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La serata di Franco, della sua vita, della sua forza, della sua città

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Ha scelto di presentare il suo libro “Una rosa …rinascerà” nella sala di lettura più grande della Biblioteca Comunale di Città della Pieve, perché è stata quella dove ha passato tanto tempo a leggere e a parlare, con tanta gente e soprattutto con i ragazzi studenti del posto, ma era chiaro da quanto si poteva immaginare e si è visto poi, che quella sala non avrebbe potuto contenere tutte le persone che poi hanno voluto essere presenti a questo appuntamento con lui, per salutarlo e per ringraziarlo.

Parliamo di Franco Pilato, che ieri sera ha presentato, con la collaborazione di tante persone ed associazioni e con il Patrocinio del Comune il suo libro “testimonianza”.

A fare la conduttrice della serata è stata Lucia Paoletti, presidente della Libera Università, che si è detta sorpresa nello scoprire, leggendo il libro, un personaggio poliedrico che ha fatto in quelle pagine un po’ il bilancio della sua vita e che ha descritto con grande efficacia un mondo particolare, quello di un paraplegico, vittima di un incidente stradale quando era ancora giovanissimo.

Lucia ha dato poi la parola all’assessore Carmine Pugliese, che ha sottolineato come fosse evidente dalle tante presenze che l’iniziativa aveva unito tutta la comunità pievese

Ha poi preso la parola Guerrino Bordi, il presidente di ALICe che si può dire è stata l’associazione che tramite una sua operatrice e con la sua organizzazione di volontariato ha promosso la pubblicazione del libro. Per Bordi si tratta di una realizzazione delle finalità dell’organizzazione che presiede, ma anche il frutto dell’amicizia e dell’ammirazione personale verso Franco e per le sue battaglie per il superamento delle barriere architettoniche.

Poi ha parlato  Chiara Cottini, una psicologa che come volontaria collabora con l’associazione e dallo stimolo della quale è nata con Franco l’idea di fare della sua esperienza un libro. Per Chiara il libro e la vita di Franco Pilato sono un classico esempio di “resilienza” , cioè di come si possa trovare “…fiducia e speranza all’interno di una ferita subita, utilizzandola per ripartire e per generare ancora”. Tutto questo ha detto ancora Chiara è stato aiutato dalla presenza di famiglie che avevano ed hanno valori forti di dedizione e da una comunità di appartenenza, che accetta e valorizza tutti i suoi membri. In particolare attraverso una rete di associazioni che garantiscono un ampio arco di assistenza”

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Il dottor Domenico Bartolini, uno dei medici condotti storici della Pieve, è stato più volte citato e ricordato durante la serata e nel libro e quando ha preso la parola ha usato la sua solita verve, il suo solito affetto nei ricordi verso un “paziente particolare”. “Lo conosco e lo curo da quando aveva 12 anni, un ragazzino timido, ma graffiante, ed ho vissuto tutte le sue vicende, dall’incidente prima all’ictus poi. Ed allora, in quegli anni, non c’erano tanti strumenti o tecnologie, si faceva tutto con gli occhi”

E’ intervenuta anche Ivonne Fuschiotto, sia come esponente di ALICe che del Presidio di Volontariato “Insieme si può” che ha ricostruito il percorso di realizzazione del libro citando tutte le collaborazioni che ci sono state dalla giovane Elena Gianina Ciosu che ne ha curato la stesura manuale, a Luisa Binaretti per l’impaginazione a Nazareno Margaritelli per le foto, alla Tipografia Pievese per la stampa, a Maria Luisa Meo per la rilettura finale, ad un privato che vuole restare anonimo, a Rubeca Motori e al Conad di Città della Pieve per il contributo economico

Ivonne ha ricordato anche che il libro sarà presentato ad un premio nazionale di Alice Italia che si svolgerà all’interno di una Convention dell’associazione che si terrà proprio a Città della Pieve il 17 18 ottobre prossimi. Inoltre il ricavato del libro che viene venduto ad un prezzo a partire da 5 euro verrà devoluto per arredare un’ aula di primo soccorso presso la scuola di primo grado appena rinnovata. E’ intenzione poi dell’autore promuovere una borsa di studio per studenti che si segnalino nel campo della solidarietà

Ha preso poi la parola, evidentemente emozionato, il protagonista della serata, Franco Pilato, che ha spiegato il motivo della scelta della sala, che abbiamo ricordato all’inizio. Ricordando i giovani incontrati fra quei tavoli e ricordando il valore dei giovani di oggi che vanno aiutati e sostenuti, perché lo meritano.

“Ho scritto un libro per cercare di liberarmi, ha detto, e poi per cercare di aiutare chi si trova in difficoltà, e lo ho fatto con piacere, ma anche con dolore, perché ripercorrere la mia vita non è facile, anche se sono fiero dei risultati che sono riuscito a raggiungere. Per dirne uno, oggi l’agenzia di assicurazione, che ho, in mezzo a tante difficoltà, fondato, e che ho lasciato in buonissime mani, assicura il lavoro a quattro persone”

Devo molto agli amici, tutti quelli che ho avuto al mio ritorno dall’istituto, Mi hanno trattato come un loro idolo. Mi hanno fato sentire uguale a loro”

Poi Franco ha raccontato alcuni passaggi della sua vita che ritroverete dentro il libro, in particolare quelli vissuti nell’istituto vicino Latina, dopo l’incidente automobilistico e quelli dopo l’ictus ed il ricovero a Passignano. Passaggi e libro che sono stati oggetto anche di alcune letture fatte nella parte finale della serata dall’attore Luigi Diberti, con maestria professionale, ma anche con grande partecipazione umana. Ha voluto concludere riprendendo il tema di cui vorrà occuparsi ancora in futuro, cioè la lotta contro le barriere architettoniche. Barriere architettoniche ma non solo.

“Tutta la Pieve mi ha voluto bene – ha detto – e la ringrazio tutta. Io amo la Pieve e spero che diventi una cittadina….” e qui si è fermato, guardando verso il sindaco, mentre arrivava un applauso caldo e scrosciante.

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Nel finale è intervenuta anche Maria Luisa Meo, che era la bambina che sarebbe nata durante la grande nevicata del 1956, e che, anche come cugina, ha seguito il lavoro di Franco da vicino “…La lezione che ho ricevuto da lui è stata quella che non bisogna arrendersi mai”

C’è stato il saluto di Mario Marroni, nella duplice veste di amico e di dirigente del plesso scolastico destinato ad ospitare le attrezzature che verranno acquistate con i proventi del libro, che quindi lo ha doppiamente ringraziato.

L’intervento conclusivo è stato quello del sindaco Fausto Scricciolo che ha annunciato, riprendendo le sollecitazioni venute da più parti, che sarà creato un gruppo di lavoro, con personale specializzato del comune, con i rappresentanti di ALICe e coordinato dallo stesso Franco Pilato, per redigere un piano di interventi possibili da realizzare nel 2017 e nel 2018

Una bella serata quindi , una sorta di gruppo di autocoscienza cittadina. Che potrebbe essere chiusa con le ultime parole del libro, anche queste lette con forte emozione da Diberti.

“Ripercorrendo la mia vita, mi sono reso conto, che è sempre stata accompagnata da una sottile malinconia, presente anche nei momenti più spensierati. Un sogno rimane costante e intatto nel mio essere, un sogno da realizzare prima della fine della vita. Quello di vivere in una casa in riva al mare, da dove poter ammirare il tramonto infuocato, la luna con il suo riflesso argentato sul mare ed un bel sorgere del sole. Come l’alba, che è l’inizio di una nuova vita, spero di rinascere sotto una forma diversa, magari quella di una bella rosa, perché la vita è un rinascere e un rifiorire continuo e ciclico”

Gianni Fanfano

ARCHIVIO DEL CORRIERE PIEVESE
1 OTTOBRE 2016