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Città della Pieve. Bocci “ Il Trasimeno è la porta dell’Umbria sulla Toscana”

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La Sala delle Muse, a Città della Pieve, era gremita e con tanta gente in piedi. Evidentemente gli organizzatori si erano sottovalutati o avevano sottovalutato il potere di richiamo di Segatori e soprattutto di Bocci, sottosegretario di Stato, e uomo di spicco del Pd umbro.

Dopo l’entrata in scena di Cucinelli, qualche mese fa, con l’invito rivolto ai consigli comunali per fare della bellezza l’asse portante delle politiche future locali, questa iniziativa organizzata dall’Associazione “Umbria Domani”, aveva creato una attesa assai simile. E aveva di nuovo dimostrato che questa zona, questo ex comprensorio, quest’area geografica e politica, hanno un disperato bisogno di un interlocutore, di un progetto, di un ragionamento sul futuro, su cui incardinare l’operato nemmeno tanto gratificante, penso soprattutto ai sindaci e agli amministratori, della quotidianità piena di problemi e di promesse che però stentano a concretizzarsi. Poi c’era la consapevolezza che i tempi corrono e urgono e che pensare al domani diventa sempre più obbligatorio e impegnativo.

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Diciamolo francamente però, prima dell’intervento finale di Bocci, nonostante giustamente si fosse detto che si trattava di “una prima rendicontazione”, della indicazione di “alcuni spunti” per il rilancio del territorio, di un primo appuntamento che si sarebbe poi allargato ad altri contributi, c’era nell’aria un po’ di delusione.

Fioretto aveva fatto gli onori di casa, come membro del comitato organizzatore, poi il professor Segatori aveva introdotto parlando dei sistemi di vita, dei sistemi economici e territoriali, dei sistemi aziendali, che hanno un loro ciclo, e che alla fase di crescita succede sempre una declino,  e che quindi  si rende necessaria una “riflessività sistemica” per individuare di nuovo quale filone innovativo perseguire e citando l’esempio di Torino prima capitale d’Italia, quale capitale reinventarsi. Poi aveva parlato dei cinque cicli in cui il gruppo di lavoro aveva suddiviso la storia del Trasimeno partendo dalla metà dell’ottocento fino ad oggi

Il primo ciclo era stato individuato dall’ottocento fino agli anni ’20 del novecento,  caratterizzato dalla centralità agricola, dalla domanda e dallo scontro principale sul prosciugamento o meno del lago, dalla vittoria degli agrari di collina, che mantenendo non produttivi gli ettari dei fondali del lago, mantenevano il primato della loro produzioni policolturali di olivi e di viti.

Il secondo ciclo individuato è stato quello che va dal 1920 al 1950 con la prima industrializzazione, con la centrale di Pietrafitta, la Sai di Passignano ed un mix di fonti di ricchezza

Terzo ciclo quello che va dagli anni 50 agli anni ’80, con meno industria, la crisi dell’agricoltura, l’emigrazione, una forte unione politica

Quarto ciclo dagli ’80 al 2000 con il ritorno dell’industria, vedi Trafomec, con l’avvento del turismo come risorsa importante, con la centralità degli interventi nel lago, di nuovo con un mix di fonti economiche.

Quinto ed ultimo ciclo,  quello di oggi, caratterizzato da una fase di debolezza, dalla crisi dell’industria, da comuni senza unità e senza istituzioni di riferimento, da un forte deficit nel campo delle comunicazioni e della viabilità.

Quale direzione prendere?  Si è chiesto a questo punto  Sagatori. “Occorre pensare ad una area vasta oltre i confini provinciali prima e regionali poi. Occorre creare un forte coordinamento fra gli enti locali.  Occorre fare del Lago una risorsa più dinamica.”, ha suggerito, rispondendo alla domanda il professore folignate.

Poi i due relatori del gruppo di lavoro, Andrea Tocci e Giselda Maria Bruni, hanno fatto un elenco di possibili aree di lavoro: cicloturismo, allevamenti e chianina, florovivaismo, edilizia di recupero, ricettività ed accoglienza, collegamenti, marketing territoriale, formazione,

Nei tre interventi dal pubblico, quelli del sindaco Scricciolo, del rappresentante dei pescatori Sembolini, ed il mio, si è parlato delle risorse che sono disponibili, nel primo, del ruolo della pesca, nel secondo, delle lezioni della storia nel terzo.

Poi ha preso la parola Bocci per l’ intervento conclusivo. E prendendo spunto da un intervento precedente ha citato la recente fusione fra Crediumbria e Credito Umbro dicendo che quella era la strada da seguire, per accettare la sfida del futuro e non per sopravvivere. Occorre partire – ha proseguito- da progetti indicati dai territori e dalle città sapendo che le città, quelle importanti già lo fanno, e sono schierate con le loro “aree metropolitane” avendo già in qualche modo prefigurato il nuovo ordinamento delle regioni che sarà attuato nella prossima legislatura dopo il referendum.

Ed il Trasimeno è proprio un’area che si colloca fra due are metropolitane come Roma e Firenze. Dobbiamo sapere che il mercato umbro comunque lo si affronti non è sufficiente a far crescere le imprese e i sistemi di imprese, quindi o ci diamo come obbiettivo di conquistarne altri o non avremo crescita restando al nostro interno.

Senza considerare che il 30% del Pil umbro appartiene a Terni e alle acciaierie e tutto dipende dalle decisioni della casa madre tedesca. Abbiamo poi sbucacchiato in diverse parti le montagne verso le Marche ma pensando di trovarci cosa?

Invece l’importanza del Trasimeno risiede nel fatto che è la porta sulla Toscana e anche sul viterbese con Orvieto Come Foligno può esserlo per le Marche e Terni per Roma. Dobbiamo sapere che la revisione delle regioni è all’ ordine del giorno

E allora i distretti di promozione turistica per esempio come quello del Trasimeno devono collegarsi a punti di forza come possono essere quelli della vicina Toscana Quanto dobbiamo aspettare, quanti anni devono ancora passare per lavorare concretamente in questa direzione?

Come per le infrastrutture Il Trasimeno è la porta con la Toscana perché arriva in fretta a Firenze, così  Terni lo è con  Roma. E allora su questi collegamenti si deve lavorare.

Nella parte conclusiva del suo intervento  Bocci ha riconosciuto che c’è stato in questi ultimi anni un indebolimento, nel Trasimeno, a suo avviso della dimensione comprensoriale e della politica istituzionale. Ha anche sollecitato un allargamento dei confini partendo dall’unità del Trasimeno all’Orvietano, per candidarsi ad essere una “capitale” di un territorio più vasto. Perché comunque, ha detto ricordando ancora la fusione di Crediumbria,  questo è il tempo delle persone coraggiose”

All’uscita i commenti fioccavano fra il pubblico e salutando un sindaco amico mi è venuto spontaneo dirgli “ Ma ora dopo Cucinelli e Bocci, che vanno ringraziati, per l’interesse dimostrato, prima che vi convochi qualcun’ altro, non è il caso vi mettiate insieme voi, riunendo  insieme le teste migliori e più rappresentative, che conoscete meglio di altri, e poi fate voi il progetto di area vasta che vi serve e che ci serve? O le sue linee guida. Che è l’unico modo per uscire dalla subalternità storica di questa zona, dalla tendenza a cercare padroni e padrini, dal rischio di mettere ai margini il gioco di squadra per seguire qualche piccolo interesse individuale. Interessi individuali che poi da noi hanno portato al massimo allo scranno di consigliere regionale, in altre parti, con gli stessi numeri hanno invece fruttato assessorati e presidenze”. L’amico sindaco mi ha sorriso ma non mi ha risposto.

Gianni Fanfano

corrierepievese@gmail.com