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L’esercito più piccolo del mondo un film di Gianfranco Pannone

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Armati di spada e alabarda, abbigliati con uniformi gialle, rosse e blu dalle maniche rigonfie, a cui vengono applicate bande variopinte e sciolte, le guardie svizzere sembrano uscire direttamente da un quadro di Raffaello.

E nel Rinascimento Maturo del pittore, questo piccolo esercito destinato a proteggere il Papa e il palazzo papale nasce e passa all’azione.

Nel gennaio del 1506 centocinquanta soldati svizzeri, comandati da Kaspar von Silenen, entrano a Roma dalla Porta del Popolo e vengono accolti personalmente da Giulio II, prendendo servizio e ponendo le fondamenta del corpo. Da allora 110 uomini vegliano sullo stato più piccolo del mondo (0,44 chilometri quadrati) che apre le porte a Gianfranco Pannone.

Dentro le mura del Vaticano, il regista napoletano segue il quotidiano di giovani reclute, le reclute del novembre 2014. Leo, Michele, René arrivano da luoghi diversi, hanno formazioni diverse ma concordano sulla loro ‘vocazione’, che indagano e sperimentano tra training fisico ed esercizio spirituale, tra una lezione di italiano e una prova dal sarto. Quello che cucirà la loro uniforme, che ha echi nobili e i colori dei Medici.

Prodotto dal Centro Televisivo Vaticano, L’esercito più piccolo del mondo è un viaggio appassionato e singolare lungo i corridoi pontifici che interroga un corpo costruito sul concetto di cittadino-soldato e si confronta coi suoi giovani protagonisti.

Perché diventare guardia svizzera? Perché condurre una vita quasi monacale dove il prestigio della funzione e dell’uniforme sono il solo viatico? Pannone scivola discreto dentro le loro vite e attraverso le stanze affrescate per raccogliere sguardi, scovare primi piani, ascoltare parole che rivelano la natura di una scelta che pone condizioni precise, essere cittadino svizzero di confessione cattolico-romana, avere una reputazione irreprensibile, aver fatto la scuola di reclutamento, avere un’età compresa tra i 19 e i 30 anni, misurare almeno 1,74 di altezza, essere celibi, avere conseguito con successo un tirocinio o un corso di studi. Pannone non riferisce direttamente i ‘requisiti’, lasciando che il ‘corpo’ della guardia pontificia prenda forma sotto gli occhi dello spettatore, per la prima volta condotto al di là delle mura inaccessibili del Vaticano.

‘Scortato’ dal più antico esercito del mondo, che conobbe momenti gloriosi e sacrifici estremi durante il Sacco di Roma (1527), Pannone va oltre il ritratto delle funzioni. Egli intuisce e fa emergere la testimonianza cristiana delle reclute, perché essere guardia svizzera è uno ‘stato dello spirito’ e non soltanto una missione di protezione: la gentilezza, l’accoglienza, la diligenza, il cameratismo solidale, l’attitudine caritatevole, la contemplazione religiosa, la meditazione filosofica, la riflessione esistenziale, sono alcune delle espressioni raccolte e tradotte dalle immagini di Pannone.

Immagini che tradiscono la distinzione di un corpo che non è ‘schiera buffa’ da fotografare per i turisti. Ma il senso dell’umorismo ai soldati del Papa non manca mentre guardano intorno a un iPad Maurizio Crozza fargli il verso e rimarcare il bisogno di sorridere introdotto da Papa Francesco in questa piccola comunità, con cui ha ridotto le distanze e incoraggiato l’amicizia. ‘Cavalieri’ al servizio del Papa e della Chiesa Romana, Leo, Michele e René ne seguono gli ideali cortigiani, pronunciando un giuramento e convertendo la fede in azione.