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Non si vive di solo rigore

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Nel momento in cui mi accingo a scrivere queste brevi riflessioni le agenzie di stampa hanno diffuso due importanti comunicati: uno dell’ OCSE (0rganizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico); l’altro della Commissione Europea. L’OCSE ci ricorda che l’Eurozona resterà  in recessione quest’anno con un PIL stimato in calo dello 0,6% ed una disoccupazione che arriverà al 12,1% in aumento di un punto rispetto all’anno precedente.

Nel 2012 l’economia dell’Eurozona dovrebbe crescere dell’1,1%, ma crescerà anche il tasso disoccupazione.
Altre economie del mondo,USA E Cina in testa, cresceranno in maniera molto più consistente, sia dell’Europa che degli altri Paesi emergenti quali Brasile, Russia ed India. Ciò sta a significare che “la ripresa dell’economia globale sta avvenendo, ed ancor più avverrà , a velocità multiple, il che aumenterà la probabilità di crescita degli squilibri esterni ed interni”.
Il quadro che viene disegnato dall’OCSE appare quindi complesso e dalle prospettive non rosee per l’economia dell’Eurozona.

Per l’Italia le prospettive sono ancora peggiori in considerazione del fatto che nel 2013 il nostro PIL calerà (-1,8%) di più di quello europeo ed il tasso di disoccupazione sarà ancora più alto, e continuerà a crescere anche nel 2014, sia in Italia che in Europa, anche in presenza di una pur timida ripresa, andando a consolidare il fenomeno che l’occupazione non cresce più nemmeno in presenza di crescita economica. (Si produce di più, ma con gli stessi addetti).

Come scritto sopra, la “seconda” notizia riguarda la Commissione UE, la quale ha raccomandato al Consiglio Europeo di abrogare la procedura per i disavanzi eccessivi per cinque Paesi tra i quali l’Italia.
Dopo un picco del 5,5% nel 2009, il disavanzo pubblico Italiano è stato progressivamente ridotto fino ad arrivare al 3% del PIL nel 2012. La cura da cavallo imposta dal Governo Monti nel primo semestre del 2012 ha prodotto i suoi effetti e di questo, come ha ricordato il Premier Letta, si devono ringraziare gli italiani.
Questa che è apparsa come una buona notizia, tale da far sperare l’avvio di pur minime politiche di sviluppo, è stata in parte “attenuata” da autorevoli esponenti della Commissione che si sono immediatamente sperticati in dichiarazioni per ricordarci che “l’Italia dovrà realizzare progressi a un ritmo adeguato verso il proprio obiettivo di medio termine, compreso il rispetto del parametro di riferimento per la spesa”; insomma, fuori dal burocratese ci hanno ricordato che la politica del rigore non è affatto finita e che sostanzialmente rimaniamo sotto osservazione.
Mi preme osservare che, come ci ha ricordato l’OCSE, anche il 2013 verrà chiuso con una ulteriore perdita del PIL e con un aumento della disoccupazione e che per l’Italia questi dati saranno ancora peggiori, perché peggiore sarà la perdita di PIL, maggiore l’aumento della disoccupazione, che ha raggiunto per i più giovani livelli non più tollerabili. Per non parlare dei consumi (inclusi quelli alimentari) che in Italia stanno ritornando a quelli di oltre venti anni fa, con cali percentuali mai sperimentati nel dopoguerra. Le famiglie in netta e progressiva sofferenza, hanno visto calare il loro reddito addirittura di un punto in più rispetto ai consumi il che vuol dire che per proteggere il loro tenore di vita sono state obbligate ad impiegare parte dei propri risparmi.
E’ evidente che una tendenza così negativa non può durare a lungo, pena la stessa tenuta sociale del Paese.

Ed allora il Governo, con minori timidezze, deve prendere atto che l’aggiustamento dei bilanci non è una gara da centometristi ma è una gara da maratoneti. La gara del risanamento deve quindi essere affrontata con vigore, ma con i tempi necessari ad una maratona. Si deve quindi convincere i governi europei che questa politica può avere successo solo se i suoi tempi di attuazione saranno compatibili con la ripresa della crescita.
Deve quindi prendere l’iniziativa per condurre verso questa strategia più pragmatica e meno ideologica tutti gli altri Paesi Europei. Da questa strategia tutti i Paesi, compresa la Germania, ne trarrebbero benefici.

Tutto ciò non per tornare a fare le cicale, ma più semplicemente continuare nel rigore per quanto attiene le spese correnti, allentare la morsa per sostenere gli investimenti che possano far crescere il nostro Paese e l’intera Europa.
Minor timidezza il Governo dovrebbe averla nell’affrontare alcuni gap più tipicamente italiani.
I debiti dello Stato e delle altre amministrazioni pubbliche, l’entità dei quali nessuno è in grado di certificare, ma che vengono stimati in 100-120 miliardi di euro devono essere pagati subito, senza se e senza ma, perché non è più tollerabile che aziende falliscono perché non riescono ad incassare crediti certi ed esigibili. Questo provvedimento da solo rimetterebbe in circolo una quantità di denaro tale da far scomparire il problema della liquidità per le aziende.
Sburocratizzare il sistema amministrativo italiano, ormai diventato di ostacolo a qualunque processo di sviluppo, affrontando il problema con un approccio “rivoluzionario”: abrogare norme,procedure, pareri, permessi, che nel 90% dei casi sono assolutamente autoreferenziali, ed abbandonare la strada delle”semplificazioni” che negli ultimi anni altro non hanno prodotto che ulteriori burocratizzazioni.
Riforma radicale della giustizia civile in primis, ma anche penale, mettendoci in linea con gli altri maggiori paesi europei.
Le ultime due proposte non avrebbero costi per lo Stato e se accompagnate dagli altri provvedimenti sopra ipotizzati, sarebbero in grado di rimettere in moto l’economia del Paese, di creare nuovo sviluppo, nuova occupazione, per non morire di “Rigore”.

Palmiro Giovagnola