C’era molta curiosità alla Pieve ieri per l’annunciata manifestazione anti euro e soprattutto anti Draghi, che era stata annunciata da uno dei tanti gruppi della sinistra che un tempo si diceva extraparlamentare.
C’era stata anche un po’ di discussione soprattutto sulla rete, ma anche nei negozi e nei bar.
Un tempo il primo posto in cui si sarebbe discusso sarebbe stato nel Partito ( da noi, il partito per antonomasia è stato il PCI,) e nel Comune.
La discussione non è stata tanto nel merito delle questioni che venivano sollevate: politiche europee, ruolo dell’euro, diritti, ma se era giusto o meno coinvolgere la Pieve e se era giusto o meno rivolgersi contro la persona Draghi.
L’esito dell’iniziativa , abbastanza prevedibile, è stato: pochi ragazzi, qualche criniera bianca da reduce, molta polizia, qualche pievese curioso, compreso il sottoscritto.
Nel frattempo centinaia di migliaia di persone a Roma manifestavano per l’ennesima volta convinti di farlo per un’Italia migliore, nel frattempo alcune migliaia di persone a Firenze erano convinti per l’ennesima volta
di pensare e progettare un’Italia migliore.
I segni di una “società liquida” come è stata definita la nostra attuale ,quindi con processi liquidi e reazioni liquide, e sparse e confuse.
I fatti invece sono duri, le vite, tante, appese, precarie. Il futuro preoccupante.
Chi comanda e tira le fila di tutto ovviamente non manifesta. tace ed opera, lontano dalla Pieve, da Roma e da Firenze. Sempre più senza volto.
Ma ieri, nel suo piccolo, la Pieve , è stata, involontariamente, dentro questo strano e amaro crocevia di storia e di storie.