Home Argomenti Politica Dove poco, dove troppo. Riequilibrare la sanità, una necessità

Dove poco, dove troppo. Riequilibrare la sanità, una necessità

Condividi

Una riflessione interessante, fatta da Pino Giordano sul Messaggero,  a livello generale. Sarebbe utile ed ancora più interessante conoscere i dati della regione Umbria a livello territoriale per quanto riguarda le risorse destinate alle diverse strutture sociosanitarie in termini di risorse umane, tecnologiche, di servizi  e di bilancio complessivo.

La foto di copertina è stata scelta dal Corriere Pievese

MESSAGGERO UMBRIA del 15-10-2015 – di Pino Giordano

Parliamo oggi di obiettivi di programmazione del documento degli Standard Ospedalieri, esecutivo dal giugno scorso. Riequilibrare la sanità, una necessità

Gli obiettivi di programmazione del documento degli Standard Ospedalieri (di cui già abbiamo riferito in parte), approvato dalla Conferenza Stato-Regioni e diventato esecutivo nel giugno scorso, sono principalmente quelli di definire dei livelli omogenei di servizi, minimi e massimi, da garantire nelle diverse tipologie di ospedali (di base, di I livello e di II livello) su tutto il territorio nazionale, anche per limitare e/o recuperare eventuali diseguaglianze, purtroppo esistenti e consistenti, tra le varie realtà regionali ed intraregionali.

Il documento sugli standard ospedalieri non si limita a definire i livelli degli ospedali e la loro classificazione, ma individua anche criteri di bacini di utenza (numero abitanti), di attività (casi trattati) e di esito (risultati ottenuti) per le varie discipline e specialità. Ma prevede anche che le regioni organizzino alcune attività assistenziale in un’ottica di “rete”, integrando la fase di assistenza ospedaliera con la fase di assistenza territoriale secondo il modello coordinato di Hub&Spoke, cioè con uno o più centri di riferimento (Hub) e dei terminali periferici (Spoke).

II sistema delle “reti”. Le principali attività che il documento di programmazione prevede che vengano organizzate in rete riguardano le principali e più importanti patologie: l’infarto, l’ictus, la traumatologia, la neonatologia ed i punti nascita, l’oncologia, la pediatria, le malattie rare, ed anche la terapia del dolore ed i trapianti.

In Umbria già i precedenti piani sanitari avevano previsto che per alcune attività si potesse sviluppare una organizzazione di “sistema di rete” che in parte ha iniziato a funzionare. Con i nuovi standard il processo potrà e dovrà essere incrementato e velocizzato in parte incentivando le strutture ed il personale, per superare riserve e gelosie, ed in parte rendendo più vincolanti le scelte.

Gli Standard per discipline. L’obiettivo principale, almeno teorico, è quello di costruire un servizio sanitario in cui i presidi ospedalieri e le singole discipline rispondano a criteri di appropriatezza clinica ed organizzativa per ottimizzare l’efficacia e l’efficienza dell’intero sistema e non solo in termini di tagli delle risorse. Il parametro principale anche se non esclusivo è la dimensione dei bacini di utenza in termini di numero di abitanti, ma è ovvio che bisognerà, in Umbria in misura particolare, tenere conto anche di parametri geografici per non impoverire o privare alcuni territori particolarmente disagiati di servizi fondamentali.

I LIVELLI STANDARD MININI In Umbria, pur prendendo come riferimento i livelli standard minimi (quelli più vantaggiosi), alcune discipline, almeno in termini di strutture complesse, sono sovra rappresentate ed altre sono invece sottorappresentate. Alcuni esempi, per i quali si farà riferimento ad alcuni dati della delibera di preadozione del dicembre 2014 da parte della Regione Umbria : a) nell’area medica sono sovra rappresentate le strutture di medicina generale (+3), di cardiologià (+3), di gastroenterologia (+3), mentre risultano sottodimensionate le strutture di Lungodegenza (-11), di riabilitazione (-12), di reumatologia (-2), di neonatologia e neurologia (-1); b) nell’area chirurgica risultano sovradimensionate le strutture di chirurgia generale (+6), di ostetricia (+6), e di chirurgia torácica (+1) mentre risultano sotto rappresentate le strutture di otorino (-2) e di urologia (-1); c) nell’area dei servizi risultano sovra rappresentate la radiologia (+5), la radioterapia e la neuroradiologia (+1), mentre risultano sottorappresentate l’anatomia patologica (-3), i servizi trasfusionali (-5). Alcune attività peraltro risultano non equamente distribuite sul territorio (pneumologia ad esempio è presente a Perugia ed a Foligno ed è stata disattivata a Terni) e sono presenti in alcuni territori ulteriori strutture operative che sovradimensionano alcune specialità.

Il documento sugli standard ospedalieri individua parametri di bacini di utenza “minimi e massimi”, e ciò vuoi dire che le regioni non devono solo “tagliare” le quote di attività o di servizi che sono sopra la soglia ma che devono anche “investire ed incrementare” in tecnologie, servizi e personale nelle strutture e nelle specialità che sono al di sotto delle soglie determinate.