Metà legislatura per i nostri comuni. Tempo di bilanci anche se parziali. Momento politico ed economico piuttosto difficile e delicato. La nuova esperienza dell’Unione dei Comuni del Trasimeno. Le opportunità che può riservare la linea di finanziamento regionale e comunitaria chiamata Iti, dedicata alla nostra zona. C’è qualche buon motivo per sentire cosa ne pensa Sergio Batino, sindaco di Castiglione del Lago, al secondo mandato, a differenza degli altri sindaci dell’area e con una memoria storica, di primo piano.
Sindaco sei a metà del secondo mandato, sette anni e mezzo alla guida dell’amministrazione castiglionese. Sei soddisfatto dal lavoro che avete fatto?
Solo in parte. Le difficoltà finanziarie in cui versano tutti i Comuni italiani hanno frenato il rinnovamento che avevamo progettato per Castiglione del Lago. Rispetto al 2011 il nostro comune ha visto ridursi i trasferimenti di 3 milioni all’anno, circa un terzo del bilancio complessivo. Questa “mazzata” ci ha imposto pesanti limitazioni al lavoro e agli investimenti che pensavamo di fare.
In questi due anni e mezzo che vi restano quali sono, secondo te, le priorità su cui si deve lavorare.
Si concluderanno finalmente una serie di “questioni aperte” che durano da tempo. L’acquario vedrà la luce entro il 2017; partenza dei lavori della variante alla SR 71 nel 2018; ampliamento e riqualificazione dell’ospedale entro pochi mesi, poi realizzazione del nuovo Distretto Sanitario con annesso nuovo Centro Sociale entro il 2018. Nelle frazioni, anche con i fondi ITI, miglioreremo la viabilità, le piazze, realizzeremo marciapiedi e panchine, ottimizzeremo gli impianti di illuminazione, con nuovi spazi verdi e nuova segnaletica.
Tra Comune e Comunità Montana da diverso tempo guardi la realtà di Castiglione e del Trasimeno con un occhio privilegiato. Come è cambiata e di che cosa avrebbe bisogno questa zona per decollare?
Il Trasimeno è stato sempre ai margini di questa Regione, ha portato voti e consensi a tanti personaggi: siamo anche stati, per un certo tempo, il “laboratorio” politico dell’Umbria con una progettualità che è stata modello anche per altri. Ma nessuna persona di questo territorio è riuscita a svolgere un ruolo significativo, né sul piano politico, né su quello istituzionale e neppure su quello tecnico. Siamo assenti dall’Umbria che conta e dobbiamo lavorare per diventare protagonisti del nostro futuro e contribuire a rinnovare profondamente l’Umbria.
E’ partita da poco l’Unione dei Comuni, come giudichi questa esperienza associativa anche alla luce di quelle precedenti?
Rispetto alla Comunità Montana, che ho avuto il privilegio di presiedere per molti anni, l’Unione ha un territorio più piccolo e più omogeneo e credo che abbia tutte le carte in regola per svolgere al meglio il proprio compito di raccordo fra Comuni e Regione, di assumere le deleghe che le stiamo conferendo proprio in questi giorni e di essere utile ai cittadini. Sta a noi amministratori farne il luogo della progettualità e motore dello sviluppo che tutti auspicano.
Uno dei problemi più seri di questa zona, anche per le implicazioni giudiziarie che ci sono state, è quello della gestione dei rifiuti. Della sua efficienza ed economicità, ma anche dell’ assetto societario. Sai che non sono affatto un innamorato delle gestioni pubbliche, anzi. Altra cosa il ruolo regolatore dello Stato. Ma in questa fase forse, quella pubblica, era la soluzione preferibile. Che ne pensi?
TSA ha lavorato bene e con criterio, dimostrando anche solidità economica e finanziaria e questo è un fatto. Secondo me la parte pubblica deve pesare di più, soprattutto nelle strategie. Tutta la questione va vista in un’ottica regionale e va affrontato bene con rapidità il nodo degli impianti. Ogni area deve raggiungere la propria autosufficienza con piccoli impianti facilmente gestibili e controllabili “a vista” anche dai privati cittadini.
Essendo il lavoro la priorità delle priorità ed essendo l’impresa la risposta fondamentale, come vedi l’imprenditoria locale? Quali i punti di forza e quali di debolezza?
Manca una diffusa imprenditorialità nel nostro territorio, una vera e consolidata tradizione che invece dobbiamo sviluppare e rafforzare anche con l’ITI che è uno strumento concreto con 4 milioni destinati alle imprese del Trasimeno. Questi fondi e gli investimenti privati sono un importante stimolo alla crescita, un’occasione da non perdere.
A quest’ora, a due anni dalla fine della legislatura, nel PCI, da cui provieni, si incominciava a profilare all’orizzonte il candidato sindaco per le prossime elezioni. Tutto cambia. Ma come si presenta il Pd a questo delicato appuntamento.
Dovranno essere i cittadini attraverso primarie di coalizione, PD e suoi alleati, aperte a tutti, come abbiamo fatto con successo nel 2014, a scegliere il candidato sindaco del centrosinistra. Questo deve valere, secondo me, per tutti gli incarichi istituzionali a qualsiasi livello.
Il Trasimeno, (storicamente si è chiamato anche il Chiugi) è sempre stato considerato il “granaio di Perugia”, dove Perugia cioè si approvvigionava di grano e pesce e anche mattoni e tessuti. Questo riferimento storico mi serve per chiederti qual è il rapporto con la Regione Ente, con la Giunta, con la Marini
L’Umbria, come ho detto prima, deve rinnovarsi profondamente e potrebbe diventare un laboratorio politico a livello nazionale. I rapporti con Catiuscia Marini sono positivi, come dimostra l’ITI, anche se con la politica regionale rimangono molte lacune da colmare in termini di rappresentanza e soprattutto di interventi e di strategie sul territorio.
Come vedi questa prospettiva della “macroregione”, pensi che la sconfitta delle riforme nel referendum possa allontanare questa prospettiva su cui i tre presidenti di Marche, Umbria e Toscana hanno cominciato a lavorare?
Prima di “sposarci” è bene conoscerci meglio e frequentarci con assiduità. Credo che dovremmo iniziare ad integrare alcuni servizi: penso, per esempio, ad un ufficio comune a Bruxelles, oppure ad una centrale degli acquisti interregionale, o anche pianificare una promozione turistica comune fra Umbria, Toscana e Marche, sicuramente più efficace e visibile nel mondo.
Tempo fa abbiamo accennato ai primi movimenti in vista delle elezioni a Perugia e in Umbria. Si parla di tutto e di tutti. Ma notavamo che “la Città del Trasimeno” non c’era. Secondo te è destinata a non esserci? O con una candidatura che non da fastidio? Oppure questa volta la “quarta città dell’Umbria” come viene chiamata in certe circostanze, proverà davvero ad essere di questa grandezza?
Io parlo naturalmente solo per il mio partito. Il PD del Trasimeno ha bisogno di rilanciare il suo ruolo e la sua azione, lavorando per essere presente in tutte le consultazioni politiche e amministrative ed avere sempre una rappresentanza degna della “quarta città dell’Umbria”. Io lavorerò oggi e nel futuro per vedere realizzato questo obiettivo.
A cura di Gianni Fanfano