L’archeologia tra Umbria e Toscana è una testimonianza affascinantissima del popolo etrusco, che molto ha restituito al nostro tempo. Ultimamente ancora due nuove scoperte nei pressi della Pieve e vicino al centro abitato di Chiusi. Tuttavia un pezzo molto suggestivo proviene dalle vicinanze di Chianciano e più precisamente dalla necropoli di Tolle: La MATER MATUTA. Questo reperto archeologico nel 1888 fu venduto, da un agricoltore che l’aveva scoperto nel terreno di sua proprieta, al museo di Firenze. Questa “statua” come tutti i ritrovamenti archeologici, porta fino ai nostri giorni spaccati di vita che non sono per fortuna andati perduti. Visuali che ci aiutano a guardare il futuro, ci dicono da dove veniamo e dove possiamo andare. Inoltre ci regalano delle universalità delle quali i nostri antenati si erano già arricchiti. In ultima analisi la Mater Matuta ci parla…
Spunta un nuovo giorno, la foschia dilegua, il cono preciso ed imponente del monte di Cetona saluta dall’orizzonte i territori che dalle sue pendici si estendono. L’aurora si apre dentro un nuovo battito dell’universo pulsante. Il sole si alza e investe il profilo dei paesi che si allargano netti sotto un cielo d’indaco. Tutto è nitido, straordinariamente nitido, chiaro, luminoso per chi cerca risposte, per chi vuole dare senso alla vita. L’essenza di tutto e di noi nel mondo non ha tempo, è sempre la stessa. Cambiano le strade e i sentieri per arrivarci, ma la direzione, la meta è quella. Già gli etruschi avevano svelato l’arcano aiutati dai loro predecessori, e hanno tramandato a noi, attraverso innumerevoli vestigia, il senso della vita. Ma il messaggio più completo, la testimonianza più convincente, attraverso una raffinata espressione artistica che comunica anima ad anima senza intermediari, è sicuramente la MATER MATUTA.
Questa figura immaginifica ma tangibile ha viaggiato nei secoli ed è giunta fino a noi per raccontare se stessa e rivelarci tutta la luce del mito che incarna: L’AURORA…Aurora simbolo di nascita, di resurrezione, di rinnovamento, di speranza. Questa vestale della verità inconfutabile ha l’espressione pensosa e serena allo stesso tempo come se fosse divisa tra il serio impegno di condurre l’esistenza, attraverso la quotidianità e i problemi in essa presenti, e la serena consapevolezza di compiere quasi una missione che non sarà fine a se stessa ma si perpetuerà attraverso il sorgere del sole e sarà patrimonio di vita per chi verrà dopo.
Il bambino appoggiato sulle ginocchia, tra le braccia della “MATER” sembra appena accolto oppure in procinto di essere ceduto; e qui il senso di continuità, il simbolo della vita che si riceve e si dona affinchè si apra e si chiuda un altro degli infiniti, perfetti cerchi dell’esistenza. Maglie della catena che ci lega gli uni agli altri e tutti all’universo da sempre ad ogni nuova aurora che la “BONA DEA” colora di rosa. A custodire questa verità che continuamente sfuma nell’intangibile, le due sfingi ai lati della statua, con le ali spiegate nell’enigma, nell’esoterismo che accompagna l’umana esistenza. E’ questa la parte della vita avvolta dal mistero, componente soggettiva nell’interpretazione insieme dell’essere umano. Componente che bilancia la verità acquisita incontrovertibile, senza tuttavia sottrarre forza positiva al messaggio che, nella magia dell’arte, la “statua” trasmette. Le sfingi suggeriscono anche un alone di mistero non disgiunto dalla nascita, dal fascino oscuro della procreazione.
Forse proprio quelle ali spiegate, insieme al mistero che avvolge la dea hanno contribuito a far volare la MATER MATUTA dal centro della camera mortuaria sepolta nel terreno, al centro dell’universo umano della verità.
Nunzio Dell’Annunziata