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Una napoletana in terra tosco-umbra.

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Alcuni pievesi di adozione e, diciamo così, integrati, hanno già scritto sul nostro giornale. Ma noi continuiamo a fare opera di talent scouting, nell ’interesse del giornale, e  soprattutto di Città della Pieve. Alla ricerca di quella che noi continuiamo a chiamare in alcuni casi la “la meglio gioventù” in altri “la sporca dozzina” stavolta abbiamo convinto a scriverci qualcosa Elda Cannarsa.

Napoletana di origine, europea di adozione, vive attualmente nella campagna Umbra a pochi metri dalla Toscana. Si occupa dello spazio di arte contemporanea “Il Giardino dei Lauri” di San Litardo, collabora con Prima Pagina di Chiusi e lavora nel campo del turismo. L’argomento del suo esordio nelle nostre pagine mi sembra il più appropriato  per noi cittadini dell’Italia di mezzo, mezzi etruschi e mezzi ghibellini,  mezzi Peppone e mezzi Don Camillo, che siamo fermamente convinti, dal Rinascimento in qua, di avere dato origine alla cultura e all’ identità occidentale, quella antica, che è anche la più moderna.

Questo ci dice Elda.

 “ Essere campano e essere meridionale non è la stessa cosa. Un meridionale per definizione è uno del sud ma la sua identità è nettamente definita dalla sua provenienza regionale.

 

E insomma sì, il siciliano, vuoi che sia di Siracusa, Palermo o Catania, poco importa, prima di tutto è siciliano. Così come il pugliese può essere di Bari o di Barletta ed essere pugliese prima che barese o barlettano. Il campano no, non ha una sua identità. La sua provenienza regionale non è sufficiente a identificarlo come campano e un approfondimento,pare,si fa necessario.

 

In pratica, se sei campano, ti tocca. Puoi fare la tua faccia più feroce, deformarti il viso in un ghigno da Joker, bruciarti le pupille lanciando sguardi al fulmicotone. È tutto inutile. Ti tocca. Sempre, comunque e dovunque. Tipo una sceneggiatura di cui tutti gli abitanti della penisola hanno il copione:“Ah,sei di Napoli? Ma…Napoli-Napoli?”.

Tu rispondi naturalmente, sempre, dovunque e comunque. La tua battuta arriva anche prima della loro, e pure il dubbio arriva, perché con tutto il rispetto per i connazionali, ma quando mai a un terrone si chiede: Ma Nuoro-Nuoro?, Cosenza-Cosenza?, Palermo-Palermo?

Dicono, quando se ne parla, che l’ossessione del richiedente per l’esattezza geografica affondi le sue radici nel costume degli abitanti della provincia campana di “spacciarsi” per Napoletani quando emigrano all’interno del territorio peninsulare. Vero è che oggi si chiama “mobilità” o “trasferimento” ma, Troisi docet, i campani non si trasferiscono, emigrano.  Direbbero, questi campani che emigrano, di essere di Napoli per comodità, perché Napoli è più conosciuta di Castellamare di Stabia, Portici, San Giovanni a Teduccio. Qualcuno, se è di Casal di Principe, magari lo fa per scansarsi la pippa della camorra ma quella è un’altra storia.

Lecito quindi dedurre che i Roscianesi, per esempio, se ne vadano in giro per la penisola a dire che sono di Rosciano mica di Pescara che è più conosciuta, perché a loro la domanda “Ma Pescara-Pescara?” non gliela fa nessuno.

Manco a dire che un puteolano che dice di essere di Napoli-Napoli ne guadagna in reputazione. Fosse Parma, pure pure. Parma è bella, buona, ricca, pulita e piena di parmigiano. Il paradiso. Napoli è l’inferno. Vuoi mettere?

Dicono anche, quando se ne parla, che, ovvio, a emigrare è la peggio marmaglia della provincia, i campani brutti, sporchi e cattivi. Sono loro a oscurare quelli buoni, che invece, come è noto, sono quattro gatti, se ne stanno a casa e non emigrano. Qualcuno, dicono, si è infiltrato tra i cervelli in fuga ed è scappato all’estero ma è tutto da verificare.

Di certo non sono gli infiltrati in fuga a fare da modello di riferimento (o da modello e punto). I campani cattivissimi stanno tutti in giro per lo stivale a infamare la categoria. Molti devono essersi installati nella provincia più vicina a Perugia. Lì, secondo fonti autorevoli, con i napoletani “ce l’hanno a morte”.  Tanto più se le fonti autorevoli sono sarde (come sono) e non autoctone, uno di Napoli-Napoli ma anche di Napoli-per-finta, l’interrogativo se lo pone.

Nella terra dei cipressi, quando confermi che sei di Napoli-Napoli è facile che ti guardino con un sorriso leggermente colpevole (almeno tu così lo vedi anche perché hai già alzato un minaccioso sopracciglio) e ti dicano: “ conosco diversi napoletani… però sono bravi eh?”. Contemporaneamente alzano la mano, aperta, in segno di conciliazione. Cocca si scherza, te tu sei inclusa nella cerchia degli eletti, dei pochi bravi che si distinguono (vai a sapere secondo quale criterio di valutazione) dalla massa di fetenti che ha invaso la terra del Perugino e di Lorenzo il Magnifico.

A te suona tanto a “tutti imbecilli, esclusi i presenti” , a presa per i fondelli diciamo, però vabbè, quante ne vuoi. Ti hanno appena inclusa nelle cerchia degli eletti.

 

Insomma fai le tue congetture ma non ne vieni a capo. Se le suddette supposizioni hanno una qualche validità, per la legge degli opposti è legittimo anche supporre che il resto dell’Italia o non emigra oppure esporta la sua parte migliore e si tiene scientemente la peggio marmaglia in casa, o semplicemente che i cattivi, i portatori sani di malafama, al di fuori dei confini campani, non esistono.

 

Regge poco, no? Ma ecco che spunta un artigiano della provincia di Siena, il quale, lamentandosi del deserto sociale e civile in cui è sprofondata la sua cittadina natale, così spiega il fenomeno: “ che vuoi uscire più…la sera per le strade si vedono solo rumeni, albanesi e napoletani”.

 

Ecco com’è. Oh grulla! Avevi la risposta sotto gli occhi e non hai saputo vederla. La Campania non esiste! È frutto della tua immaginazione, oppure chissà, in qualche momento storico che ti sfugge, si è fusa, annullandosi, con la regione Napoletania, divisa in Napoli-Napoli e Napoli-per-finta.

Un po’ come la Padania diciamo, di cui tutti parlano ma nessuno sa dove sia…”