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Pieve di Tutti: il presente e l’Italia di Collodi

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dal sito web di Pieve di Tutti

l commento del sindaco Scricciolo al bilancio di previsione 2015 avrebbe potuto essere l’occasione per conoscere indirizzi e progettualità del nuovo governo comunale. È ora infatti che chi governa cammini con le proprie gambe, spiegando anche verso quali prospettive si vuole condurre Città della Pieve. Ma le parole del primo cittadino sono invece l’ennesima dimostrazione di una visione incerta e dell’incapacità di realizzare compiutamente e attentamente anche progetti già messi in campo, come l’attesa nuova palestra per i bambini dell’Istituto Comprensivo.

Quello che emerge è la lamentazione continua sulle difficoltà e un giudizio negativo sui progetti in corso. Certo tutte le scelte possono essere perfettibili, ma occorre prima conoscere e valutare con obiettività le situazioni in cui sono maturate e le possibilità reali.

Dal lenzuolo di “piagnistei” del Sindaco si capisce una sola cosa: gli attuali amministratori ritengono un cattivo investimento avere scelto la costruzione di un nuovo edificio scolastico e quindi aver posto come priorità l’educazione e la formazione dei giovani pievesi. Per progetti come questo non si può parlare di “debiti” o di “sacrifici” perché la scuola è un capitale materiale e immateriale e una nuova struttura significa sicurezza e spazi didattici attrezzati.

Insomma, le attuali istituzioni comunali fanno la pessima figura di quel padre che si lamenta perché deve fare sacrifici per dare un’istruzione ai propri figli, fanno la pessima figura di una madre che non si sente realizzata perché deve rinunciare a qualcosa per la lezione di musica del figlio… Ma che razza di genitori sono quelli che non considerano una priorità  l’istruzione e la formazione dei propri figli? E quali sarebbero i progetti ai quali l’amministrazione Scricciolo è costretta a rinunciare per colpa della nuova scuola?

Non è una novità che ogni anno, ad ogni bilancio, i Comuni debbano fare i conti con sempre minori risorse. È stato così ed è così da anni per tutti i Sindaci d’Italia, soprattutto per i piccoli Comuni. Ma nessun amministratore serio e responsabile scarica colpe su chi ha messo in campo ogni potenzialità possibile, politica, tecnica, amministrativa, per portare a termine qualcosa di cui essere orgogliosi, prima che la buona scuola diventasse uno slogan.

Addossare colpe agli altri è una bella comodità: evita di dover interrogarsi sul da farsi, di capire come stanno le cose veramente e soprattutto di assumersi le proprie responsabilità. A lungo andare, però, questo atteggiamento, anche in politica, comporta un rischio peggiore della responsabilità, e cioè quello dell’immobilismo.

C’è da essere orgogliosi che i sacrifici dei cittadini siano investiti in una scuola. Ne sarebbero stati fieri i nostri nonni, in un’Italia dove andare a scuola è stata una conquista, un segno di libertà, di un’Italia più giusta. Oggi, di fronte all’aggravarsi dell’abbandono scolastico e all’emergenza educativa in atto, sparare sulla scuola è veramente una colpa.

A leggere la nota del sindaco Scricciolo, viene in mente l’Italia di Collodi, che racconta un Paese povero, ma pronto a vendersi l’unica giacchetta per comprare ad un bambino il suo abbecedario. Forse lo abbiamo dimenticato.