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Intervista a Leonelli “Dico stop ai padrini”

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Rassegna Stampa dal Corriere dell’Umbria di Alessandro Antonini

Il segretario regionale Pd, Giacomo Leonelli raccoglie il monito della deputata Anna Ascani e rilancia. Il bipolarismo correntizio alla umbra rischia di far male al Pd. E va contrastato. Così come i giovani che incarnano e incarneranno la nuova classe dirigente devono rinunciare a comodi “ombrelli” (diconsi padrini) politici per prendersi in toto le loro responsabilità. Basta utilizzare scudi istituzionali, sottosegretari o anche ministri, ognuno si metta in discussione per quello che è. E che vale, anche elettoralmente.

Segretario, il referendum è alle porte, anche in Umbria pezzi della vecchia classe dirigente (e non solo) si schiera per il no: il Pd umbro diventato in poco tempo turborenziano (con i leopoldiani della prima ora come lei e gli orfiniani “stampella” del premier) sta perdendo pezzi?

“Ho l’impressione più che altro che rischi di perdere i pezzi la minoranza: l’impressione è che in alcuni dirigenti nazionali e regionali sia talmente forte la voglia di dare una “botta” a Renzi che sembrerebbero pronti a sacrificare l’unità del partito, che ha votato le sue decisioni più volte negli organismi, e la loro coerenza, visto che quella riforma è stata votata da tutti i parlamentari del Pd. Quello che non capiscono invece che la base è molto più matura di loro: ora vuole unità e sostenere la linea del segretario che è stato votato al congresso. E aspetta giustamente il congresso per metterlo in discussione”.

Lei è stato tra i primi a intervenire per sanare la crisi istituzionale umbra, faticando non poco: crede anche lei come Anna Ascani che vada superato quello che viene definito un bipolarismo correntizio esasperato?

“Il problema non sono le correnti in sé soprattutto se tenute insieme dalla condivisione di linea politica e di ideali piuttosto che da altre logiche: il problema è che troppo spesso la sensazione è che si privilegi l’appartenenza a una corrente anziché al partito. Non è possibile per esempio che se chiama il segretario di circolo, provinciale o regionale per una riunione o per un gazebo al mercato la partecipazione sia considerata “eventuale” mentre se chiama il capocorrente tutti ü pronti a scattare. Cosi un partito non funziona. E certe dinamiche prodotte dal correntismo, in Umbria come altrove, vanno contrastate, anche perché peraltro imbrigliano il partito in una discussione tutta interna che o impedisce il ragionamento sui contenuti o comunque impedisce che questa emerga”.

Era stato proprio lei a lanciare il monito ad affrancarsi dai “padrinaggi” rivolto ai nativi Pd: crede che sia stato raccolto? C’è già in Umbria una giovane classe dirigente in grado di essere punto di riferimento per il territorio e per i vertici nazionali del partito oppure dovete formarla ancora?

“Piuttosto direi questo: in Umbria una classe dirigente nuova è stata promossa in questi anni. Anche i nostri più acerrimi detrattori non possono che riconoscerlo; sindaci, segretari, responsabili dei dipartimenti oggi hanno un’età media bassa o comunque si sono affacciati alla politica da poco. Il problema è casomai che ora deve affermarsi come la classe dirigente che si assume la responsabilità di guidare i processi dei prossimi anni. E non è automatico: soprattutto perché, in particolare nei momenti di tensione interna la tentazione un po’ troppo diffusa fino ad oggi è stata quella di o rimanere in disparte o di preoccuparsi innanzitutto di rimanere “protetto” sotto qualche “ombrello” che dava maggiori garanzie. Da li nacque il mio appello ad abbandonare quegli ombrelli, con il rischio magari di prendersi un po’ d’acqua, magari un po’ fastidiosa ma fondamentale per crescere e acquisire autorevolezza sia rispetto al territorio che ai vertici nazionali”.

E un tema solo vostro?

“In Umbria direi che il tema del ricambio delle classi dirigenti non può esaurirsi nel Pd o nella politica: anzi, paradossalmente noi comunque ci siamo rinnovati abbastanza. Ma certo, con tutto il rispetto, quando vedo che per esempio nelle categorie economiche faticano a imporsi con ruoli di responsabilità giovani brillanti e competenti, capaci magari di raccogliere l’eredità di chi le ha guidate negli ultimi decenni, qualche domanda me la faccio”.

Condivide i timori di Ascani sul rischio elettorale senza un cambio di passo in questo senso?

“Mi fa piacere la presa di posizione anche netta come quella di Anna su questo tema, condivido molti suoi passaggi. Rispetto al tema elettorale se potessimo utilizzare la bacchetta magica nelle elezioni dove la contendibilità è una regola (come dimostrano sia Assisi che Perugia) lo faremmo. Detto questo un partito litigioso non è credibile. Allo stesso tempo una soluzione non può essere un accordo al ribasso su chi “da meno fastidio” o un semplice patto tra correnti. Anche perché a volte si è visto che chi piaceva a tutti i capicorrente non piaceva poi così tanto agli elettori. Serve costruire una classe dirigente rinnovata che sappia assumersi, pur nelle rispettive differenze, la responsabilità del futuro dell’Umbria in modo condiviso e solidale”.