La Regione Umbria eroga contributi a favore delle “reti di imprese” artigiane che avviano progetti di internazionalizzazione. La dotazione finanziaria è pari a 250.000 euro. Poca roba, ma più di niente. Possono essere coinvolte anche imprese non artigiane, purché il loro impegno di spesa sia inferiore al 10% del budget.
Cosa è finanziabile? Le spese relative al costo di locazione di immobili, trasporto merci, allestimento spazi espositivi, traduzione e interpretariato, costi doganali e fiscali, pubblicità e tutoraggio.
In Umbria le aziende coinvolte sinora sono 189.
Le possibili” forme di rete” che si possono attivare sono di diversi tipi: dallo scambio di informazioni commerciali a forme più impegnative di collaborazione e di integrazione che possono arrivare alla realizzazione di prodotti e servizi più complessi. Dalla produzione, al servizio, agli approvvigionamenti, alla fase di engineering, alla logistica,al sistema informativo fino al controllo di gestione. Non deve essere, è scontato, una “moda” dettata dalla crisi economica e quindi dalla necessità di trovare nuove strade e nuovi clienti ma bensì una scelta strategica a medio/lungo termine così come non è neppure solo uno strumento per raggiungere finanziamenti e/o agevolazioni fiscali.
E’ improponibile, al di là della contingenza del bando, una rete di imprese, per esempio sul turismo, a Città della Pieve e/o nella zona del “Marchio d’Area”? E’ pensabile che la consulta per l’economia e le attività produttive, che il Comune si appresterebbe a formare s’impegni su un tema come questo? Cosa ne pensano anche le imprese locali? Potrebbero essere interessate?