Il Consiglio Regionale ha approvato un ordine del giorno sulle poltiche da seguire nella gestione dei rifiuti, con un voto che ha visto insieme la maggioranza di centro sinistra con il gruppo di centrodestra, contrari M5S e “Umbria uguale”. Ma oltre al no comune di rifiuto degli inceneritori, poi, sul che fare le idee divergono e soprattutto non sono espresse chiaramente. Sul dibattito in consiglio regionale riportiamo l’articolo di Fabrizio Marcucci sul Giornale dell’Umbria, come al solito sempre chiarissimo e sintetico.
Mozione bipartisan che di fatto tiene aperte tutte le prospettive: dalla strategia “zero waste” all’utilizzo dell’immondizia come combustibile. E l’hanno anche messo nero su bianco, ieri, con una mozione che invita la Giunta a scongiurare l’ipotesi del governo nazionale, che da lo stop alle discariche e impone alle regioni che non raggiungono il 60 per cento di differenziata di prevedere la realizzazione di inceneritori.
Per evitare il conferimento in discarica però, appunto, le strade sono due. E vanno in direzioni opposte: aumentare la raccolta differenziata per puntare alla strategia cosidetta “rifiuti zero”, o incenerire la parte di immondizia che non si riesce a riciclare.
Ed è per questo che dietro l’affermazione di principio («No a un nuovo inceneritore»), si celano posizioni agli antipodi. E differenti anche all’interno dello stesso schieramento.
Nel centrodestra ad esempio, si va dal portavoce di coalizione, Claudio Ricci – che oltre a spingere sulla differenziata, chiede la realizzazione di «micro impianti innovativi per smaltire, trasformando anche in energia, i materiali che non si riescono a differenziare» – al forzista Raffaele Nevi, che durante il dibattito in aula ha riconfermato «la necessità di bruciare css nei cementifìci» tout court. Dietro l’acronimo “css” si nasconde la locuzione “combustibile solido secondario”.
In sostanza si tratta di un materiale che scaturisce dal trattamento di quella parte di rifiuti che rimane indifferenziata per renderla utilizzabile come combustibile e ricavarne energia.
Il problema che gli ambientalisti fanno rilevare con forza è l’inquinamento che deriverebbe dalla combustione di tale materiale. La divaricazione insomma è quella davanti alla quale ci si trova spesso: salvaguardia dell’ambiente o business?
A ciò poi si aggiunge che il piano regionale dei rifiuti prevede la produzione di 40mila tonnellate di css da smaltire, vendendole in altre regioni. L’ha ricordato lo stesso assessore regionale con delega ai rifiuti, Fernanda Cecchini, intervenendo in aula e auspicando che dal gestore unico dei rifiuti di prossima creazione possano arrivare risultati.
Ecco perché le strategie, una volta detto «no» all’inceneritore, si divaricano. Perché i rifiuti possono essere anche energia. Quanto a scapito della salubrità dell’ambiente è poi da valutare.
Ed è per questo che M5S e “Umbria più uguale”, la lista che unisce le forze a sinistra del Pd, si sono rifiutati, loro che puntano alla strategia “rifiuti zero”, innalzando al massimo la raccolta differenziata, di firmare la mozione “bipartisan”.
«Mozione troppo timida», ha detto il grillino Andrea Liberati andando al cuore della contraddizione: «Perché non spiega come ridurre il conferimento in discarica». «Non si possono affrontare argomenti come questo in poche righe di un documento dove scompaiono parole legate alla strategia rifiuti zero e dove non si dice nulla sul css», ha rincarato Giuseppe Biancarelli di “Umbria più uguale».
In mezzo il Pd, che con Eros Brega ha invitato a smetterla «con gli allarmismi», e ha detto «no» all’inceneritore legando però la questione rifiuti al «piano energetico». Cosa che porta a pensare che i rifiuti sono visti comunque come possibile combustibile.
Le contraddizioni non mancano, Le posizioni Ricci (destra e civici): prevedere micro impianti Nevi (FI): bruciare css nei cementifìci Brega (Pd): basta allarmismi insomma. Tra dichiarazioni più o meno chiare, più o meno da leggere tra le righe. Anche all’interno dello stesso schieramento. Dal centrosinistra al centrodestra.
Perché dire «no» all’inceneritore è semplice. Declinare il «no», un po’ meno. Anzi. Può portare a scenari completamente differenti: zero rifiuti o energia dai rifiuti. Con tutto ciò che le due scelte comportano.