Nell’ultimo numero del giornale cartaceo del Comune di Città della Pieve, compare una intervista che rilancia in modo un po’ sorprendente, ma sicuramente appropriato il tema di Salci, la frazione un tempo più importante di Città della Pieve, che storicamente ha avuto un rilievo sempre di primo piano ( basti pensare a quello del precedente proprietario il Paganini primavere del fascismo nazionale e non solo locale).
Diciamo appropriato perché, essendo la proprietà privata, anche nella sua valenza sociale, uno dei cardini della nostra costituzione, qualunque ragionamento su Salci, da sempre, ma anche in futuro, come giustamente il Perrini ricorda, deve partire dal titolare del diritto di possesso sul bene di cui si parla. I poteri degli enti pubblici, rappresentanti degli interessi collettivi sono poteri di contrattualità, di interdizione, come lo stesso Perrini, lamenta, ma non possono essere di sostituzione. Se non in casi di pericolosità pubblica.
Il proprietario ricostruisce la storia dei suoi tentativi prima di valorizzare e poi di vendere la proprietà sia del castello che dei terreni e parte come pure l’intervista dagli anni settanta, quando si presentò da parte di una società americana una proposta di acquisti al Perrini e di variante al PRG al Comune.
Perrini, ma non solo lui, ricorda come quel progetto fu oggetto di grande clamore e discussione, non solo in ciò che rimaneva di Salci, ma anche a Città della Pieve e oltre. Fu un caso di rilievo regionale, anche per le competenze che le regioni appena nate e strutturate avevano.
Il giornale del Comune promette di continuare ed ampliare la ricostruzione della storia di Salci. già sulla rete ci sono stati alcuni pareri espressi riguardo al tema ed all’intervista.
Noi come Corriere Pievese, torneremo in modo approfondito sulla vicenda degli anni ’70 ricordata dal giornale e dal proprietario nel corso della ripubblicazione del giornale “Pieve Nostra” che stiamo facendo. Lo faremo anche con materiali inediti essendo stati tra i protagonisti a livello politico.
Oggi pubblichiamo quello che può essere considerato il certificato di morte di quella iniziativa e cioè la lettera dalla società Samep che si era attivata con il Comune per avere la variante al PRG e cioè per avere la possibilità di costruire tutta la parte di nuova edificazione che il progetto, se non sbaglio, mai presentato ufficialmente, prevedeva.
Nella lettera in sostanza si dice che i rapporti non verranno più tenuti con il Comune di Città della Pieve, ma con l’ambasciata italiana a Parigi. Non era il modo migliore per rispondere alle legittime richieste di chiarimento che tutta la comunità pievese chiedeva. Ma problemi erano sorti anche tra Samep (società che rappresentava in Europa la WCO, con sedi a Parigi e in Svizzera) e proprietà Perrini, secondo quanto riportarono allora, personaggi quali mister Purpus e mister Kraft, che frequentarono Città della Pieve per qualche tempo.
( g.f.)
l’intervista sul giornale
la lettera della società americana