Nella consueta rubrica del martedì, oltre alla riproposizione dei dati dei campionati di Promozione Girone A e di Prima categoria Girone B, riportiamo dal Corriere dell’Umbria, anche la domenica dei campionati Juniores, Allievi, e Giovanissimi. Per la “storia del calcio” invece, questa volta tocca alla squadra della Fornace Frazzi che negli anni cinquanta contese alla Pievese la leadership del calcio cittadino. Come al solito il brano è tratto dal libro “Fanno scuola agli argentini”
PROMOZIONE GIRONE A
PRIMA CATEGORIA GIRONE B
JUNIORES
ALLIEVI
GIOVANISSIMI REGIONALI
GIOVANISSIMI SPERIMENTALI
IL CALCIO NELLA STORIA
La squadra del mattone: la Frazzi.
.Ora è giunto il momento di rendere il giusto spazio ai giovani arancioverdi che per alcuni anni dettero a Città della Pieve una seconda squadra di calcio, grandi soddisfazioni ed anche tanti bei ricordi.
Abbiamo già visto come la Pievese fosse soprattutto una squadra di giocatori affermati ed anche un po’ in là negli anni e come trascurasse il settore giovanile. Abbiamo già visto come i giovani si organizzavano per giocare a pallone nelle attività spontanee ed in quelle promosse dalle organizzazioni religiose. La squadra della Frazzi ebbe origine in quegli ambienti. Il primo nucleo si formò fuori dall’azienda, nei tornei del Csi e nella sua Polisportiva.
Si scelse il colore arancione perché ricordava il mattone e gli altri prodotti della fabbrica .Come scudetto sulla sinistra c’era stilizzata una ciminiera. I pantaloncini erano azzurri, i calzettoni arancioni bordati di verde, come le maglie.
Una foto della squadra della Fornace Frazzi
da sinistra in piedi:Ferruccio Cestola (detto Ciri), Enrico Peretti,Luigi Ceccaroni, Sergio Giuliacci (detto Palla), Gino Ceva, Romano Stefanucci, in ginocchio: Oliviero Biagiotti (detto Marchino),Aldemaro Galletti (detto Gnicca), Gennaro Tassini (detto la Dianina), Aldo Meoni (detto Micchelone), Nazareno Gorello.
La Società Sportiva Frazzi fu costituita nel 1952, la riunione avvenne in una casa vuota vicino al Seminario. Fu eletto Presidente il signor Settimio Merli. segretario fu eletto il signor Lanzi, mentre Giuliano Possieri divenne dirigente insieme ai fratelli Franco e Goffredo Della Ciana. Mario Buzzi era il cassiere.
I primi due anni, la squadra, partecipò al Campionato Umbro Juniores. Furono entrambi campionati di vertice fino alle finali regionali.
Il primo allenatore fu Aldo Cestola cui seguì quel Masciolini che aveva conosciuto Cestola a Marsciano e che aveva giocato qualche anno prima anche nella Pievese.Grazie ad un accordo con l’Amministrazione Comunale, la società Frazzi fece costruire vicino al campo di Sant’Agostino, accanto alla falegnameria dei Bacci, gli spogliatoi che ancora non esistevano. Ci si spogliava nelle botteghe sopra il campo e nel casotto della pesa pubblica.
Gli anni successivi la Frazzi giocherà il campionato unico regionale sempre con buoni risultati. Furono disputati anche due derby con la Pievese. Uno si concluse con un pareggio, il secondo fu vinto dalla Frazzi. Di entrambe le partite abbiamo le preziosissime cronache di Porzioli.
La rosa arancio verde in quegli anni comprese questi atleti: Tassini, Giuliacci, Biagiotti,Cerbini, Gorello Nazareno, Ceccaroni, Nocioni, Fratini, Lombroni, Galletti, Venturini, Stefanucci Romano,Chinea, Salandi, Cestola Ferruccio,Meoni Aldo,Ceva,
Fra questi ragazzi va segnalato in modo particolare il giovane portiere Gennaro Tassini ( detto la Dianina), che giocherà con il Perugia, la Lucchese ed il Livorno in serie C, toccando, dopo gli anni di Aldo Cestola, i massimi livelli mai raggiunti da un calciatore di origine pievese.
Il nuovo che la Frazzi portò nel calcio pievese fu tanto e tra l’altro, in coincidenza con il declino dell’altra squadra storica. La Fornace aveva un’organizzazione che ancora non si era vista dalle nostre parti. I giocatori della Frazzi avevano la tuta e la valigetta per la divisa. C’era un premio partita ed un premio per i goal che venivano realizzati. Qualcuno racconta che a volte c’era anche la bistecca da “Checco”,il macellaio del Casalino, alimento che non era, in quegli anni alla portata di tutti.
La Pieve in quegli anni si divideva calcisticamente La parte più anziana e più tradizionale, quelle categorie come i commercianti, i professionisti, gli agricoltori, che avevano sostenuto la Pievese ovviamente tifavano biancoceleste, la parte più giovane, quella dove c’erano i lavoratori e le lavoratrici della Fornace era per gli arancioni.
Anche perché attorno a sé la Frazzi, per la sua organizzazione, aveva un’aria di nuovo e di moderno, che si spossava con quell’impulso verso lo sviluppo che nel dopoguerra covava in ogni nostro paese.
Si racconta che ogni anno l’ingegner Frazzi di Cremona, grande capo e presidente della Società, staccasse un assegno di cinquecentomila lire, che costituivano il bilancio della squadra.
Nel 1957 la Frazzi disputava il girone A del campionato regionale unico e si trovava in testa alla classifica dopo aver perso 2 a 1 in casa dell’Orvietana, avere sconfitto seccamente 4 a 0 la Petrignanese, avere vinto sul Pontefelcino per 2 a 1 in casa ed avere travolto nel suo campo il Mugnano per 5 a 1..Ma quella partita nella frazione di Perugia, dove c’è la tomba del Perugino, fu insieme felice e tragica per gli arancioni e per il calcio pievese. Ne abbiamo testimonianza nelle interviste di Meoni e di Giuliano Possieri Scrive anche su Pieve Nostra Gino Porzioli “ La partita con il Mugnano era per la Frazzi della massima importanza; dall’esito di questo incontro dipendeva se avrebbe occupato o no il posto in testa alla classifica. Gli undici baldi arancioni della Frazzi ci sono riusciti; hanno capito la gravità del momento e si sono impegnati. Ma non hanno avuto la possibilità di rallegrarsene. La loro gioia è stata di colpo smorzata da un lutto tremendo che li ha colpiti in quelle stesse ore. Il loro amato presidente il signor Settimio Merli, andato a Mugnano, per partecipare al loro sforzo, per dare con la sua presenza il conforto morale ala squadra, alla fine del primo tempo si sentiva male e poco dopo, trasportato a casa. decedeva.
La sua scomparsa colpisce in modo inequivocabile, lo sport pievese perché fu lui ad organizzare la promettente squadra della Frazzi, a dargli una fisionomia e quell’impulso necessario per affrontare il campionato. Era per tutti i componenti un amico,un fratello maggiore. Ne fu l’instancabile animatore e lo ha dimostrato fino alla fine. La compagine arancione dedicherà i suoi futuri successi, le sue future affermazioni alla memoria del suo Presidente immaturamente scomparso.”
Ma con la fine di quel campionato ebbe termine anche questo breve ma intenso progetto sportivo aziendale.. Anche perché con la morte di Merli, potè finalmente raggiungere il suo obiettivo un pericoloso nemico dell’ attività sportiva della Frazzi che era l’ingergner Rindi, responsabile degli uffici di Roma e dello stabilimento di Città della Pieve. Il calcio pievese, entrò in crisi, insieme a tutto il paese per la crisi dell’agricoltura e per l’inizio del cosiddetto boom economico che spostò tante famiglie e tanti giovani nelle aree del nord industriale. Ci fu un breve tentativo di ripresa tra il 1959 ed il 1960. ma per la ripresa definitiva si dovrà attendere la metà degli anni sessanta.
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