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Bocci “ Il Trasimeno è indebolito nelle rappresentanze politiche superiori”

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Al termine della giornata dedicata all’Unione dei Comuni del Trasimeno, alla mattina in riunione plenaria con la Presidente e mezza giunta regionale ( Chianella e Bartolini), nel pomeriggio dedicato ai tavoli tematici con un altro pezzo di giunta (Cecchini e Barberini), c’è stato anche un interessante incontro con l’on Gianpiero Bocci, Sottosegretario agli Interni e uomo di punta della politica umbra, molto attento da sempre ai problemi dell’area del Trasimeno.

Qualche tempo fa si era espresso a favore di  un possibile asse di congiungimento dell’Umbria e di Perugia in particolare,  con la ferrovia e l’autostrada che passano a Città della Pieve e a Chiusi, ricevendo il plauso dei sindaci di Città della Pieve e di Chiusi.  E sempre in questa zona aveva promosso un interessante confronto sul tema della macroregione, quando i progetti di riforma dello stato sembravano a portata di mano e la nostra area avrebbe potuto giovarsi di un ruolo di raccordo fra Umbria e Toscana.

Ad intervistarlo è stato Gabriele Olivo, giornalista castiglionese, collaboratore di alcune istituzioni locali e collaboratore anche del neonato giornale on line dell’area l’Ora del Trasimeno.

A Bocci Olivo ha chiesto subito, come prima domanda cosa ne pensasse del tema del giorno, cioè dell’Unione dei Comuni del Trasimeno.

“ Vedo nel progetto dell’Unione non solo un cantiere istituzionale interessante, ha risposto Bocci, ma soprattutto una scelta culturale, di cultura politica. Oggi siamo di fronte ad una alternativa secca: attardarsi sul presente o prendere il futuro. Bene con l’Unione questo territorio, la sua gente e la sua politica scelgono il futuro.

Ma la vedo quasi una scelta obbligata. In questi anni di crisi tutta l’Umbria non ha camminato, ma ci sono due zone in particolare che la crisi ha colpito, la montagna, da Gubbio a Gualdofino alla Valnerina ed da quest’altra parte il Lago. Quindi Unione anche come scelta di consapevolezza della situazione e delle prospettive aperte.

Del resto , parliamoci chiaro c’è una alternativa all’Unione? I nostri piccoli comuni qui, ma anche altrove hanno un’alternativa?

Mentre tutto cambia e a cambiare sono le realtà più grandi e attrezzate per prime. Oggi che la politica anche a livello nazionale viene riorganizzandosi e riarticolandosi sulle grandi aree metropolitane, come si risponde? Anche le Regioni come rispondono, soprattutto quelle più piccole?

Del resto io che ero favorevole ai cambiamenti proposti dal referendum vedevo nel Senato rinnovato e cambiato per quanto riguarda le funzioni proprio una Casa dei Sindaci. Perché l’Italia non è l’Italia delle Regioni, ma l’Italia dei Comuni.”

Alla domanda di Olivo sui rischi e sui pericoli che questa esperienza può avere Bocci ha risposto concludendo il breve ma interessante incontro

“ Non solo per l’Unione ma per tutte le istituzioni e per la politica in generale,  vedo il rischio di una mancanza di scelte. La vedo proprio come malattia del sistema Italia. Chi governa invece sempre, ma in questo momento, in particolare, deve prendere decisioni e assumersi le responsabilità.

Ecco allora che anche a livello nazionale stiamo lavorando per una semplificazione della legislazione a riguardo. Perché anche le Unioni dei Comuni abbiano procedure e forme organizzative semplici, più delle attuali e che possano adottare un modello organizzativo e gestionale leggero. Dove maggiore autonomia e maggiore flessibilità si sposino virtuosamente. E che tutto questo poi possa concorrere a trovare le giuste dimensioni per la nuova programmazione.”

Ed è stato avviandosi a concludere che Bocci, tra gli elementi evidenti di crisi ha citato l’indebolimento della rappresentanza istituzionale di quest’area. Indebolimento è stato un termine anche gentile, di fronte alla completa mancanza attuale di rappresentanti ad ogni livello.

C’era una qualificata platea di sindaci e dirigenti politici ad ascoltarlo. Chissà che cosa avranno pensato? E soprattutto chissà che cosa si saranno ripromessi di fare?

(g.f)