(Cittadino e Provincia) Tra le figure pievesi “più complete”, è stato un grande “costruttore”.
Così Città della Pieve, a oltre venti anni dalla scomparsa, ricorda don Oscar Carbonari, a cui da sabato scorso è intitolato il Belvedere di San Pietro, forse il più suggestivo tra le passeggiate panoramiche della città.
Dopo le inaugurazioni della Scalinata “Sergio Bassini” e di Via Antonio Marroni, l’Amministrazione Comunale ha dunque scelto di dedicare a Donò (questo il nome affettuoso con cui veniva chiamato dai fedeli don Carbonari) il Belvedere della Chiesa di San Pietro.
Alla cerimonia, svoltasi sul sagrato della chiesa alla presenza anche di una rappresentativa del terziere Castello, hanno preso parte il sindaco Fausto Risini, la Giunta Comunale, il Direttore del Corriere Pievese Gianni Fanfano, il direttore della Polifonica Carlo Pedini e Don Giordano Commodi.
Nominato parroco dei SS. Pietro e Paolo di Città della Pieve nel 1946, don Oscar è stato docente nelle scuole medie e superiori e figura di spicco nella vita sociale pievese.
Come ricordato sabato scorso, numerosi sono i suoi lasciti, tra cui spiccano il Palio dei Terzieri, nato proprio da una sua felice intuizione, e l’attività della Corale che riorganizzò e a cui diede nuovo impulso.
“Un prete che ha fatto la storia di Città della Pieve per diversi decenni – ha sottolineato il sindaco Risini -. Questa iniziativa è un nuovo tassello di quanto intrapreso da questa Amministrazione comunale per rendere onore ai cittadini illustri che con il loro operato hanno fatto sì che Città della Pieve sia diventata come la conosciamo oggi, celebre in Italia e all’estero”.
Il primo cittadino ha quindi definito don Carbonari “un prete avanti, capace di avere un rapporto speciale con i giovani, e dalle molte meritorie iniziative che oggi sono ancora tangibili, come appunto il Palio e la Corale”.
A tracciare un ritratto del sacerdote è stato Gianni Fanfano: “Ci sono state persone importanti a Città della Pieve – ha dichiarato -, ma don Oscar ha una sua caratteristica peculiare: è stata una figura tra le più complete. Prete e cittadino. ‘Costruttore’ in più campi. Non è stato un ‘prete qualunque’: nei suoi cinquanta anni di sacerdozio è stato sempre alla ricerca del modo più utile di essere sacerdote e pastore, alla ricerca dei cristiani inquieti. Ma il suo lascito più importante è quello scaturito dal seme che ha gettato all’epoca: il Palio dei Terzieri”.
Fanfano ha infine ricordato come don Oscar abbia “lottato fino in fondo contro il depauperamento di Città della Pieve. Fu infatti convintamente contrario all’accorpamento della diocesi a Perugia perché intuiva che questo processo avrebbe avuto conseguenze anche in altri ambiti”.
Da ultimo ha preso la parola il maestro Carlo Pedini, per il quale il sacerdote è stato un “prete missionario che ha fatto proseliti oltre la sua esperienza terrena”.