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Rassegna: i giudizi sulla sanità umbra ed il crollo dell’olio.

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Sanità, ecco i voti degli umbri sui servizi

di Bruno Colletta dal Giornale dell’Umbria

 La percentuale di pazienti che assegna “9” e 10″ agli accertamenti e alle visite specialistiche supera quella del Nord. Alta la quota di chi si rivolge ai privati. Per gli accertamenti specialisti 8,3, per le visite specialistiche 8,4. E voti buoni per tutta un’altra servizi di servizi della sanità della regione. Esce bene l’Umbria, con valutazioni degli utenti superiori sia alla media nazionale (e fino a qui è facile, visto che dal Lazio in giù i voti, pur non essendo pessimi, non brillano come in molte realtà del Centro-Nord) sia a quella del Centro (e qui già è un po’ più diffìcile), dall’ultima indagine dell’Istat “La cura e il ricorso ai servizi sanitari”, diffusa nei giorni scorsi.

Una marea di dati e di tabelle che passano al setaccio sia i dati quantitativi sia quelli qualitativi, nel senso di misurare la soddisfazione degli utenti. Ad esempio, per quanto riguarda gli accertamenti specialistici i pazienti che hanno fruito del servizio nell’ultimo anno dell’indagine assegnano un voto medio di 8,4, superiore ali’8,1 del Centro e in linea con quello assegnato dai pazienti delle regioni del Nord (8,4, sia per il Nord-Est che per il NordOvest). Ma, se si va a vedere dentro i dati, il giudizio degli umbri che considerano eccellente il servizio è superiore a quello che danno i pazienti delle strutture sanitarie del Nord.

In dettaglio, in Umbria solo il 5,1% dei pazienti assegna al servizio degli accertamenti specialisti un voto sotto la sufficienza, mentre il 4,3% indica un “6”, il 12,6% il 7, il 29,3% 1’8, il 20,5% il 9 e il 28,3% assegna il punteggio massimo, il 10. Sommando le percentuali che ottengono il 9 e il 10, dall’indagine dell’Istat emerge che il 48,8% dei pazienti umbri che hanno usufruito nell’ultimo anno dei servizi sanitari di accertamento specialistico assegnano un giudizio eccellente.

Nel Nord-Est il giudizio di eccellenza (quindi un voto di 10 o di 9) viene invece dato dal 46,9% dei pazienti e nel NordEst dal 48,4%.

Scendendo lungo lo stivale, nel Centro da un giudizio di eccellenza il 41,8% dei pazienti, percentuale che nel Sud scende al 33,6%. Nelle Isole siamo al 38,4%.

Se passiamo alle visite specialistiche, il voto medio dell’Umbria si allinea perfettamente a quello del Nord (8,3), ma anche in questo caso la percentuale di pazienti che esprimono un giudizio di eccellenza sul servizio è superiore sia a quella del Nord-Est, sia a quella del Nord-Ovest. In dettaglio, in Umbria il 5,9% da un voto di insufficienza, il 5,8% assegna il 6, 1º 1% il 7, il 29,3% 1’8, il 21,3% il 9 e il 26,7% il 10. Sommando le percentuali di coloro che assegnano 9 e 10 siamo al 48%, contro il 46,2% del Nord-Est, il 47% del Nord-Ovest, il 41,8%v del Centro, il 35,1% del Sud e il 38,5% delle Isole.

Non si notano, peraltro, grandi differenze tra le valutazioni espresse dalle persone con più di 65 anni e quelle della popolazione tra 18 e 65 anni, con i valori percentuali che sono sostanzialmente allineati. Insomma, la sanità regionale viene promossa ancora una volta, sulla linea di quanto già emerso nelle indagini dell’Istituto nazionale di statistica degli anni precedenti.

Sul fronte dei valori assoluti, nell’anno hanno effettuato una visita specialistica 465mila umbri, di cui 319mila presso una struttura pubblica o una convenzionata e 146mila presso strutture private. Questo, in termini percentuali, significa che nella regione il 67,8% ha fruito del servizio presso una struttura pubblica o privata convenzionata, mentre il 32,2% presso una struttura privata.

Una percentuale, quella degli umbri che effettuano visite specialistiche presso le strutture private, che è più elevata sia della media nazionale (29,7%) che di quella del Centro (31,1 %). Non solo, ma è la percentuale più elevata tra tutte le regioni del Centro-Nord, seguita da quella delle Marche (32%). 8,4 II voto medio per quanto riguarda le visite specialistiche.

 

Olio, è crisi di produzione = Crolla in Umbria la produzione di olio di oliva

dal Corriere dell’Umbria

Segno meno, maledettamente meno. Nel 2014 è stata registrato il crollo della produzione italiana, e di conseguenza quella umbra, dell’olio di oliva. Secondo l’Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare) lo scorso anno il Cuore verde d’Italia ha fatto registrare rispetto al 2013 3.408 tonnellate con un secco meno 45% in linea con la tendenza di altre regioni quali la Liguria, la Toscana, l’Abruzzo, le Marche la Basilicata.

Un dato pesante se si pensa che la variazione negativa a livello medio nazionale è meno 35%. Insomma dieci punti in più che non possono destare preoccupazione. Significativo il fatto che anche il distretto dell’olio umbro (vero fiore dell’occhiello) negli ultimi anni è molto cresciuto sul mercato americano, registrando tuttavia un ridimensionamento nel 2014 dopo il picco storico dell’anno precedente (44 milioni di euro nel 2014 contro i 53 milioni nel 2013). Nel contempo il Canada si conferma secondo sbocco commerciale del distretto (17,5 milioni di euro esportati) seguito dalla Polonia che in pochi anni ha scalato la classifica delle principali mete commerciali del distretto. Negli ultimi anni, poi, l’attenzione del distretto è aumentata anche per Russia, Taiwan, Brasile dove i livelli esportati sono ancora bassi ma in forte crescita. In Brasile e Russia, ad esempio, le esportazioni di olio umbro sono salite in pochi anni a 6/8 milioni di euro, da meno di un milione di euro del 2002.

Certo, per fortuna, dalla nostre parti non si parla di allarme Xylella, che sta provocando soprattutto in Puglia una ecatombe degli ulivi. Un dato dice tutto della situazione: interessati a questo batterio 25-30mila ettari di terreno. In Umbria, a differenza di altre regioni, “il batterio non ha colpito oliveti – ha tenuto più volte ad affermare l’assessore regionale all’Agricoltura Fernanda Cecchini e non si segnalano nemmeno attacchi a piante ornamentali o a frutteti”. I tecnici del Servizio Fitosanitario regionale hanno eseguito trenta sopralluoghi in oliveti con presenza di disseccamenti. I campioni prelevati ed analizzati da un laboratorio specializzato di Bari hanno dato tutti esito negativo. Ovviamente l’assessorato regionale tiene alta la guardia per prevenire e, se del caso, individuare ed eliminare potenziali casi di infezioni, qualora dovessero verificarsi. “Gli ulivi sono parte del nostro patrimonio e dell’identità dell’Umbria. La Regione – ha spiegato in varie occasioni la Cecchini – ha attivato una task force, in cooperazione con le organizzazioni dei produttori olivi coli e con il Corpo Forestale dello Stato. Un nucleo di tecnici operanti sul territorio è stato appositamente formato allo scopo di riconoscere e segnalare al Servizio Sanitario Regionale casi sospetti cosi da procedere tempestivamente al campionamento ed alle analisi e, se del caso, alla distruzione delle piante infette”. In Umbria è partita ormai da diverso tempo anche una serrata campagna di informazione rivolta agli olivicoltori. E proprio ieri, intervenendo a Trevi a una manifestazione la presidente Marini ha ricordato come “il nuovo Piano di sviluppo rurale toma a mettere al centro convintamente il mondo dell’olivicoltura, riconoscendo il valore del mantenimento delle piante ad opera di aziende importanti, che hanno contribuito, a preservare un paesaggio che ci è pervenuto immutato nei secoli”.

 

 

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