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Claudio Fallarino – 10 anni da Sindaco: “Ospedale, la scelta più sofferta”

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Dopo la prima parte in cui abbiamo conosciuto le attività del Consigliere Provinciale ed approfondito alcune tematiche relative a politica e territorio ripercorriamo adesso con l’ex sindaco qualche avvenimento dei 10 anni passati da Claudio Fallarino a Palazzo Fargna in veste di primo cittadino

Raccontaci qualcosa della tua esperienza di Sindaco dal 1999 al 2009.
E’ stata un’esperienza bellissima che mi ha permesso di conoscere in maniera molto più approfondita i cittadini di Città della Pieve, di poter apprezzare loro e le iniziative che si svolgono a Città della Pieve. Iniziative che io conoscevo ma non in modo così approfondito come mi ha permesso il ruolo di Sindaco; ruolo che richiede una partecipazione diretta. Altro motivo di soddisfazione è la crescita indubbia che si è rilevata a Città della Pieve nei dieci anni del mio mandato. Un pò sarà stata fortuna ma molto è legato agli interventi di rivalutazione del patrimonio storico-artistico che hanno richiesto un importante impegno finanziario e non solo. Altro elemento di forte caratterizzazione è stato quello di rendere nei limiti del possibile vivibile la nostra città e per città intendo i 112 chilometri quadrati di estensione di tutto il territorio, centro storico e frazioni comprese. Anche con le frazioni possono esserci stati dei problemi ma i rapporti sono sempre stati tesi a soluzioni condivise.

Quali sono state le maggiori difficoltà che hai incontrato?
La difficoltà maggiore è quella legata alla vicenda Sanità. Perché invece di un approccio oggettivo al sistema ed alle sue necessità veniva vissuta in modo sofferto e strumentalizzato. Il mio rammarico più grande è legato alla mancata realizzazione delle prospettive e del progetto che ci eravamo dati. Credo ancora che quel progetto e quelle prospettive debbano essere realizzate per il bene del territorio e di Città della Pieve.

In questa vicenda siamo stati vittime di scelte operate altrove?
Penso che abbiamo ricercato le soluzioni migliori per ridefinire il sistema sanitario del territorio e che debbano essere realizzate sino in fondo le riconversioni individuate per il plesso ospedaliero di Città della Pieve che è, si un punto sanitario, ma è anche un importante motore dell’economia della nostra Città. Quella dell’ospedale è stata una scelta molto sofferta, la scelta più sofferta.

Rammarichi per interventi non realizzati?
Gli obiettivi che ci eravamo posti dall’inizio, ma in particolare negli ultimi cinque anni, penso siano stati tutti centrati eccetto uno. Quello dell’Università di Malta su cui avevamo puntato ma che poi si è dimostrato non realizzabile. Molto, col passare del tempo, ha inciso la progressiva riduzione delle risorse economiche a disposizione, a cui abbiamo cercato di far fronte alienando beni non più utili o utilizzabili. La riduzione delle risorse che ha raggiunto oggi dimensioni terribili.

Mi immagino che certe risorse possano essere anche arrivate a seguito delle scelte operate in ambito Sanità sotto forma di risarcimento.
Quando uno tratta con le Istituzioni superiori tratta a trecentosessanta gradi e si dovrebbe tendenzialmente ricercare sempre il meglio per la propria Città. L’obiettivo nostro era molto semplice. Uno: mantenere una struttura sanitaria a Città della Pieve con tutti quei servizi che ritenevamo utili. in special modo per la popolazione anziana. Due: realizzare una struttura sanitaria di riferimento al confine con la nostra Città. Tre: cercare di intercettare dei finanziamenti regionali spesso indirizzati altrove.

Una scelta per cui tu ti possa sentire tradito da qualcuno in esito ai risultati ?
Io mi aspetto il rispetto dei patti sottoscritti che sono patti sottoscritti non con me ma con le popolazioni di Città della Pieve, di Castiglione del Lago e dell’intera Regione Umbria, perché li abbiamo firmati io, il Sindaco di Castiglione del Lago e la Presidente della Regione Maria Rita Lorenzetti.

Quali persone hanno collaborato con te in questi dieci anni che ricordi in modo particolare ?
Tutte le persone che hanno collaborato con me sono state persone a me molto vicine citarne alcune significherebbe escluderne altre e non lo ritengo giusto. Mi piace però ricordare che oltre la giunta ci sono state persone a me vicine, sia nel partito che nel mondo associativo, che sono state un contributo importante in termini di scelte ed indicazioni; senza per questo essere necessariamente dei miei sostenitori. In questo ambito vorrei ricordare anche il rapporto con le minoranze che si sono succedute; c’è stato anche del buono, voglio ricordarlo perché altrimenti sarebbe ingeneroso.

Mentre il rapporto con l’organico della macchina amministrativa comunale ?
Ho trovato persone che conoscevo perché ho fatto nove anni l’assessore dal 1985 al 1994. Sono state dei punti di riferimento sia quelle che ho trovato sia quelle che si sono succedute nel corso degli anni. Mi sento di dire che con loro siamo cresciuti assieme, come penso di aver aiutato anche qualcuno di loro a crescere. Come in tutte le strutture è possibile rilevare limiti ma anche delle grandi capacitàdi gestione della macchina stessa.

Non ritieni di aggiungere qualche parola sulla carenza di comunicazione. informazioni, risposte che questa attuale amministrazione fa rilevare?
In questi quattro anni mi sono sempre astenuto da assumere posizioni o rilasciare dichiarazioni in pubblico sull’operato dell’attuale amministrazione. Una cosa però la ritengo, non solo opportuna, ma doverosa ed è il valore dello stare in mezzo ai cittadini e spiegare le scelte alle gente. Occorre stare tra la gente far conoscere e comunicare. Vanno rese note le difficoltà, ma anche gli interventi in positivo. Non c’è solo un debito di informazione nei confronti della collettività, c’è un dovere nel dare conto del proprio operato, sia in negativo che in positivo. Perché, ritengo, c’è molto di positivo da comunicare ma comunque le scelte vanno sempre condivise e partecipate.

Chiudiamo con il calcio. Il Presidente dell’Inter Moratti spende molto ma , tutto sommato, raccoglie poco. Come mai per un interista è più facile piangere che sorridere?
Non sorridiamo spesso, ma quando capita sorridiamo tanto.