Domenica 31 maggio si voterà per eleggere il consiglio regionale e il presidente di molte regioni tra cui l’Umbria.Mancano esattamente sessanta giorni. In pubblico nessun partito ha fatto una riunione o iniziativa a Città della Pieve e nella zona, esclusa una conferenza interna fatta dal PD a Passignano.
Qualche mese fa in Emilia Romagna, che per decenni è stata, insieme al Veneto, il punto di riferimento del buon governo, è stato eletto un presidente ed un consiglio, con il 37% dei cittadini elettori. Una tragedia in chiave democratica, laddove la partecipazione era un vanto e l’economia, nonostante tutto, tira ancora.
Ma la lezione dell’elettorato emiliano, pare che non abbia insegnato niente a nessuno. Si continua come niente fosse a contare le percentuali e non i voti e la politica continua a parlare a se stessa e ai pochi addetti ai lavori che provano un gran gusto in questo miope onanismo.
Nel frattempo la casa brucia sul versante del lavoro, dell’impresa, della concorrenza e dell’ economia, il debito pubblico aumenta e la ripresa fa ridere i polli.
Cordate? Alleanze? Quale sinistra? Quale destra? Mi perdonino le donne,che hanno mille altre ragioni, preferenze di genere? Stupidate.
La prima cosa che una forza politica seria dovrebbe spiegare ogni sera, a tu per tu con la rabbia e l’impotenza di gran parte dei cittadini elettori, sarebbe a cosa servono oggi le regioni, cosa hanno fatto in questi cinque anni, come hanno speso i soldi che costano.
E per il futuro, cosa verrà fatto. Fatti e non progetti. Entro quanto tempo, altrimenti ci si dimette. Quante settimane per far funzionare le pubblica amministrazione, ridurre i costi degli oneri sul lavoro, ridare una qualche sponda all’imprenditoria per investire, tagliare gli sprechi dove serve e mettere soldi dove mancano. Quante strade asfaltate a prezzi europei, quanti enti inutili sciogliere veramente, dopo la farsa del Senato e delle Province. Quale stato sociale considerare intoccabile, dopo avere disboscato tutte le clientele. E così via di questo passo. Qualunquismo? Demagogia? E’ l’unico atteggiamento mentale che può salvare la politica. E’ l’unica strada per salvare quel che resta dello Stato e della democrazia oggi in Italia. Prima che cresca la tentazione di affidarsi a qualcuno che faccia e decida. Per tutti. E per i molti che hanno fallito.
Cioè accendere le luci su queste elezioni, o meglio accendere le luci sulla realtà, prima che viaggiando a fari spenti si vada a sbattere contro qualche muro.
Gianni Fanfano
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