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Festival del Medioevo a Gubbio a settembre. Sarà “Mediterraneo. Il mare della Storia” il tema della sesta edizione

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(riceviamo e pubblichiamo) Sarà “Mediterraneo. Il mare della Storia” il tema della sesta edizione del Festival del Medioevo, in programma a Gubbio dal 23 al 27 settembre 2020.

Un appassionante viaggio nella memoria profonda del “Mare nostrum” dell’antica Roma, che proprio nel Medioevo iniziò ad essere chiamato “Mare in mezzo alle terre”. Vasto “lago chiuso” tra una sponda d’Europa, una d’Africa e l’altra dell’Asia minore: il “Mare superiore” così temuto dagli Egiziani e dai Sumeri, il “Mare Bianco” degli Arabi, il “Grande mare” citato nelle preghiere della tradizione ebraica.

Un crocevia di popoli, lingue, culture e religioni. Di incontri e di scontri. Incrocio di merci e saperi. Specchio dei fanatismi e della tolleranza. Per più di duemila anni, vero cuore pulsante del mondo.

Molto più di un mare: il Mediterraneo è stato il teatro della millenaria storia comune di Europa, Asia e Africa e delle tre grandi religioni monoteiste.

Un “continente liquido” secondo la celebre definizione dello storico Fernand Braudel: “Mille cose insieme. Non un paesaggio ma innumerevoli paesaggi. Non un mare ma un susseguirsi di mari. Non una civiltà, ma una serie di civiltà accatastate le une sulle altre”.

Porti e santuari. Commerci e battaglie. Sogni e avventure. Migrazioni continue, sia di genti che di idee. Un incessante andirivieni, dall’Età del Bronzo alla modernità. Mediterraneo dai confini mobili, con frontiere ridefinite di continuo dalle diverse aree di influenza delle tre grandi potenze che nei secoli del Medioevo segnarono la sua storia: la Cristianità d’Occidente, l’Impero bizantino e gli Stati musulmani.

Un grande racconto che il Festival del Medioevo affronterà da mercoledì 23 a domenica 27 settembre grazie ad una formula consolidata: lezioni gratuite e aperte a tutti, colte e insieme popolari. Un percorso lungo dieci secoli tra la storia, l’arte, la letteratura, la politica e la filosofia.

Protagonisti dell’evento che si ripete a Gubbio ogni anno nell’ultima settimana di settembre, sono più di cento storici, saggisti, scrittori, scienziati, filosofi, architetti e giornalisti, impegnati in una sfida di corretta divulgazione delle vicende intrecciate in dieci e più secoli.

Dalla caduta dell’impero romano d’Occidente alle esplorazioni verso i nuovi mondi. Invasioni, fusioni e convivenze: dalla disgregazione della civiltà romana alle lunghe, epocali marce dei “barbari”. Fino al sogno svanito di Giustiniano di ricostituire nella sua totalità un impero mediterraneo. E alla stupefacente espansione dell’Islam: genti nomadi delle carovane capaci di fondare una civiltà urbana. E poi la rinascita spirituale dell’Europa. La Chiesa e l’Impero. Nuove eresie e lotte per la supremazia. Normanni e Svevi. Il regno di Sicilia. I pellegrini crucesignati  diretti in Terrasanta. La febbre delle Crociate. I Templari e gli altri ordini religioso-militari e i “regni d’outremer” le cui alterne vicende segnarono e segnano ancora l’immaginario collettivo dell’Occidente. Scoperte straordinarie unite a rivoluzioni marittime e commerciali. Una storia tessuta dalle rotte di navi latine, islamiche e bizantine. Il grano, l’olio e il vino. Le spezie e l’oro.

Un mosaico di stati cristiani e islamici. L’ascesa impetuosa delle repubbliche marinare. La guerra di due secoli tra angioini e aragonesi per il controllo del bacino occidentale. L’apertura verso mondi nuovi e lontani, con l’Oriente dai mille tesori, infinito e misterioso, con cui però tessere rapporti nel segno di una prima, vera e propria globalizzazione economica ante litteram. Poi la “peste nera”, la crisi demografica. Mutamenti epocali, che da ovest ad est soffieranno dalla Spagna della “Reconquista” all’ascesa turca che culminerà, alla fine del maggio 1453 con la caduta di Costantinopoli.

Un Medioevo mediterraneo per molti versi sorprendente, tra gli splendori dell’arte, le università, la poesia, le lingue nuove e le letterature. Una storia uomini e donne sconosciuti mescolati ai grandi protagonisti di vicende secolari. Da Gibilterra alla Siria, passando per l’Italia del sud e l’Egitto: pellegrini e pirati, mercanti e navigatori, missionari e avventurieri. Popoli del mare che hanno segnato in modo indelebile la storia del Mediterraneo, “forse il più dinamico luogo di interazione tra società diverse sulla faccia del pianeta” secondo il grande  storico britannico David Abulafia.

Così la memoria profonda del “Mare della Storia” riappare da secoli, in modo periodico, come le maree, anche nelle cronache quotidiane della società contemporanea.

Il Festival del Medioevo 2020 la evoca attraverso l’immagine scelta per il manifesto che presenta la sesta edizione: un volto senza tempo, fascinoso ed enigmatico. È quello del “Satiro Danzante”, una statua greca del IV secolo avanti Cristo, della scuola di Prassitele, riemersa alla fine degli Anni Novanta del Novecento nelle acque della Sicilia occidentale, tirata su, insieme ai pesci, dalle reti gettate dai pescatori di Mazara del Vallo: i capelli scolpiti nel bronzo mossi dai conosciuti ma mutevoli venti del Mediterraneo. E uno sguardo che sfida i secoli.

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