sindaco uscente fu dato dalla scelta fatta dalla Regione, pochi mesi prima, insieme alla conferenza dei sindaci dell’area, di chiudere quello, poco, che restava dell’ospedale di Città della Pieve, dopo che per anni ed anni un po’ tutti avevano messo la testa sotto la sabbia in attesa che la situazione, come i più sapevano, precipitasse. Va detto, per correttezza storica, che nella triste vicenda della politica dello struzzo fatta da tutti, maggioranza e opposizione, sull’ospedale a Città della Pieve, Manganello e la sua Giunta erano i meno responsabili. Molto meno delle Giunte precedenti.

Questa premessa per dire che a Scricciolo ed ai vincitori delle primarie e delle elezioni , si chiese e si continua a chiedere anche qualcosa di più di quello che effettivamente possono dare o che è nelle competenze di un comune di circa ottomila anime. E per essere franchi fino in fondo c’è da dire che oggi augurio peggiore ad un amico di quello di fare l’amministratore o il sindaco di un Comune, è difficile farlo. I comuni infatti sono gli unici Enti dello Stato riconosciuti dai cittadini e nello stesso tempo sono quelle istituzioni su cui lo Stato centrale ha realizzato i tagli maggiori per non intervenire come si dovrebbe su Ministeri, Regioni, e mille altri Enti pubblici che assorbono, non sempre produttivamente, ancora tanta parte delle tasse pagate dai contribuenti.

Nel suo bilancio di metà legislatura , pubblicato nel giornale inviato a tutti i pievesi a fine 2016, il Sindaco cita tutto quello che è stato fatto e avviato in questa prima parte della legislatura: riconversione dell’Ospedale, nuovo Liceo Musicale, progetti per l’utilizzazione delle risorse della linea di finanziamento ITI, da utilizzare per la sistemazione di Palazzo della Corgna ed altri servizi infrastrutturali, Distretto Turistico dell’Etruria Meridionale, area camper, valorizzazione e sistemazione reperti etruschi, qualificazione Palio de i Terzieri, l’associazione di servizi e funzioni con gli altri Comuni, dialogo con la cittadinanza attraverso nuovi portali e l’uso dei social network., totale attenzione nell’ambito sociale con un’attività capillare. Grande impegno su fronti quali infanzia, violenza, disagio, formazione, anziani, disabili, sui Beni Comuni, revisione del sistema di raccolta rifiuti, progetto del Centro Commerciale Naturale,, nuovo Piano Regolatore, Poi nella conclusione del suo saluto Scricciolo dice “Noi non smetteremo di assicurare il nostro impegno ed il nostro lavoro, ma c’è bisogno anche di collaborazione, di sostegno e di fiducia”.

Si tratta di progetti in gran parte da definire, oltre che da realizzare. E’ chiaro che il giudizio finale al termine della legislatura dipenderà  da come e da quanto questi progetti saranno realizzati. Ma anche da quanto questi progetti avranno cambiato in meglio, o gettato le premesse per cambiare in meglio la condizione di Città della Pieve.

La prima cosa che ci sarà da capire sarà come il Comune sarà stato capace di supportare l’economia ed il debole tessuto imprenditoriale locale a cominciare dal comparto del turismo e della ricettività che sembra essere, ad oggi, l’unico in grado di avere potenzialità di sviluppo. Si sa che i poteri e le competenze sui temi economici dei Comuni sono ridotti, ma il ruolo di promozione e di supporto può essere comunque svolto. Basteranno gli interventi previsti per il Centro Commerciale Naturale? Come si sta lavorando per il coinvolgimento delle imprese locali sull’ITI? Si può lavorare anche tramite le associazioni di categoria per creare “elementi di sistema”, cioè forme di associazione e integrazione in alcune funzioni aziendali? E’ possibile anche con la collaborazione dei sindacati, pensare ad accordi locali per far emergere il nero e ridurre il precariato, soprattutto nel lavoro giovanile, attraverso le diverse forme contrattuali oggi disponibili?

Sempre nel campo turistico emerge la necessità di qualificare ulteriormente gli appuntamenti che ruotano attorno al Palio ed ai Terzieri. Il ruolo e l’attività dell’Ente Palio, sono adeguati? Su quale “brand” per la città si sta lavorando? Le critiche nostre all’impostazione pubblicitaria di quest’anno (il famigerato selfie) avevano questo senso. Avevano il senso di puntare a far diventare, come in alcuni casi si sta facendo, Città della Pieve, la “Città delle Rievocazioni”. Ma questa è una impostazione che il Comune e l’Ente Palio condividono? Può l’Ente Palio svolgere compiti di fornitura di servizi che potrebbe aiutare i Terzieri che vivono con difficoltà le conseguenze della crescita avviata, come le difficoltà del Castello stanno dimostrando?

Nel settore culturale fra le tante, a volte troppe e sovrapposte , iniziative culturali, direttamente organizzate dal Comune e  patrocinate e svolte dalle associazioni, è possibile individuare delle priorità da valorizzare e magari, in una logica di area più vasta, far diventare appuntamenti di  richiamo superiore al locale? Creare cioè anche in questo campo la “specializzazione” vincente? Pur sapendo che non è il filone “etrusco” quello su cui Città della Pieve può emergere essendo a breve distanza da Chiusi, Perugia, Orvieto, ma non era possibile fare niente prima della vendita della collezione che conteneva il maggior numero di reperto etruschi rinvenuti nel territorio pievese?

Nella sanità gran parte dei giochi sono fatti, o meglio sono stati fatti, male, negli anni passati. Quando si è perso il treno dell’Ospedale Unico, Ora però oltre a realizzare i servizi previsti dalla Casa della Salute, c’è un “Punto di Prima Assistenza” da potenziare. Era quello che aveva promesso la Presidente Marini in una assemblea pubblica, legandolo addirittura ad un servizio di “elisoccorso”. L’area del Trasimeno, quella che è stata definita la “Quarta Città dell’Umbria” è stata privata di un ospedale di primo livello come sono stati fatti nell’Alto Tevere, nell’Eugubino Gualdese,nel Marscianese e Tuderte, nell’Orvietano, nel Folignate, e come si farà nel Narnese Amerino. Come si è fatto nella vicina Toscana. E’ stata privata di un investimento di circa 50 miliardi e della spesa corrente annuale per la relativa gestione. Nella “Quarta Città dell’Umbria” sarà realizzato, a Castiglione del Lago, un “cosiddetto” ospedale di 70 posti letto, senza punto nascita, in un edificio e in una ubicazione che è l’antitesi di una moderna progettazione ospedaliera. Cioè a fortissimo rischio di sopravvivenza e di adeguatezza delle prestazioni. E’ allora troppo oneroso chiedere che vi sia un servizio do pronto soccorso adeguato in tutto il territorio, compresa l’area pievese, cui fanno riferimento anche comuni e cittadini dell’Alto Orvietano e della Toscana confinante?

Nella politica d’area, c’è stato e c’è un forte impegno verso l’utilizzo di tutte le opportunità dell’associazionismo fra i Comuni. A cominciare dalla appena costituita “Unione dei Comuni del Trasimeno” di cui il nostro sindaco è il primo Presidente. E c’è attenzione anche per la nostra particolare collocazione di confine, verso la Toscana e verso l’Orvietano. L’importante è non fare confusione, ma soprattutto quali sono le iniziative che i Comuni della zona stanno facendo per uscire nell’ambito dei servizi da quell’incredibile collegamento societario che nella gestione dei rifiuti, nei trasporti e nella gestione dell’acqua, l’Umbria ha stabilito, in passato,  con Roma?  E che Roma, con tutte le sue amministrazioni di ogni colore, non fosse proprio il faro nella gestione della cosa pubblica era idea assai diffusa. Prima ancora che lo dicesse la magistratura. Venendo più vicino, il silenzio seguito alle motivate dimissioni di Vasco Fattorini dal Consiglio della TSA, lasciano dubbi aperti sulla via che è stata intrapresa.

Sono queste alcune delle domande che circolano in mezzo agli osservatori più attenti e più imparziali qui a Città della Pieve. Insieme ad un’altra domanda. Il Comune di Città della Pieve ha messo in piedi una potente macchina di comunicazione. Anche riesumando modelli che erano stati criticati della precedente. Nel suo intervento, già citato il sindaco ha detto che vuole l’aiuto di tutti. A volte si è data l’impressione che la comunicazione e la collaborazione richieste siano a senso unico, andata cioè senza ritorno. Al netto di alcuni cosiddetti “tavoli” su problemi specifici. E questo sarebbe un grave limite, anche perché va ricordato che questo che amministra Città della Pieve oggi, è un consiglio ed una Giunta monocolore, cioè composta da un solo partito.  Non solo ma è una Giunta che è stata costituita all’interno della lista, senza apporti esterni come spesso accade e che nel corso di questi primi due anni c’è stato anche,  per il tipo di competenze delegate e le dimissioni di un assessore,  un accentramento di importanti compiti sul Sindaco stesso e su un altro assessore. Con la pochezza documentata dei partiti, un tempo veicolo di partecipazione, oggi si rischia di diventare anche non volendo degli “uomini soli al comando” con facilità, anche non volendolo.

Sono le domande cui risponderanno i fatti dei prossimi due anni di legislatura. Stare a metà del guado significa avere una sponda chiara verso cui ci si dirige e fare la rotta giusta   in quella direzione. Stare in mezzo al guado significa non avere una direzione o avere qualche difficoltà nel nuotare, per cui ci si limita semplicemente a galleggiare.

Sono risposte che avranno grande importanza. Risposte che ci faranno capire se questa nostra Giunta si trovava oggi, a metà o in mezzo al guado. E’ superfluo dire che noi ci auguriamo, nell’interesse della città in cui viviamo,  che essa veleggi a metà del guado.

Gianni Fanfano