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Interventi. Bertozzi: il morto afferri il vivo

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Caro Direttore,

in relazione all’interessante articolo a firma di Renzo Massarelli, da te commentato, per una coincidenza di situazioni(ultimamente tragiche) tra cui l’interessante dibattito promosso nei prossimi giorni dalla Libera Università, cui sono iscritto, mi sollecita , anche per la Tua giusta analisi relativamente a Città della Pieve come uno dei luoghi più attento alla ricerca delle origini storiche, grazie all’impegno di molte associazioni, a scrivere qualche riga relativamente alla situazione più generale, in cui vive , angosciata la collettività in generale, alla ricerca di identità , vecchie e nuove, in un contesto generale drammatico e confuso.

A tal fine, non essendo un intellettuale, né uno storico per formazione, mi limiterò a mettere insieme due brevi sunti relativi al pensiero di Carlo Pede, di formazione marxista e Norberto Bobbio, di formazione liberal-socialista.

Il senso ,vorrebbe essere, come a volte ne abbiamo discusso, che la ricerca del passato ,la rievocazione e ricerca storica, deve anche ricollocarsi nel presente, non essere agiografica, ne’ consolante, ma di insegnamento e sollecitazione alle generazioni piu’ giovani a non fermarsi in superficie, ad avere dubbi e non certezze, rispetto a chi impone proprie visioni come uniche e salvifiche.

Karl Marx scriveva in generale in tedesco, ma conosceva bene anche l’inglese e il francese, ed ogni tanto trovava qualche felice espressione in queste due lingue. Ad un certo punto esce nell’espressione francese “le mort saisit le vif” che potremmo tradurre, ampliandola, come «il morto afferra il vivo e lo fa prigioniero». Ed il vivo, afferrato dal morto, diventa prigioniero di come il morto interpreta la realtà, delle sue categorie culturali, politiche, sociali, economiche, eccetera. Si tratta ovviamente non di un morto normale, ricordato, venerato e seppellito, ma di un vero e proprio zombie del vodoo haitiano, un morto che di notte lascia il cimitero e percorre le strade.

Bene, l’attuale situazione della filosofia politica europea dominante negli ambienti intellettuali, incorporata nella megamacchina della imbecillità socialmente organizzata, è esattamente quella descritta da Marx: le mort saisit le vif.

Il fatto è del tutto intuitivo, e non avrebbe bisogno neppure di dimostrazione (i politologi parlano di post-democrazia, dal momento che è del tutto evidente che la decisione politica pubblica è stata ridotta ad una totale impotenza dal sovrastare della riproduzione economica totalmente autonomizzata. (Carlo Pede)

Nel 1994 esce l’opera Destra e sinistra, nella quale Bobbio focalizza le differenze fra le due ideologie e i due indirizzi politico-sociali; la destra, secondo l’autore, è caratterizzata dalle tendenze alla disuguaglianza, al conservatorismo ed è ispirata da interessi, mentre la sinistra persegue l’uguaglianza, la trasformazione, ed è sospinta da ideali. In quest’opera, Bobbio si esprime anche in favore dei diritti animali.

Nell’opera “L’età dei diritti” (1990), Bobbio individua i diritti fondamentali che consentono lo sviluppo di una democrazia reale e di una pace giusta e duratura. Una partecipazione collettiva e non coercitiva alle decisioni comunitarie, una contrattazione delle parti, l’allargamento del modello democratico a tutto il mondo, la fratellanza fra gli uomini, il rispetto degli avversari, l’alternanza senza l’ausilio della violenza, una serie di condizioni liberali, vengono indicati da Bobbio come capisaldi di una democrazia, che seppur cattiva, è preferibile ad una dittatura.(Norberto Bobbio,da Wikipedia)

Marco Bertozzi