Alvaro Bittarello, secondo personaggio nel viaggio che abbiamo iniziato per conoscere le persone che rappresentano e ci narrano la storia del Palio. I toni iniziali sono pacati ma poi il fuoco “maremmano” esce con tutto il suo calore. E’ il temperamento di Alvaro, sicuramente noto a chiunque lo conosca. Grande senso di appartenenza; uomo orgoglioso, determinato e convinto, un carattere forte. Carattere che ha trasmesso al Suo Terziere, nei vari ruoli e cariche che ha ricoperto negli anni.
ALVARO BITTARELLO: “La mia storia di Palio inizia come contradaiolo e figurante nel 1978. Nel 1986 ci fu al Terziere una svolta epocale. Fu quando noi giovani entrammo nel consiglio direttivo, Insieme a me ricordo tra gli altri Biba (MarioMarco Marroni) e Socciarello Enrico. Con loro si tentò di rinnovare l’ambiente. Io assunsi il ruolo di Vicepresidente fino al 1988, quando sono diventato Presidente. Ruolo che ho ricoperto fino al 1996 quando ho lasciato per motivi personali. Rammento che nei due anni precedenti il nostro ingresso nel Consiglio direttivo il Presidente era “Canapino” (Giorgio Fornaciari) e dietro di lui tanti di quei personaggi che hanno fatto la nostra storia come Antonio Marroni e l’Ing. Caricchi. Benito Cupella, un’altra delle figure illustri del mio terziere, era purtroppo già deceduto all’epoca del nostro avvento.
Al consiglio nato nel 1986 si debbono molte delle innovazioni e delle scelte che caratterizzano oggi il Casalino. Si abbandonò tra l’altro l’impronta di Terziere “belligerante” che fino ad allora ci aveva caratterizzato. Personalmente ho sempre curato all’interno dell’Associazione gli aspetti burocratico-amministrativi. Ho lavorato sia alla realizzazione dei regolamenti che agli adeguamenti strutturali, agli aspetti gestionali ed a quelli più prettamente associativi dettati dall’evoluzione normativa. Tutto al fine di garantire quel futuro e quella stabilità di cui un’associazione come la nostra necessita. Ritengo di essere stato un presidente “benvoluto” sia dai vecchi che dai giovani e questa è una cosa che mi rende ancora molto contento.
Ho sempre avuto un rapporto positivo sia con i consiglieri che si sono succeduti negli anni, sia con tutti i collaboratori. Tra le cose che ho fatto negli anni mi piace ricordare il rinnovamento del corteo storico, seguito principalmente dal “Biba” (Mario Marco Marroni) e da mio fratello Andrea e, cosa importante, la realizzazione di una sede stabile per la nostra taverna, sede che prima non avevamo. A parte questo ritengo di aver cercato di svolgere la funzione principale che un Presidente debba esercitare che è quella di “collante” tra le persone e tra i gruppi. Il riferimento utilizzato in tal senso è sempre stato quello di dimostrare che tutti siamo utili e nessuno è indispensabile. Credo che questo lavoro in particolare sia una mia prerogativa, considerato che probabilmente è la cosa che riesco a fare meglio.
Insieme ci metto anche l’entusiasmo perché penso che sia una componente che conti molto in queste cose. Parlare di entusiasmo per un presidente che, come me, ha vissuto anni di scarsa gloria non è facile. Erano gli anni infatti in cui il Palio sembrava avere già un vincitore predestinato. Nonostante ciò siamo sempre riusciti a ripartire il giorno dopo il Palio, con rinnovata carica e rinnovate motivazioni. Non so quanti ci sarebbero riusciti, si pensi che abbiamo perso per 14 anni consecutivi. Pensate quindi alla gioia provata nel 1994 quando, alla fine, siamo riusciti a vincere il primo palio dell’ “epoca del toro”. Quella è stata la mia soddisfazione più grande; quel giorno io c’ero ed ero lì come Presidente.
Debbo dire che anche il passaggio al bersaglio mobile è stato un successo della mia attività di Presidente. Successo che ho conseguito insieme agli altri componenti dell’Ente Palio di allora. Insieme trovammo il modo di rendere la gara più incerta, avvincente ed emozionante, mandando in pensione il tiro al paglione che ormai, diciamolo, aveva stufato, tanto era diventato noioso. Rispetto a quanti ancora ritengono che la gara al bersaglio fisso esaltasse di più le caratteristiche di bravura degli arcieri, controbatto facendo notare come il Palio è una manifestazione in cui debbano entrare in gioco, in modo equilibrato, anche le componenti di casualità e fortuna, da associare ovviamente all’abilità individuale e di squadra. Tre componenti anche qui, guarda caso, che ripropongono l’equazione magica della regola del tre, regola che torna sempre: tre terzieri, tre arcieri, tre frecce, tre velocità, tre tori e, con abilità, casualità e fortuna, abbiamo anche tre componenti.
Quella al bersaglio fisso era una gara senza nesso logico con la manifestazione, non aveva nulla di storico, sembrava di essere alle Olimpiadi. E non mi si venga a raccontare che le modifiche alla gara possano aver danneggiato la compagnia arcieri, che tra l’altro, guarda caso, abbiamo fondato proprio noi del Casalino. Il nome “Barbacane” la dice lunga. La Compagnia era nata proprio per far crescere i nostri arcieri. La gara sembrava allora vedere in corsa una 500 contro una Ferrari. Tanti pali li abbiamo persi perché eravamo dei somari, altri li abbiamo persi per sfortuna, di questi ben 4 per un solo punto. La Compagnia Arcieri è cresciuta negli anni e, poi, come succede in tanti ambiti, è calato l’entusiasmo, non c’è stato un ricambio generazionale. Finché ci sono stati i vari campioni: Massoli, Moretti, Rampi; campioni mondiali, europei, italiani, tutto filava liscio. Poi, senza i protagonisti, tutto e scemato. E’ un problema di persone non di modi di gareggiare.
Altra innovazione che mi ha visto promotore negli anni di presidenza è quella relativa al ritorno dell’Infiorata su Via Pietro Vannucci. La scelta fu conseguente il progressivo spopolamento dei vicoli. Di li l’idea di rinnovamento e l’avvio della nuova Infiorata che venne denominata “INFIORINCANTO”. Vennero introdotti i gruppi musicali a valorizzare lo spettacolo e la manifestazione è letteralmente decollata, assumendo i connotati che oggi tutti conosciamo. E’ stata una “svolta” di cui sono veramente orgoglioso. Una scelta rivoluzionaria che, allora poteva sembrare azzardata, ma che oggi, come si vede, paga.
Sotto la mia presidenza abbiamo festeggiato i 25 anni di fondazione. Quella fu una delle giornate che mi ha regalato le soddisfazioni più intense. Voglio esserci anche tra due anni quando festeggeremo i 50. Lasciai con quella presidenza tanti amici. Amici che ho ritrovato al mio ritorno e che mi hanno fatto regalo della stessa stima e dello stesso affetto di prima.
La storia più recente mi vede rientrare nel Consiglio Direttivo nel 2005: un incarico che ancora ricopro. Altri otto anni da dirigente che si sommano agli altri undici del periodo precedente. Quasi 20 anni in ruoli di responsabilità all’interno del Terziere Casalino. Ho 61 anni e, nonostante dopo 40 anni di lavoro, mi vedo messo in mobilità fino al raggiungimento della pensione, mi ritengo ancora una persona molto utile; in special modo per il terziere. In tutti questi anni il mio terziere, ed io in particolare, siamo stati dei fautori dell’Ente Palio dei Terzieri credendo nella sua importanza e sostenendone le iniziative. Un organismo che dovrebbe secondo me essere garante, super partes e lavorare per cercare di elevare il tono della manifestazione, considerato che i Terzieri più di così non possono dare.
Dall’ultimo rinnovo delle cariche sociali nel mio Terziere ho ricevuto la delega per rappresentarlo in seno all’Ente Palio. Questo è un ruolo in cui occorre anche sentirsi ed essere esponente e promotore del paese nel suo insieme. La scelta di rappresentare il Casalino, solitamente in capo al Presidente, è caduta su di me perché in questo momento “particolare” si è ritenuto utile sfruttare la mia esperienza. In quella sede è giusto lavorare per il bene della manifestazione. Qualche volta ci si riesce, qualche volta no. Gli insuccessi sono secondo me legati in certe occasioni ad una rappresentazione non ottimale delle parti. In particolare la parte di garante, che non può stare in capo ai terzieri e deve essere essere sostenuta dal Comune, dovrebbe e potrebbe essere sicuramente sostenuta meglio.
Il Comune ha secondo me anche il compito di smussare gli angoli, mediare e riparare i guasti degli “interessi di parte”. Purtroppo questa è una necessità imprescindibile perché i terzieri di una guida non possono fare a meno e non ne può fare a meno il paese se vogliamo continuare a fare il Palio. Il ruolo del Comune e delle Istituzioni deve servire ad aprire quelle porte e quelle strade che sinora sono state chiuse. Perché ciò avvenga occorre dare un’immagine forte del paese e della manifestazione. La delusione che provo è nel vedere che i problemi che avevamo in tal senso negli anni 80 e 90 li vedo riproposti adesso. Non si è riusciti a trovare le risposte giuste. Risposte che le istituzioni dovevano per primi trovare perché, come detto, i terzieri più di quello che danno non possono dare.
L’Ente Palio dovrebbe poter disporre di una struttura stabile e al tempo stesso snella, dotata di proprio personale, che si occupi tutto l’anno di pubblicità come di problematiche gestionali ed amministrative. Lasciando che il Terziere si preoccupi solamente di far bene la propria parte e non di tutto il resto. Il Terziere deve fare il suo bel corteo, le sue belle manifestazioni collaterali e lasciare che siano altri a pensare a stampa, permessi e manifesti.
Quest’anno con l’Ente Palio non siamo riusciti a modificare lo statuto ed il regolamento dove si prevedevano cose che il mio terziere condivideva in pieno, come la figura di “Maestro del Palio”, gli “Organi di giustizia e disciplina” la figura di “Consulente per il rigore storico”. Eravamo favorevoli a tutte queste innovazioni. Non ci siamo invece trovati d’accordo quando si voleva mettere mano a quella parte di regolamento che avrebbe permesso modifiche nella gara e nel codice di disciplina, superando la regola dell’unanimità ed introducendo quella delle decisioni a maggioranza. Regola assurda in un ambito come il nostro che si fonda sul volontariato. Figuriamoci come sia possibile pensare di obbligare un volontario a fare cose contro la sua volontà. Una contraddizione in termini. (ndr: Come si fa a dargli torto?)
Oltre ciò le difficoltà maggiori che oggi riscontro sono legate alla necessità di costruire un rapporto proficuo tra le nuove generazioni ed il terziere. Non si può pensare al terziere ed al Palio solamente come ad uno “sballo” continuo che dura la decina di giorni della festa, tra una ubriacatura e l’altra, pensando solo ed esclusivamente al divertimento. Sappiamo tutti che il terziere vive dodici mesi all’anno e c’è bisogno dell’impegno e dello sforzo di tutti. Di chi è la colpa? La nostra che non siamo riusciti a trasmettere questi nostri valori, oppure sono le nuove generazioni che se ne fregano punto e basta? La domanda che spesso mi pongo è: Ma domani a Città della Pieve che cosa succederà? Ce la farà il Palio a durare? Il Palio è un bene comune, mio, tuo, dei giovani e di tutti. Per dare un futuro vorrei che questo dubbio e questa consapevolezza fossero condivisi.
In questi ultimi anni comincio ad avvertire forte un senso di logoramento della manifestazione, logoramento che mi preoccupa. Considerato quello che è successo nel 2011 e che si è ripetuto, in modo più grave secondo me, nel 2012, avverto forte la difficoltà di superare questo momento. Non mi interessa giudicare i torti o le ragioni, mi interessa dare ancora un futuro alla manifestazione. La proposta che mi sento di avanzare. per tentare di ricucire gli strappi, sanare le frustrazioni, superare le rivendicazioni, è quella di istituire un Assessorato al Palio. Individuare una figura specifica in seno all’Amministrazione Comunale che lavori tutto l’anno per la manifestazione, si occupi di trovare soluzioni, risposte e anche risorse e sostegno, per migliorare e promuovere la manifestazione che deve avere un futuro.”
Alla fine ci ritroviamo una testimonianza volta all’attualità. Una lunga militanza ma, come si evince dal racconto, il passato per Alvaro può aspettare ad essere raccontato. C’è ancora tempo, siamo ancora in ballo e c’è tanto da fare. Le idee non mancano e nemmeno l’ energia, tutta da convogliare e sfruttare, nell’interesse che non è solo del Terziere Casalino ma di tutto il paese.