Meo: saremo un laboratorio civico.

by Gianni Fanfano

Dopo quella al sindaco Fausto Scricciolo, questa è l’ intervista che abbiamo fatto a Maria Luisa Meo, candidata a sindaco nelle recenti elezioni comunali per la lista “Pieve di Tutti” di cui è attualmente capogruppo in consiglio comunale.

 Messe alle spalle le vicende elettorali, nel loro significato politico, dal punto di vista personale che tipo di esperienza stai facendo in consiglio comunale, come semplice consigliere di minoranza? Ci sono le condizioni per dare un contributo?

L’esperienza di sedere negli scanni dell’opposizione è un arricchimento della visione politica perché permette di analizzare le questioni da diversi punti di vista. Come ho già espresso, la mia posizione e quella del consigliere Parretti che mi affianca sarà di garantire alla collettività vigilanza e controllo scevri da preclusioni preconcette e volti a contributi costruttivi. Da parte mia credo di poter offrire anche memoria del pregresso favorendo una consapevolezza equilibrata del già fatto e del da farsi. So che il valore dell’esperienza maturata è oggi spesso svilito dalla tendenza al nuovo, ma credo fermamente che il vero nuovo si costruisce unendo conoscenza acquisita e spunti attivi di rinnovamento.

Mi indichi  l’eredità, a te più cara, che hai lasciato a Carmine Pugliese, l’assessore che ha preso il tuo posto?

Non voglio assolutamente parlare di eredità. Io ho svolto la mia funzione credendo in alcuni principi e perseguendo obiettivi per me di valore. Il nuovo assessore valuterà e procederà a costruire i progetti in cui crede. Se mai di eredità vogliamo parlare, non è certo quella personale che importa e che interessa i cittadini. La vera eredità è quella collettiva, è la storia della nostra comunità, il suo patrimonio artistico e culturale: questi sì sono una sfida e impegnano ogni amministratore, che è chiamato a promuoverle e soprattutto a farne uno strumento di crescita e di consapevolezza per tutti.

 Quali sono stati i problemi su cui,  vi siete impegnati di più in questi primi mesi?

Principalmente il bilancio e la questione dell’Alta Velocità. Sulla questione bilancio noi abbiamo posto degli interrogativi di fondo riguardanti l’imposizione fiscale che hanno portato ad un voto contrario. Sappiamo che la situazione in cui si dibattono le pubbliche amministrazioni è difficile, ma sappiamo altresì che le famiglie hanno bisogno di sostegno. Dopo attacchi alle amministrazioni precedenti e per lo spirito di onestà intellettuale che vogliamo perseguire, era necessario dare un segno, anche minimo, di riduzione della spesa e procedere ad indagare soluzioni alternative. La questione alta velocità è stata mossa da una nostra mozione poi diventata un ordine del giorno condiviso. Per noi significa porre l’idea ben più importante delle possibilità di ripresa economica del nostro territorio. Per noi significa altresì sviluppare progettualità che  considerino questo territorio ( territorio esteso a diversi punti della valle) che ha affacci diretti verso le vie di comunicazione più importanti d’Italia, ma che è spesso emarginato da strategie di vario genere.

Per quanto riguarda la stazione dell’Alta Velocità, al vostro interno sono presenti figure che si rifanno al PSI, che è il partito dell’assessore regionale ai trasporti, Rometti, quale orientamento secondo voi sta maturando in Regione?

La domanda credo sia mal posta o posta maliziosamente. Noi siamo un gruppo di persone libere e con diverse storie ed appartenenze. Dialoghiamo con tutti e non facciamo delle bandiere politiche vessilli di battaglia o di protezione. Abbiamo cercato e avuto informazioni come cittadini vogliosi di capire e di costruire. Sappiamo che ci sarà un tavolo tecnico che valuterà le proposte, sappiamo che ci sono diversi movimenti e strategie, sappiamo che è importante stabilire contatti con i Comuni a noi vicini e procedere insieme. Vogliamo comunque riaffermare che la valle, da Ponticelli a Chiusi, è una zona di collegamento diretto con la linea ferroviaria e che è necessario prenderla in considerazione.

Il messaggio più forte che hanno lanciato il nuovo sindaco ed il vice sindaco, assessore al bilancio, è che la situazione economica del comune è molto difficile, anche per alcune scelte fatte dalle passate giunte. Tu che ne pensi e quali proposte fate sul versante del bilancio, delle entrate e delle spese.

Su questa impostazione è necessario fare chiarezza. Ho ribadito più volte che affermazioni di questo genere non sono veritiere. Prima della decadenza del mandato, l’Amministrazione precedente ha potuto impegnare un dodicesimo al mese secondo le normative stabilite e il controllo dei funzionari. Quindi gli impegni assunti sono stati di quattro dodicesimi cioè un terzo del totale. Rimanevano ben due terzi da gestire. Si fa riferimento anche ad impegni assunti in campo urbanistico, ma ho documentato che tali impegni risalgono al novembre 2013 con somme iscritte nel bilancio 2013. Non so quindi di cosa si parli. Io penso che ogni amministrazione in carica non debba barricarsi sulle responsabilità di altri, ma che debba analizzare la situazione reale e su quella legiferare e progettare.

Nella vostra campagna elettorale è stato molto forte l’impegno per l’ospedale, nonostante le decisioni già prese di rinuncia all’ospedale unico, da parte della Regione. A che punto siamo secondo voi e cosa bisognerebbe fare?

Credo che la situazione sia ferma o meglio in attesa di esiti politico-elettorali. Tramontato il progetto dell’ ospedale unico, riteniamo che la linea da seguire sia quella di puntare ad una ridefinizione del servizio che non accentri tutto in un solo polo impoverendo il resto. Ribadiamo che il Comprensorio del Trasimeno è una realtà territoriale complessa con aree territoriali diverse, poco affini e poco collegate fisicamente e storicamente. I processi di accentramento portano soltanto ad operazioni sulla carta che non rispondono ai bisogni reali o alle dinamiche di spostamento. Per essere più chiari, un ospedale unico a Castiglione del Lago non serve molto alla nostra città che tenderà naturalmente a confluire verso Perugia. Allora è necessario ripensare al tutto. Per noi è basilare avere servizi che funzionino e soprattutto avere risposte vere in caso di emergenza. Per questo non basta un primo soccorso.

Di recente parlando dell’atteggiamento nei confronti di questa area di confine,  da parte dei livelli politici ed istituzionali superiori è stato detto “ Siamo figli di un Dio minore”, sei d’accordo?

Penso proprio di sì. Penso anche che purtroppo la forza dei territori sia data dai numeri e quindi da quanto consenso possono esprimere. Questo è l’aspetto per me inaccettabile. Un ente sovraordinato dovrebbe avere una visione generale e procedere a progettualità estese e al tempo stesso tali da mettere in moto sviluppi capillari. Un ente sovraordinato dovrebbe studiare le vocazioni territoriali e su di esse improntare progettualità vere senza forzature o pressioni. Utopia?

Cosa proponete per i problemi relativi alla carenza di  parcheggi e alla valorizzazione del centro storico, che non mi sembrano in via di  risoluzione?

Anche su questo punto ci troviamo di fronte ad una questione annosa e spesso strumentalizzata. Studi qualificati ci dicono che Città della Pieve ha 730 posti auto non annoverando il parcheggio sotto il Liceo che viene considerato scomodo e poco utilizzabile. A questi si aggiungeranno altri posti nella futura zona camper sotto l’Ospedale. Credo che altri posti possano essere ricavati secondo la progettualità PUC3. Allora chiedo: abbiamo bisogno di nuovi parcheggi o piuttosto di una regolamentazione dell’esistente? I parcheggi dovrebbero essere meglio indicati e il sistema della sosta dovrebbe essere ripensato indicando un tempo massimo. Dovrebbero poi essere studiate, riprese e sviluppate progettualità che garantiscano posti per i residenti e che orientino i visitatori verso l’esterno. Sulla valorizzazione del centro storico penso che vada accentuato proprio l’aggettivo storico. La nostra ricchezza sta in quel patrimonio che la storia ci ha tramandato. Se quello è per noi un bene è chiaro che va in primis preservato e poi offerto ai turisti perché essi possano condividerlo con noi e al tempo stesso contribuire a dare alla città una possibilità economica. Sulle prospettive turistico-culturali della città siamo tutti d’accordo; il problema è però come lavorare in questa direzione. L’offerta turistica si scontra in alcuni casi con la residenzialità e con l’offerta commerciale. La chiusura al traffico del centro, che per i turisti è desiderio e possibilità reale di fruizione, è avversata da altre esigenze che sicuramente hanno le loro motivazioni. Credo però che invece di ingenerare conflitti sarebbe opportuno trovare soluzioni flessibili che possano rispondere ai diversi bisogni. Credo perciò che chiudere almeno la parte alta della città ( le piazze principali) in alcuni periodi di più intenso affollamento turistico e in ore da individuare ( penso al pomeriggio e alla sera) sia una risposta giusta e coerente con i piani di una città che intende aprirsi veramente al turismo. Sono convinta che soluzioni del genere vadano a vantaggio anche di chi nel centro storico vive o lavora.

Mettiamo che le elezioni comunali vengono rifatte per un vizio di forma. Tu partecipi di nuovo e questa volta le vinci. Qual è la prima cosa che fai, con l’esperienza di questi mesi,  il primo giorno dopo l’insediamento?

Mi metto al lavoro, come mi è solito, studio, analizzo, progetto, comunico con tutte le persone. Poi penso a come dare alla nostra città un futuro. Chi come me ha figli che studiano o che cercano di costruirsi una loro vita sa che si sentono senza prospettive. So che la questione non può essere posta in termini locali, ma credo anche che progettare per un domani è doveroso e impellente anche a livello locale. Questa è l’emergenza vera. Per questo ho insistito e continuo ad insistere sulla possibilità di formazione all’ impresa e ai nuovi modelli produttivi. Su questo tema mi piacerebbe ragionare e prospettare soluzioni individuando percorsi possibili nel campo della cultura, della green economy, della nuova imprenditorialità.

Hai letto l’intervista che abbiamo fatto a Fausto Scricciolo?  Hai qualcosa da dire?

No comment. Colgo, invece,  l’occasione per comunicare alla città che il gruppo Pieve di Tutti ha deciso di darsi la forma di un laboratorio civico, cioè uno spazio virtuale e reale in cui si cantierino idee. Abbiamo avuto un periodo di riflessione su quali prospettive dare alla nostra azione e abbiamo concluso che intendiamo impegnarci attivamente nella vita pubblica con serietà e obiettività. Siamo un gruppo di persone libere, con storie diverse, con sensibilità politiche diverse, ma siamo accomunati dal bisogno di capire, discutere, proporre. Il laboratorio mira a organizzare iniziative di pubblico dibattito ed è aperto a tutti coloro che intendano dare un apporto alla vita collettiva. I cardini restano la completa libertà di visione e anche di prospettive future. Non è un gruppo di appartenenza fissa, ma un gruppo dinamico senza strutturazione e verticismi. Un gruppo inter pares. Il nostro blog, ora in fase di riorganizzazione, sarà il mezzo di informazione e di commento. A breve ogni dettaglio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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