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Il Presidente dell’Unione dei Comuni ” Occorre dimostrare di essere un interlocutore forte”

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Il sindaco di Città della Pieve Fausto Scricciolo, è il primo presidente della Unione dei Comuni che i comuni di Città della Pieve, Castiglione del Lago, Magione, Passignano, Paciano, Panicale, Piegaro, hanno costituito per qualificare il loro lavoro e rafforzare la tutela degli interessi di quella che hanno definito la “Città del Trasimeno”. Con lui cerchiamo di fare il punto sulle prospettive all’inizio di questa nuova esperienza istituzionale e politica.(N.d.R)

(Corriere Pievese) Le esperienze di collaborazione ed integrazione fra i comuni del cosiddetto comprensorio del Trasimeno sono state diverse. Le più importanti sono state il Consorzio dei Comuni negli anni settanta del secolo scorso, l’Associazione dei Comuni negli anni ottanta, poi l’utilizzo della Comunità Montana a cavallo di secolo, con un intermezzo fatto anche di un a proposta di legge per l’istituzione del circondario all’interno della vecchia provincia. Esperienze  che non hanno avuto particolare successo, inizialmente per le resistenze centralistiche della Regione, poi prevalentemente per la mancanza di intenti unitari da parte dei comuni. Oggi questa esperienza che ti vede coinvolto in prima persona come si caratterizza e quali sono gli obbiettivi su cui nasce?

(Fausto Scricciolo) Si parte sulla base di un disposto normativo (D.Lgs. 267/2000) che consente ai comuni di esercitare congiuntamente una pluralità di funzioni di competenza. Non so cosa sia avvenuto in passato e quali paragoni si possono fare.  So che adesso ci si mette insieme per gestire alcuni servizi e funzioni in modo unitario. E’ un modo per razionalizzare la spesa, rendere più efficiente la struttura amministrativa, sviluppare ed accrescere competenze professionali. Difficilmente un piccolo comune oggi può avere in pianta organica competenze tecniche qualificate sui vari ambiti professionali; difficilmente un piccolo comune può avere risorse sufficienti per una gestione informatica o per dotazioni di mezzi ed attrezzature; l’unione risponde a questi bisogni, perché mette a disposizione di tutti i comuni associati la migliore capacità e competenza presente. Non serve avere otto uffici per gestire presenze e paghe, ne basta uno che lo faccia per tutti. L’esempio può essere esteso ad ogni ambito, sia in quelli amministrativi che in quelli operativi. Si pensi alla possibilità di regolamenti unici come all’opportunità di acquistare un trattore tosaerba o macchine operatrici per le manutenzioni stradali.

Partiamo con due funzioni associate, turismo e sociale, da qui si prenderanno in esame tutte le altre possibili associazioni di servizi e pian piano, secondo necessità ed opportunità, si metterà insieme il resto (centrale appaltante – sistemi informatici – urbanistica – vigilanza – lavori pubblici – giudice di pace – ecc.). Accanto all’ordinario c’è anche l’ambizione di poter gestire direttamente alcune delle funzioni attualmente in capo alla provincia, come la gestione demaniale, la regimazione idraulica, l’irrigazione, ecc.

Tra gli obiettivi, oltre quelli sopra richiamati, quelli essenziali di accrescere un ruolo regionale ed un’ autonomia territoriale.

 Quali sono i primi impegni ed i  primi programmi? 

 Va costruita la struttura operativa. L’obbligo di invarianza di spesa impone di ricercare disponibilità e professionalità nei vari comuni. Dipendenti che si adoperino per costruire il “nuovo comune” capace di ricomprendere tutti gli altri.  Occorre dare operatività a tutta una serie di attività indispensabili per la funzionalità reale (protocollo, archivi, albo, tesoreria, ecc. )

 C’ è chi sostiene che l ‘ Unione è stata fatta prevalentemente per gestire i i finanziamenti dell’ITI, il progetto dei finanziamenti comunitari e regionali destinati a questa zona,  come ci lavorerà o ci sta già lavorando l’Unione?

 L’ITI è parte sostanziale nella fase di avvio. E’ stato uno degli elementi che hanno favorito la costituzione, non è stato né determinante né la principale tra le motivazioni. Le ragioni dell’Unione sono legate alla ricerca di soluzioni a tutta una serie di problematiche che in questi anni hanno messo in seria difficoltà i comuni (drastica riduzione delle risorse a disposizione – blocco del turn-over). Occorreva reagire e darsi nuove prospettive per non soccombere sotto le difficoltà. L’Unione rappresenta questa opportunità, quella di invertire la tendenza ad un declino lento ed inesorabile. L’opportunità di crescere come peso specifico in un ambito regionale che da sempre ci ha visti periferici e marginali.

L’ITI ci apre ad una nuova grande ambizione, quella di essere capaci di utilizzare al meglio insieme risorse importanti nell’interesse comune. Non è scontato che la regione lasci gestire in forma autonoma all’Unione queste risorse. Dobbiamo dimostrare di essere capaci di farlo ed anche questa è un’ulteriore scommessa.

 Sanità, scuole, turismo, trasporti e vie di comunicazione, sono stati di recente motivi di discussione ed anche di divisone all’interno dei comuni della zona, se ne occuperà l’Unione?

 Non ci può essere Unione senza una condivisione delle politiche nelle materie più importanti. Il ragionamento merita però una premessa imprescindibile. Questa nuova esperienze mi ha fatto notare che è proprio il Comune di Città della Pieve, in questo momento, ad essere più indietro di altri rispetto alla capacità di ragionare insieme e condividere scelte strategiche. Lo è perché si parte dalla convinzione che nel tempo le politiche di area lo abbiano sempre penalizzato. Questo ha prodotto un atteggiamento di chiusura ed isolamento. Atteggiamento che ha ridotto ancora di più la nostra forza ed il nostro peso politico. Città della Pieve è il terzo comune dell’area del Trasimeno per popolazione (circa la meta di quella di Castiglione del Lago e di Magione). Potremmo addirittura diventare la quarta realtà numerica se arriverà a compimento il processo di fusione avviato in ValNestore. A sud c’è un’area che vede in Orvieto il suo naturale centro decisionale ed operativo, ad ovest c’è un confine regionale ed un’unione dei comuni della ValdiChiana, da tempo costituita, che al momento  non consente dialoghi che possano avere ampie  finalità associative.

Tutto ciò porta alla indispensabile necessità di aprirsi a politiche di area se non si vuole soccombere e rimanere emarginati. Ragionamento che vale per Città della Pieve, che deve mettere in campo le migliori energie in questo processo, come vale per qualsiasi degli altri comuni coinvolti nel progetto dell’Unione.  Non ci può essere Unione se non saremo capaci di costruire, in modo equilibrato, condiviso  e rispettoso dei territori, politiche che sappiano rispondere ai bisogni primari che sono quelli da te citati.

 Il Presidente della Toscana, in un incontro con gli altri presidenti interessati, ha fissato per il 2020, la possibile data per la costituzione della “Macroregione”. Pensate di lavorare anche verso i comuni della Toscana per affrontare problematiche comuni?

Lo stiamo già facendo ma ovviamente ora serve organizzarci per essere interlocutore qualificato e considerato. Abbiamo avviato con la Valdichiana progetti per il turismo con campagne promozionali congiunte. Abbiamo ricercato unità d’intenti sulla mobilità e recentemente sottoscritto accordi per quella scolastica , proprio in questo territorio e peraltro promossi dal nostro comune. Un’azione che ha coinvolto prima i comuni limitrofi e poi le due regioni. Sugli Etruschi si è messo  in moto un progetto che, oltre alla Toscana, coinvolge pure l’alto Lazio. Ripeto però, tutto importante ma prima occorre dimostrare di essere un interlocutore forte.  

 Questa zona in passato ha pagato uno scarso peso politico e e contrattuale nei confronti della Regione, è cambiato qualcosa? Come intendete muovervi?

 Ci dicono che siamo diventati il quarto comune dell’Umbria, purtroppo non bastano simili riconoscimenti, occorrono fatti concreti. L’ITi è una prova che la Regione ci sta riservando attenzioni particolari. I prossimi atti saranno decisivi per dimostrare che questo reale riconoscimento ha anche un elevato valore. Ci attendiamo che le strade di questo territorio siano rese percorribili e si facciano i necessari investimenti su viabilità, sanità, messa in sicurezza del territorio. Per raggiungere l’obiettivo di contare di più occorre compattezza. Un unico interlocutore sulle tematiche dell’area, che abbia una voce unica che parli per tutti. Se saremo capaci di fare questo si vedranno i risultati, altrimenti avremmo fallito i nostri intenti e prevarranno nuovamente campanili e divisioni. La Conferenza dei Sindaci è diventata la Giunta dell’Unione. Lì, ogni quindici giorni, si sviluppa il dialogo e le politiche comuni. Ora si è avviato anche il Consiglio dell’Unione, l’auspicio è che possa diventare un reale punto di incontro e confronto tra i territori e le rappresentanze politiche. Tanto più saremmo capaci di riconoscere e dare valore a quella sede tanto più aumenterà il nostro peso specifico.

Come si organizzerà praticamente l’unione, a livello di risorse umane,  per lavorare, anche in relazione alla esigenza di non aumentare la spesa pubblica?

Utilizzando personale già in servizio nei comuni, come abbiamo qualche giorno fa iniziato a fare. Stiamo costruendo uno staff che collabori nella fase iniziale con il presidente e la giunta. Il gruppo è costituito solo ed esclusivamente da dipendenti che già svolgono mansioni analoghe nei rispettivi comuni. Lo fanno con grande disponibilità, senza percepire oneri aggiuntivi, dimostrando di cadere in questo progetto. Le norme in vigore, otto Consigli Comunali, il Consiglio dell’Unione, gli organi revisori, la trasparenza amministrativa e tutti i cittadini, informandosi e partecipando, potranno essere garanti o censori di quello che si va a costruire per il bene e nell’interesse di tutti.

corrierepievese@gmail.com