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Rifiuti. Tra tre anni le discariche saranno esaurite. Regione e Comuni di fronte al nuovo piano ed ai nuovi appalti. di Gianni Fanfano

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A fare il punto sulla situazione della gestione dei rifiuti in Umbria è stato Antonino Ruggiano sindaco di Todi e presidente dell’Auri, il soggetto che controlla e coordina l’insieme dei servizi idrici ea ambientali nella regione, che ha anche informato sull’avvio della procedura per la definizione del nuovo Piano di ambito regionale.

“Finalmente, dopo alcuni anni difficili dovuti alle note vicende giudiziarie che hanno coinvolto i gestori del servizio, si è riusciti a riportare in equilibrio il sistema evitando il ricorso agli impianti fuori regione e congiuntamente ad ottenere risparmi sulle tariffe di trattamento e smaltimento dei rifiuti” ha detto Ruggiano “la ripresa dei conferimenti presso la discarica di Borgogiglione a Magione, il pieno sfruttamento dell’impianto di Le crete a Orvieto, l’entrata in esercizio a pieno regime del polo integrato di Belladanza a Città di Castello e dell’impianto di biodigestione e compostaggio di Casone a Foligno, hanno permesso di raggiungere l’autosufficienza regionale nei riguardi del trattamento dei rifiuti urbani differenziati e indifferenziati.”

“Ma  i rifiuti urbani che vanno attualmente a finire in discarica sono ancora troppi” ha aggiunto” “circa 133.000 tonnellate l’anno, e la capacità residua delle nostre discariche non è illimitata ed a questo ritmo si rischia di esaurirla nell’arco di 3-5 anni”.

“L’obiettivo, se le discariche stanno in esaurimento, è di alzare il livello della raccolta differenziata.” Ha continuato Ruggiano. Ma uno zoccolo duro di non riutilizzabile (la di là del mercato delle materie prime seconde) resta. Quanto? Il 15% di cono i più nel mondo dei tecnici del settore.

Comunque poi bisognerà mettere mano alla frazione da smaltire a discariche chiuse. E qui  si apre la partita più impegnativa. Tanto che l’Auri è pronto a mettere mano al nuovo piano d’ambito giocando tutte e due le possibilità: o il Css, (Il combustibile solido secondario  è un tipo di combustibile derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani), ma i tecnici dicono che è più costoso o il termovalorizzatore.”

Ruggiano ha ricordato, in questo passaggio,  l’individuazione di un camino per ogni regione da parte del governo Renzi. «Servono scelte politiche e ognuna ha costi ambientali ed economici. Ai cittadini va detto con chiarezza lo scenario che abbiamo davanti».

Poi c’è il nodo degli appalti per la gestione. Sul piatto ci saranno 2,3 miliardi di euro, con scadenze diverse. Il Perugino scadrà nel 2024 (e solo quella partita in capo a Gest, Gesenu, Ecocave e Tsa valeva già un miliardo di euro), Foligno e Spoleto nel 2028 e il Ternano nel 2030. Castello è in attesa della post sentenza Tar.

Poi ci sarà da validare i nuovi parametri indicati dall’ Arera (Autorità di regolazione per energia reti e ambiente) con le relative ripercussioni sulle tariffe.

Molta carne la fuoco dunque per Regione e Comuni in un settore da sempre critico e strategico. Dove ci sarebbe da affrontare anche il primo dei problemi. La gestione avviene tramite società miste pubblico privato. Il pubblico ha la maggioranza ovunque. Ma a gestire, operativamente, sono prevalentemente i privati. Come si può tutelare meglio l’interesse pubblico? Qual’è il confronto costo – qualità con servizi di altre regioni? Le società private socie scelte rispondono a parametri di “imprese socialmente responsabili”? Con quali criteri vengono scelti e con quali obbiettivi lavorano i rappresentanti dell’interesse pubblico? Come viene tutelato l’interesse pubblico in un mercato, che per questa commistione, è di fatto un “mercato protetto”? Anche su queste domande nel 2020 in Umbria si aspettano risposte nuove.

Gianni Fanfano