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“Insieme si può”: Libera, Maraini, Chianelli.

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Riceviamo dal Gruppo di Volontariato “Insieme si può” operante al’interno dell’Istituto Italo Calvino.

A Bologna XXa Giornata della Memoria e dell’Impegno con Libera Umbria

Il Presidio del Volontariato “Insieme si può”, operante nei due Istituti Superiori del “Calvino” di Città della Pieve, è riuscito ad organizzare un pullman per Bologna, dove sabato 21 marzo, si è tenuta la “XXa Giornata della Memoria e dell’Impegno per ricordare tutte le vittime delle mafie”. Dopo Napoli nel 2009, Milano nel 2010, Potenza nel 2011, Firenze nel 2013, per gli studenti dell’Istituto Professionale per i Servizi Commerciali questa di Bologna è la quinta partecipazione alla importante e significativa iniziativa di “Libera”, giunta alla sua ventesima edizione.

“Libera – Associazioni, nomi e numeri contro le mafie” nasce nel 1995 per una scelta radicata nella storia di quegli anni, di assunzione di responsabilità, di impegno a costruire e di ribellione al tempo stesso. Da allora la società italiana è passata per scossoni, lotte aspre, rivolgimenti del sistema politico. Ha visto finire sotto attacco, in forma ripetuta e prolungata, proprio i valori della legalità che avevano ispirato la nascita di “Libera” a ridosso della terribile stagione delle stragi del 1992 – 1993. Di recente questa Organizzazione non governativa italiana è stata inclusa tra le prime cento Ong del mondo da costituire la più alta espressione del made in Italy sul piano civile. Una storia lunga venti anni.

Quest’anno per la prima volta sono state ricordate anche le vittime della strage del rapido 904, della strage di Bologna, della strage di Ustica. Oltre 1000, 1.050 per l’esattezza, i nomi delle vittime innocenti delle mafie, semplici cittadini, ma anche vittime appartenenti alle forze dell’ordine, sacerdoti, magistrati, esponenti politici morti per mano delle mafie.

In viaggio con i ragazzi del “Calvino” anche alcuni esponenti dell’Associazione Donne “La rosa” di Città della Pieve e gli studenti dell’Istituto Superiore di Castiglione del Lago, per un totale di 52 persone. Questa marcia, importantissima, unisce ognuno di noi contro questa criminalità non solo per ricordare le vittime e stare moralmente vicini ai familiari ma anche nel cercare giustizia. Ancora oggi, infatti, per il 70% delle vittime innocenti di mafie non è stata trovata la verità. Il diritto alla verità spetta a tutti i familiari delle vittime ed ai cittadini, ma potremo sperare di ottenerlo solo con l’unione di tutte le forze. Il 21 marzo mi ha sorpreso notevolmente per la numerosa folla, circa 200 mila persone, arrivate a Bologna con l’esplicito desiderio di dire NO alla MAFIA e noi dell’Italo Calvino eravamo presenti.

Toccanti le parole di Don Ciotti in una piazza, VIII Agosto, gremita fino all’inverosimile. Il fondatore di Libera ha gridato “Non si può andare avanti così, non si possono avere mezze leggi fatte di compromessi e giochi di equilibrio”. Continuando nel suo intenso discorso afferma: “Ci hanno rubato la legalità e il senso della parola antimafia. Le mafie sono tornate veramente molto molto forti, non sono infiltrate ma radicate. Nella lotta alla mafia bisogna avere più coraggio. Non si possono accettare negoziati sulla corruzione. Su corruzione, falso in bilancio, prescrizione ci sono molte proposte, ma non bastano: ci sono troppi che stanno nicchiando. Ci sono aspetti della politica che dimostrano riguardi ed eccessi di prudenza sull’argomento. C’è chi non vuole una legge chiara e radicale contro la corruzione. Siamo qui, – continua Don Ciotti – davanti a tantissimi giovani, non solo per commemorare ma per graffiare dentro le coscienze di tutti.” In un altro momento del suo intervento afferma: “Mi fa piacere una Chiesa che sa guardare in cielo ma non si dimentica e non si distrae rispetto ai problemi della terra”. Don Luigi Ciotti ha parlato con forza di necessità di “una nuova resistenza etica, sociale e politica. In un momento in cui si parla tanto di riforme – ha aggiunto – ricordiamoci che la riforma più importante è quella delle coscienze”. Ma ha anche chiesto l’introduzione del reddito di cittadinanza e la cancellazione del vitalizio per i parlamentari condannati in via definitiva. “Bisogna distinguere – ha detto don Ciotti – perché in politica ci sono i mascalzoni, ma c’è anche tanta bella gente. Il messaggio che Libera, che è libera di nome e di fatto e non vuole essere strumentalizzata, lancia a tutta la politica è quello di avere più coraggio e di fare presto”.

Una giornata intensa, emozionante, che non avrei voluto perdere per nessuna cosa al Mondo.

Anisa Meca

Dacia Maraini incontra gli studenti del “Calvino”

 

L’Accademia “Pietro Vannucci” guidata dalla instancabile Marcella Binaretti, coadiuvata da Maria Grazia e Monica della libreria “Libri parlanti” di Castiglione del Lago, e di concerto con l’Amministrazione Comunale e l’Istituto di Istruzione Superiore “Italo Calvino” di Città della Pieve, ha organizzato l’incontro con la famosa scrittrice Dacia Maraini, nella incantevole cornice della Sala Grande di Palazzo Corgna, il 25 marzo alle ore 16,30. In una sala traboccante numerosi ragazzi del Calvino, sapientemente guidati dalle docenti Lucia Paoletti e Lucia Annunziata, hanno saputo rendere omaggio a numerosi testi della scrittrice con letture di brani, riflessioni, domande. Oggetto della performance degli studenti: “Donne mie”, “L’età del malessere”, “La lunga vita di Marianna Ucria”, “Dialogo di una prostituta con il suo cliente”, “I sogni di Clitennestra”, “Amore rubato”, “Buio”, “Bagheria”, “La seduzione dell’altrove”, ”Chiara D’Assisi” ed il video “Il sono nata viaggiando”, uno spaccato di vita del Novecento; l’intensa attività è stata intervallata da due canzoni “L’amore rubato” di Luca Barbarossa e “Quello che le donne non dicono” di Fiorella Mannoia, eseguite in modo egregio rispettivamente dagli studenti Alessandro e Margherita. Rispondendo alle domande dei giovani del Calvino e rafforzando le loro riflessioni, la scrittrice ha più volte ribadito l’importanza della lettura, alla quale dedica generalmente due ore della sua giornata. Inguaribile lettrice e fervida scrittrice, così la presenta Elena Teatini chiamata a condurre l’incontro. Lettura e scrittura, ribadisce la Maraini, aiutano a guardarci dentro ed a capire che è possibile cambiare. L’analfabetismo emotivo ed affettivo di alcuni suoi personaggi è purtroppo un male attuale. Riguardo al testo “La lunga vita di Marianna Ucria” alla domanda sul perché il finale rimane aperto, la scrittrice risponde perché i testi vanno riscritti da chi legge, perché per un autore il personaggio è come Pinocchio per Geppetto, se ne va appena può. Nella sua idea iniziale Marianna sarebbe dovuta morire, ma il personaggio non ne voleva sapere di fare questa fine e quindi l’autrice l’ha lasciata vivere. In realtà Marianna è veramente esistita, è un’antenata della scrittrice, della quale però sapeva solo che era sordomuta, ma nella quale, confessa, c’è qualcosa di sé. Altri temi dei suoi libri: la lotta al mondo maschilista e patriarcale, il diritto della donna ad emanciparsi, consapevole che l’emancipazione non può passare per la volgarità e la violenza, ed altresì che l’uomo non nasce violento. In “Amore rubato”, racconti di donne violate, le donne si ritrovano sole, abbandonate a se stesse dopo la violenza, non credute, colpevolizzate. È una reazione di tipo culturale il motivo che l’ha spinta a raccontare queste storie. Il violentatore è di solito un uomo debole che si identifica con la forza ed il dominio; quando queste categorie vengono meno l’uomo può arrivare anche ad uccidere, di fronte alla crisi si trasforma in criminale. Terribile in una relazione, continua la Maraini, è il concetto di possesso rispetto all’altro. Non si può possedere una persona altrimenti si fa schiavismo. Lo schiavo non può scappare, non può pensare. Anche nei racconti di “Buio” i carnefici minimizzano gli eventi, tendono a colpevolizzare le vittime; quella rappresentata in questo libro è una società falsa, malata, imperniata di falso perbenismo. L’importante è reagire alla violenza, l’importante per le donne è arrivare alla stima di sé, anche se non è sempre facile in quanto la donna viene da una lunga cultura di disistima, di disprezzo nei confronti del mondo femminile. La misoginia è più o meno evidente in differenti periodi storici, per esempio il Cinquecento era un’epoca di grande valore, ricco della presenza femminile nelle arti. Ma subito dopo, con la Controriforma scompare l’importanza della donna. La cultura tende a creare la diversità fatta di uomini aggressivi e donne passive. Le donne sono abituate, molto più degli uomini, a sublimare e questo è sicuramente un elemento positivo. Uomini e donne hanno una storia diversa, biologicamente non ci sono uomini malvagi e donne buone, è la cultura che interviene a creare queste situazioni. Sulla storia possiamo lavorare, sulla biologia no. La storia ci dimostra che tutto si trasforma, si modifica. In “Bagheria”, autobiografia della scrittrice, la memoria è la coscienza degli esseri umani, grazie alla memoria mettiamo in rapporto il passato con il presente per proiettarci verso il futuro. Il viaggio è, per l’autrice, un processo di conoscenza, e ribadisce, un rischioso processo di conoscenza in quanto l’incontro con civiltà diverse può risultare pericoloso. In “La sublimazione dell’altrove” viene messo in evidenza un atteggiamento di ascolto e di disponibilità nei confronti del diverso. Il viaggio, al di là di quale sia la meta, è un processo di conoscenza, di conoscenza del sé. La lettura è un viaggio interiore. Viaggio è saper ascoltare, ascoltare sempre e molto, qualità oggi, purtroppo persa. Anche a scuola, dove gli insegnanti sanno ascoltare e lavorano con passione, sostiene la Maraini, gli studenti rispondono. È opportuno contagiare l’amore per i libri, la lettura non si impone, il piacere della lettura si contagia. Si può suggerire l’amore per la lettura, la scuola deve puntare al contagio e non all’obbligo. Per finire si arriva a parlare di “Chiara d’Assisi”, l’autrice confessa il suo interesse per il corpo velato, il corpo “mutilato”, il corpo “imprigionato”. Le Sante sono colte e raffinate, capaci di pensare e di scrivere anche se, provenendo da famiglie nobili o agiate, avevano a disposizione lo scrivano. La Maraini confessa di essere stata a far visita alle Clarisse di Città della Pieve, dove, ha avuto modo di ascoltare, nascoste dalla grata, due giovani suore di clausura colte, sorridenti, serene. Al tempo di Chiara la clausura era quasi una scelta di libertà, oggi è più difficile comprendere scelte come queste. Luogo dove si poteva leggere, pensare, riflettere, la scelta del convento, un tempo, era anche questo. Chiara aveva una grande autonomia di pensiero, scelte rivoluzionarie le sue, la sua è la disubbidienza di Antigone che trasgredisce le leggi per rispondere ad una legge più importante, quella della pietà. Chiara disubbidisce perché vive in povertà, vive in umiltà, per lei tutti sono uguali, in convento svolge i lavori più umili al pari delle altre, si rifiuta di comandare e di punire. Le decisioni erano sempre corali. Queste sono, soprattutto per l’epoca, vere e proprie rivoluzioni sociali. Assisi ha da subito capito la grandezza di Chiara e l’ha amata incondizionatamente. Chiara non poteva predicare ma moltissimi andavano da lei per avere conforto, consiglio, ascolto. Chiara cambia la Chiesa, la riforma in senso cristiano, in un periodo in cui nasce la Santa Inquisizione, in un periodo in cui la Chiesa è un Impero. La Santa fa tornare la Chiesa alla predicazione evangelica. La sua importanza all’interno della Chiesa è straordinaria. La Controriforma ha purtroppo interrotto l’opera di Chiara, tutto si è fermato, siamo rimasti indietro di anni.

Il tempo è terminato, un treno da prendere allontana Dacia Maraini non prima però di avere ringraziato e riconosciuto l’impegno dei ragazzi e dei docenti, e di aver firmato alcuni suoi libri.

Un’esperienza da ricordare, un amore per la lettura da coltivare e da contagiare.

Ivonne Fuschiotto

 

Cultura della solidarietà – il Presidio del Volontariato e il Comitato “Daniele Chianelli”

 

Il Presidio del Volontariato funzionante all’interno dell’Istituto di Istruzione Superiore “Italo Calvino” di Città della Pieve ha fatto della solidarietà una sua bandiera. Da ultima, ma non per ultima, la vendita di uova di Pasqua per il Comitato per la Vita “Daniele Chianelli”, dopo la vendita delle “casette” per Telefono Azzurro, di prodotti vari per Telethon, la raccolta di generi alimentari per il Banco Alimentare, la vendita delle arance per l’AIRC. Sempre lusinghieri i risultati, segno dell’impegno dei ragazzi e della sensibilità dimostrata sia all’interno sia all’esterno della scuola. Restano da fare: una raccolta fondi per l’UNICEF ed una per mantenere l’adozione di due bambini indiani.

Per la vendita delle uova di Pasqua il Presidio ha collaborato, con successo visti i risultati, con i volontari pievesi per il Comitato “Daniele Chianelli”, Guerrino Bordi e Iole La Starza. Sono state vendute dai ragazzi 89 uova raccogliendo 1068 euro.

Il Comitato “Daniele Chianelli” si occupa di portare sostegno e cure alle persone toccate da una delle malattie più gravi e diffuse, ancora oggi purtroppo di difficile diagnosi e soluzione. L’Associazione è stata fondata nell’ottobre 1990 da un gruppo di genitori i cui figli sono scomparsi proprio a causa della leucemia e dedicata a Daniele Chianelli, figlio della coppia che dirige la Onlus; da allora si è sempre occupata di sostenere, psicologicamente e materialmente con la ricerca e l’acquisto di macchinari, i piccoli colpiti da neoplasie infantili e le loro famiglie.

Visto lo scopo della nostra attività siamo particolarmente fieri di quanto fatto.

Anisa Meca